VelvetMag ha incontrato in esclusiva per i suoi lettori Alessandro Angelozzi, stilista ed imprenditore dell’omonimo marchio di successo Alessandro Angelozzi Couture.

L’azienda è presente da trent’anni nel panorama dellalta moda italiana, grazie ai ricercati abiti da sposa e cerimonia. Il designer ci riceve nel suo atelier di Garrufo in provincia di Teramo, mostrandoci la base creativa di oltre 700 mq. A questa sede si aggiunge quella di Roma, di Milano e di Pescara. Vedendo i suoi canali social si rimane colpiti da come un suo abito riesca a trasformare anche una donna comune in una star. Eccellenza abruzzese che celebra l’alta moda nel mondo.

Alessandro sei dai tanti anni nel panorama dell’alta moda italiana, svelaci il segreto del tuo successo.

Umiltà, determinazione, costanza e semplicità. Sono una persona estremamente riservata, non partecipo a eventi mondani, mi piace stare defilato, vivo tra Sant’Egidio e Milano. Nasco a Teramo ed è stato difficile emergere. Per caso 25 anni fa, quando iniziai a muovere i primi passi nel mondo della moda, mi contattò un buyer degli Emirati Arabi, che era interessato alla mia collezione. Presi quindi una suite in un hotel di lusso a Milano per mostrargli i capi.In quell’occasione feci degli ordini importantissimi per ben 35 boutique italiane. Il buyer estero passò a trovarmi ma non comprò. Acquistò i miei abiti 4 anni dopo. Il marchio aveva nel frattempo avuto una grande visibilità. Inizialmente il brand portava solo il mio nome di battesimo Alessandro Couture. Da circa dieci anni l’ho trasformato in Alessandro Angelozzi Couture per dargli un’impronta internazionale.

Quali sono i mercati di riferimento?

Gli abiti sono venduti quasi tutti in Italia, nei miei punti vendita e nelle boutique plurimarche. In America ho 4 rivenditori distribuiti tra New York, Los Angeles, San Francisco e Beverly Hills. In Giappone e in Russia ho altri due rivenditori.

Quanto lavoro richiede la realizzazione di un abito?

Per avere un capo esclusivo, personalizzato, 100% Made in Italy, tagliato singolarmente, la lavorazione artigianale è notevole. Per realizzare i ricami occorrono circa 300 ore di lavoro. Nei periodi di maggiore produzione mi rivolgo al convento di suore di clausura della zona. La madre badessa spesso mi dice: “Di’ alle clienti che noi preghiamo per i loro matrimoni quando ricamiamo gli abiti!”. Potrei dire, scherzando, che sono anche abiti benedetti quelli che vendo. Parto dal bozzetto, realizzo il cartamodello, poi passo al telino, che viene provato dalla ragazza. Arriviamo alla fase dello “sdifettamento”, in cui viene aggiustato ciò che non va e poi si realizza il capo.

Che tipologia di clientela hai?

Sono donne di ogni fascia d’età. Quando vedo per la prima volta il cliente gli propongo il modello che ritengo gli stia bene, che è quello che poi il più delle volte acquista, anche se ne prova molti altri. Internet ed i social sono dei grandi amplificatori del messaggio che si vuole dare. La gente è informata, sa perfettamente cosa significa la qualità del pizzo francese. Il cliente ha la percezione di ciò che compra.

Come è stato lavorare con Bianca Balti ed Irina Shayk, tue testimonial?

La Balti è l’ultima celebrity con la quale ho collaborato ed è quella che preferisco. Lei ha un allure, una classe, un’eleganza inarrivabili. Tutte le persone professionali sono in realtà semplicissime. Chi ha bisogno di darsi arie per apparire non lo è affatto. Le “stelline” le danno i clienti. Irina ha un’immagine forte e subito riconoscibile. Top model di questo calibro, anche se remunerate con cachet altissimi, prima di accettare il lavoro valutano lo stilista, la collezione, il fotografo ed il progetto. Curo personalmente questi aspetti. Ho lavorato con maestri della fotografia quali: Giovanni Gastel, Paolo Roversi, Aldo Fallai, Fabrizio Ferri.

Elisabetta Canalis è stata testimonial, hai realizzato per lei l’abito di nozze. 

