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Sorrisi sulla crisi di governo, ma M5S e Pd non trovano accordi. Ecco perché

La crisi di governo sembra avvitarsi su se stessa. Mancano 24 ore, oggi lunedì 26 agosto, alla scadenza fissata dal Capo dello Stato ma il Movimento Cinque Stelle e il Partito democratico non superano lo scoglio di chi dovrà fare il presidente del Consiglio.

Luigi Di Maio (M5S) invoca Giuseppe Conte premier e non ammette nessun altro nome. “Conte è l’unico in campo” insiste. Nicola Zingaretti (Pd) ribadisce il no e risponde che i dem non sono disposti ad andare al governo con i Cinque Stelle per tappare i posti lasciati vuoti dalla Lega. “L’Italia non capirebbe un rimpastone del governo caduto”.

Non solo, il “forno” di M5s con la Lega resta, di fatto, aperto. Tanto che circolano rumours su un possibile incontro tra i vertici dei due partiti. L’ipotesi di ritorno al voto esiste. È forte tuttavia il pressing di dem e pentastellati sui loro leader per l’intesa. Se M5s non cederà a un nome terzo, l’idea di un “Conte II” (magari senza Di Maio) ha molti sponsor tra i Dem.

Dal Quirinale non trapela nulla. Si attende di sapere dalle forze politiche qual è il risultato del loro confronto. Su queste indicazioni Il Presidente della Repubblica disegnerà il calendario delle consultazioni. Che potrà quindi essere più o meno rapido. Mattarella attende ancora di sapere se c’è una maggioranza in Parlamento in grado di formare un nuovo governo.

Il M5s stringerà un nuovo patto con il Pd o farà ritorno alla Lega? Questa la prima risposta da dare. Se non dovesse decollare nessun’altra ipotesi di governo, il presidente della Repubblica traccerà la via verso il voto a novembre. “Noi pensiamo che in un governo di svolta la discontinuità si garantisca anche da un cambio di persone. L’Italia non capirebbe…” ha detto Zingaretti. Immediata la replica del Movimento. “La soluzione è Conte, il taglio dei parlamentari e la convergenza sugli altri 9 punti posti dal vicepremier Luigi Di Maio. Non si può aspettare altro tempo su delle cose semplicemente di buon senso. L’Italia non può aspettare il Pd. Il Paese ha bisogno di correre, non possiamo restare fermi per i dubbi o le strategie di qualcuno”.

Il presidente Mattarella (a destra) con Giuseppe Conte. In alto Conte con Zingaretti

Photo credits: Twitter

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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