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Roger Waters contro Salvini, Johhny Depp strega il Lido, Maresco convince ma diserta

Il ritorno in Laguna di Johnny Depp (a completare la triade di sex symbol composta anche da Brad Pitt e Jude Law). La presenza al Lido di un mito assoluto della musica mondiale come l’ex Pink Floyd Roger Waters. L’annullamento della conferenza stampa ufficiale di presentazione di un film in gara per il Leone d’Oro causa assenza del regista (l’italiano Franco Maresco). Il nuovo film del premio Oscar Gabriele Salvatores, presentato in anteprima nella sezione Fuori Concorso. E’ stata una giornata decisamente affollata e movimentata la penultima della Mostra del Cinema di Venezia, che mai come in questa 76esima edizione regala, sino alle battute finali, colpi di scena ed emozioni.

Mancava dalla Mostra dal 2015: l’ultima volta era venuto insieme alla moglie dell’epoca (la bellissima Amber Heard) per presentare il film “Black Mass” di Scott Cooper. Ebbene, quattro anni dopo si è rivissuta la scena in cui si sono visti svariati fan attendere lui, Johnny Depp, accampati accanto alle transenne posizionate lungo il red carpet ufficiale sin dalla serata precedente il suo arrivo. L’attesa per il divo di “Edward mani di forbice”, “Ed Wood”, “La fabbrica di cioccolato”, “Alice nel paese delle meraviglie” era davvero alta; altrettanta la curiosità di verificare lo stato di salute dell’attore e di visionare la sua ultima fatica, il film in gara per il Leone d’Oro dal titolo “Waiting for the Barbarians” del regista colombiano Ciro Guerra. Tra l’altro la famiglia Depp in realtà era già presente a Venezia sino a qualche giorno fa, poiché Lily Rose (nata dall’unione di Johnny con la modella francese Vanessa Paradis), si trovava al al Lido per la presentazione del film fuori concorso di ispirazione shakespeariana “The King”, il cui protagonista Timothée Chalamet si dice sia il suo boyfriend.
Tante ore di appostamento non sono state deluse. Johnny sta bene, sembra piuttosto in forma e si è presentato alla conferenza stampa ufficiale in completo color carta da zucchero, con camicia bianca aperta, e scarpe nere con mascherina frontale bianca (è un tocco di eccentricità ce lo aspettavamo dal cinquantaseienne interprete statunitense). Capello corto e orecchini di diamante, Depp è apparso più che mai sorridente, sobrio e pacato nel rispondere alle domande sul film, versione filmica del romanzo del Premio Nobel J.M. Coetzee (autore anche della sceneggiatura). La storia è quella di un magistrato che amministra un avamposto di frontiera al confine: la sua routine viene interrotta dall’arrivo di due colonnelli spietati e brutali (uno è Depp, l’altro Robert Pattinson) il cui compito è riferire sulle attività dei barbari e sulla sicurezza dei confini.

Johnny Depp alla Mostra del Cinema di Venezia, in gara con “Waiting for the Barbarians”

La cosa più interessante dei cattivi nelle storie è il fatto che anche loro, come tutti, sono persone che la mattina si svegliano, si lavano, si radono e di certo non lo fanno pensando ‘Sarò il più cattivo del mondo’” ha spiegato Johnny Depp. “Il mio protagonista non è solo un cattivo, pensate a come si diventa un uomo così, come è arrivato in quel luogo; mi sono chiesto è un uomo senza emozioni oppure in quell’uomo c’è una persona che nasconde un bambino spezzato? Per me il colonnello Joll ha eretto muri di protezione intorno a sé per allontanare le emozioni, per sfuggire ai sentimenti. C’è molto dietro a questo personaggio, ero pronto ad aggredire qualsiasi cosa che penetrasse la sua armatura perché è anche lui una vittima. C’è il sadico che è l’aspetto esteriore e poi il masochista che ha il controllo, vive un conflitto. Ad un certo punto del film sembra che cominci a sentire qualcosa per il magistrato, perché alla fine siamo tutti esseri umani magari con prospettive diverse, ma l’atto finale è lo stesso per amore o per responsabilità o per distruggere il superfluo”.

Johnny Depp maresciallo spietato in “Waiting for the Barbarians” di Ciro Guerra

E se il film è stato accolto con una certa freddezza e non troppi consensi durante le proiezioni per la stampa, sul red carpet l’entusiasmo non è certo mancato. Johnny Depp è arrivato puntuale sfoggiando una originale giacca blu notte damascata, con rever scuri a scialle, su camicia bianca (niente cravatta né papillon). Nero il pantalone e nere anche le scarpe di vernice, immancabili gli occhiali con lente blu e il dettaglio della catena dell’orologio da taschino pendente, abituale tocco rock per Depp.