Con Elisabetta si è creata subito una straordinaria empatia. Quando abbiamo scattato lo shooting a Capri affermava che non si sarebbe mai sposata. Dopo soli tre mesi mi chiese di vestirla, aveva cambiato idea. E’ una donna determinata, iperattiva, ha un suo stile. In soli trenta minuti scelse l’abito di nozze. Era un vestito a sirena bianco in pizzo francese con un lungo velo, coperto sul davanti. Mi contattò Alfonso Signorini, che aveva l’esclusiva su “Chi”, e mi chiese di coprirla per non farla fotografare da altri. Le realizzai un lungo mantello con un cappuccio chiaro per farle fare il percorso dalla casa all’abbazia.

Quali altri vip hai vestito per il grande giorno?

Martina Stella con un doppio abito: sposa e vestito per il taglio della torta, Juliana Moreira e suo marito Edoardo Stoppa, lui con un abito stile dandy inglese. Emanuela Folliero con un abito cady imperiale e poi un midy per il ricevimento. Ora a settembre vestirò Eleonora Daniele, anche lei avrà il cambio d’abito.

 

Anche Belen Rodriguez e Rocio Munoz Morales hanno prestato la loro immagine al brand. Due donne molto diverse tra loro.

Belen per due volte è stata testimonial. La prima dieci anni fa era all’inizio della sua storia con Corona, l’ultima tre anni fa. Devo dire che è una macchina da guerra, instancabile, professionale. Rocio è molto sensibile, nel periodo dello shooting, aveva appreso da poco di essere incinta di Luna. Ho avuto anche Nina Senicar, Elena Santarelli, Cristina Chiabotto e Megan Gale.

 

Quale sarà il nuovo mood sposa 2019/2020?

Le tendenze forti sono due: da una parte la sposa haute couture scolpita in abiti essenziali, puliti, sartoriali, dall’altra c’è un forte effetto di morbidezza , leggerezza che si va a creare con il tulle e lo chiffon. Due antitesi che convivono insieme. Organizzo una presentazione l’anno a Milano ad aprile al Westin Palace, a ottobre a New York e poi i trunk show nei week end.

Il gusto della sposa è cambiato molto nel corso degli anni, così come l’età. Che sfida ha portato per voi creativi?

Anni fa ci si sposava a 20 anni, oggi a 40 e anche oltre. Grazie ad internet c’è più possibilità di scegliere. La cliente di oggi è più determinata e consapevole rispetto al passato. Le donne prediligono l’abito romantico, si lasciano consigliare, accettano le proposte. Si ricercano luoghi suggestivi per i matrimoni: il lago, le isole, i posti esotici, da qui nasce l’esigenza di avere un abito particolare.

Cosa è in e cosa è out per la sposa?

Un vestito ricercato che rispecchi la propria personalità è in. Strascichi lunghissimi, colori esagerati, make up e bouquet troppo sgargianti non sono eleganti. Bisogna sempre rispettare la propria fisicità nella scelta dell’abito, essere se stessi.

A proposito di colori, quali saranno le nuove tendenze per i wedding dress?

Abbiamo avuto un grande riscontro già da diversi anni per il cipria, il rosa nude, i pastelli. Per la nuova stagione prevedo invece l’oro, ma sopratutto l’azzurro Maldive, che richiama i colori del mare, e pone l’attenzione sull’ambiente.

Quali elementi caratterizzano le creazioni?

Il pizzo francese, la seta di Como, lo chiffon, il cady, ma anche gli swarovski e i cristalli che donano luce.

Velo si o velo no?

Il velo fa sposa, lo consiglio sempre. Amo quello a cattedrale che lascia il volto scoperto. Se la cerimonia è in comune si può indossare un’acconciatura con velette plumetis o di giorno un cappellino particolare.

Hai sfilato durante la New York Fashion Bridal e alla Montecarlo Fashion Week, di fronte alla principessa Charlene di Monaco, che ricordi hai?

Una grande emozione, i reali sono spesso idealizzati, ma in realtà sono persone squisite. A fine sfilata mi hanno ringraziato e si sono complimentati, ero l‘unica maison da sposa presente all’evento, un grande orgoglio.