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“Le signore in nero”, il delicato capolavoro di Madeleine St John

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Sidney, 1950. Fay è bella, ha trent’anni e colleziona una delusione amorosa dopo l’altra. Patty invece è sposata da tempo con Frank e tutti si chiedono perché non abbiano ancora avuto figli. Leslie, la più giovane, si fa chiamare Lisa e sogna un futuro da letterata all’università. Infine c’è Magda, che è arrivata in Australia dalla Slovenia e, dopo gli orrori visti in Europa durante la guerra, è convinta di aver finalmente trovato il suo posto nel mondo.

Sono loro le protagoniste del romanzo “Le signore in nero” di Madeleine St John (Garzanti). Quattro donne diverse per età, progetti, amori. Eppure accomunate dalla stessa urgenza: rincorrere la propria indipendenza e la propria felicità. Il primo – e forse l’unico – mezzo per farlo è il lavoro: sono infatti le commesse di Goode’s, grande magazzino di Sidney per ricche signore. Qui, tra la prova di un abito da cocktail e l’altra, hanno tempo per confrontarsi, crescere, affrontare i propri demoni. Una battaglia, quest’ultima, difficilissima da vincere, ma che tutte e quattro sono determinate a combattere, in un modo o nell’altro.

In questo romanzo gli uomini sono un sottofondo marginale e rumoroso, che si tratti di mariti, amanti o padri. Nella gran parte dei casi sono inetti o disinteressati, talvolta – a sorpresa – si rivelano affidabili e perspicaci. La vera sfida però è farcela nonostante. Riuscire a conquistarsi il proprio pezzetto di mondo anche senza l’aiuto e il sostegno di un uomo. Una delle grandi lezioni di vita arriva da Miss Jacobs, schiva e silenziosa responsabile delle riparazioni del negozio, che alla giovane Lisa dice: “Sei una ragazza sveglia, l’ho capito subito. […] Una ragazza intelligente è una delle meraviglie del creato, non dimenticarlo mai“.

A quasi 70 anni di distanza – e dall’altra parte del mondo – le donne tratteggiate da Madeleine St John risultano quanto mai attuali e vicine. Ci somigliano: nelle loro fragilità, nelle piccole invidie e anche nelle meschinità. Ma soprattutto nei sogni e nelle aspirazioni. Che si tratti di un figlio, di un abito a pois o di un uomo che finalmente resti. La scrittrice, scomparsa a Londra nel 2006, è stata spesso accostata dalla critica a Jane Austen, proprio grazie a quel talento ineguagliabile nel saper scrivere di donne.

“Se non riesci al primo colpo, continua a provare”, si dice Fay, una delle protagoniste, in un momento di sconforto causato dall’ennesima relazione finita male. Ed è proprio questo che ci insegnano queste quattro donne: che non importa quanto grande o impossibile sia il tuo sogno, l’importante è continuare a provare.

 

Le signore in nero, Madeleine St John, Garzanti

Ludovica Liuni

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