Look grintoso e rock per Johnny Depp sul red carpet della Mostra del cinema di Venezia

A proposito di rock e di sette note… L’entusiasmo al Lido è stato altissimo anche per l’arrivo in Laguna di un uomo che ha contribuito a scrivere la storia della musica mondiale, lasciandoci in eredità, con i suoi Pink Floyd, album come “Ummagumma”, “The Dark Side of the Moon”, “Animals”, “The Wall”. Nel giorno del suo settantaseiesimo compleanno, il musicista e compositore inglese ha portato alla Mostra del Cinema di Venezia, nella sezione Fuori Concorso, “Roger Waters. Us + Them”: il film evento (nelle sale il 7, 8 e 9 ottobre) è diretto dal regista Sean Evans, e ripercorre una data del suo recente tour, in cui propone canzoni tratte dai leggendari dischi dei Pink Floyd e dal suo ultimo album “Is This The Life We Really Want?”
T shirt nera e personalità caustica e decisa, Waters in conferenza stampa ha parlato del film ma anche di politica e società contemporanea, e a proposito dell’attuale situazione del governo in Italia ha dichiarato: “Non sono un esperto della nuova coalizione, ma meno male che se n’è andato Matteo Salvini, anche se forse solo temporaneamente. In Italia, come nel resto d’Europa, ci potrebbe essere una recrudescenza del neofascismo, basti vedere quanto sta accadendo in Inghilterra con Boris Johnson, ma anche in Polonia e in Ungheria. Viviamo tempi difficili in cui il potere fa sì che la gente normale sia sempre in guerra, controllano la nostra vita e sembra ci sia volontà di distruggere il nostro pianeta bellissimo. Se non contrastiamo queste forze neofasciste non ci sarà niente da passare alle nuove generazioni”.

Alla Mostra del Cinema di Venezia il fondatore dei Pink Floyd, Roger Waters

Waters dice la sua anche sulla delicata questione dei migranti: “È gente povera che ha fame e scappa da zone di guerra e pericolo, si muove verso luoghi dove poter vivere un po’ meglio con la propria famiglia. Noi europei abbiamo un dovere nei loro confronti: per quel che ne sappiamo l’homo sapiens ha meno di 200000 anni, e siamo tutti africani. Da lì veniamo e ci ritroviamo divisi da queste logiche nazionalistiche. Capisco che in Italia sia facile creare paura dell’altro dicendo che in centinaia di migliaia ci invaderanno, ruberanno il lavoro e le nostre donne, ma noi dovremmo poter andare al di là di questo, non c’è futuro per questa mentalità. Sono persone che hanno perso il controllo della propria vita per colpa dei signori della guerra, come è successo in Siria. Per questo vengono, non certo per rubare la nostra pizza”.

Roger Waters: “Meno male che se n’è andato Matteo Salvini dal vostro governo”

Sul red carpet serale Roger Waters si è presentato in completo scuro su camicia bianca aperta, nessuna traccia di cravatta o papillon, ma una sciarpa bianca e nera a impreziosire la giacca. Sorridente e disteso, Waters ha sfoggiato una misteriosa compagna e ha spesso salutato il pubblico con il pugno chiuso.

Roger Waters, red carpet veneziano con una misteriosa compagna e il pugno chiuso

Il mistero ha caratterizzato la penultima giornata della Mostra anche per un altro motivo: Franco Maresco, il regista del terzo film italiano in concorso dal titolo “La mafia non è più quella di una volta”, non si è presentato, provocando l’annullamento della conferenza stampa ufficiale. Una motivazione ufficiale su tale assenza non è arrivata, solo un commento da parte del suo produttore Rean Mazzone che ha dichiarato: “Fino all’ultimo ha provato a venire ma poi una serie di situazioni sue personali glielo hanno impedito. Una sofferenza, la sua, che è anche una forza creativa. Sta già lavorando a un nuovo film, che affronterà i temi di sempre”.

Non è certo la prima volta che Maresco, da sempre schivo e poco propenso a esporsi a giornalisti ed eventi pubblici, diserta la presentazione di un suo film (lo fece anche in occasione del lancio di “Belluscone” e di “Gli uomini di questa città io non li conosco”), ma ovviamente un’assenza così importante per un’opera in gara per il Leone d’oro ha fatto discutere. A parlare per sé, invece, il film, accolto con entusiasmo alle proiezioni stampa e secondo alcuni serio candidato per la vittoria di qualche premio. “La mafia non è più quella di una volta” segue le vicende dell’imprenditore Ciccio Mira, colluso con la mafia, che organizza un improbabile concerto neomelodico dedicato a Falcone e Borsellino, in occasione del venticinquesimo anniversario della loro morte allo Zen di Palermo. Contemporaneamente seguiamo anche la fotografa Letizia Battaglia (peraltro unica presente al Lido per presentare il film) che ha impegnato tutta la sua vita nella lotta alla mafia.

Un film che susciterà sicuramente polemiche per i temi trattati e per la sua natura fortemente caustica e provocatoria (caratteristica stilistica di tutti i film del regista palermitano), e ha già fatto storcere il naso al Quirinale. In una delle scene della pellicola, infatti, c’è un non troppo velato attacco al Presidente Sergio Mattarella, per non aver fatto commento sulla sentenza del 20 aprile 2018 che mostra la connivenza tra Stato e mafia (il protagonista a proposito del Presidente tuona “in fondo è un palermitano e un palermitano, come si sa, non parla”). Immediato il commento del consigliere per la stampa e la comunicazione del Presidente della Repubblica, che ha dichiarato:“Tra le cose che il Presidente della Repubblica non può fare vi è, ovviamente, quella di commentare i processi e le sentenze della Magistratura”.

Franco Maresco diserta Venezia, assente alla conferenza stampa di “La mafia non è più quella di una volta”

Sempre in tema di cinema italiano, alla Mostra del Cinema di Venezia ha partecipato (nella sezione Fuori Concorso) anche il premio Oscar Gabriele Salvatores con il suo nuovo film “Tutto il mio folle amore”, un avventuroso road movie interpretato da Valeria Golino, Claudio Santamaria e dall’esordiente Giulio Pranno. La pellicola, liberamente tratta dal romanzo di Fulvio Ervas “Se ti abbraccio non avere paura”, narra le vicende del sedicenne autistico Vincent, ragazzo che non ha mai avuto un’esistenza semplice. E facile non è stata nemmeno la vita della mamma (Golino), né del suo nuovo compagno: infatti Vincent è stato abbandonato dal padre naturale Willi (Santamaria) che voleva rincorrere il suo sogno di fare il cantante. Un giorno l’uomo decide di andare a conoscere il figlio che non aveva mai visto, e lo scopre del tutto diverso da come lo aveva immaginato. Decide quindi di fare un viaggio con lui, viaggio che cambierà le vite di tutti.

Mi ha riportato sulla strada il bisogno di stare lì dove la vita scorre, ma anche il bisogno di sentirmi più giovane!” ha affermato in conferenza stampa Salvatores, a proposito del film girato a Trieste. “Un proverbio cinese dice: ‘Vai a cercarti l’acqua nei luoghi bassi, perché lì c’è la vera vita’. Io sono nato a Napoli e quando sono arrivato a Trieste ho pensato che quella città, in cui ho girato tre film, somigliasse molto a Napoli ed è anche il posto in cui andrei a vivere subito, a parte Milano in cui vivo attualmente e dove sto benissimo. I Balcani erano necessari per questo film, avevano bisogno di un confine reale e metaforico. In comune con la città in cui sono nato hanno una visione fatalista della vita. Ma non è importante la metà, bensì il viaggio, in cui si è aperti e vulnerabili. Si possono fare anche dei viaggi interiori, che sono meno faticosi ma non meno impegnativi”.

A Venezia Gabriele Salvatores fuori concorso con il suo nuovo film “Tutto il mio folle amore”

A proposito del tema dell’autismo, presente nel film, Valeria Golino (che interpreta la madre del protagonista) ha affermato: “Non è un film sull’autismo, anche se è una delle caratteristiche del ragazzo, ma abbiamo un padre e un figlio che s’incontrano, si scontrano, si riconoscono, si rieducano a vicenda, si migliorano. Non è detto che due persone riescano a migliorarsi, anche con tutto il bene del mondo, ma nel film di Gabriele accade. Rain Man, che ho interpretato trent’anni fa, un momento in cui non si parlava affatto dell’autismo a differenza di oggi, e Tutto il mio folle amore, più contemporaneo del film di Barry Levinson, sono comunque due prodotti gioiosi, in entrambi si respira il piacere della narrativa».
“Tutto il mio folle amore” arriva al cinema il 24 ottobre, e di certo questo passaggio alla Mostra del Cinema di Venezia gli porterà fortuna!

Martina Riva

Musica&Cinema

Da sempre appassionata di tutto ciò che riguarda il mondo dell’intrattenimento, mi sono laureata in Conservazione dei Beni Culturali con una tesi di laurea in Storia del Cinema sul film “Lolita” di Stanley Kubrick. Finita l’università, mi sono trasferita a Los Angeles, dove, tra le altre cose, ho ottenuto un certificate in giornalismo a UCLA; nella Città degli Angeli ho lavorato per varie TV tra cui KTLA, dove per tre anni mi sono occupata principalmente di cinema, coprendo le anteprime mondiali dei film e i principali eventi legati al mondo spettacolo (Golden Globes, Academy Awards, MTV Awards e altri). Nel 2005 sono approdata alla redazione spettacoli di SKY TG24 dove ho lavorato come redattrice, inviata ai Festival e conduttrice. Le mie passioni principali, oltre al cinema, sono i viaggi, il teatro, la televisione, l’enogastronomia e soprattutto la musica rock. Segni particolari? Un amore incondizionato per i Foo Fighters!

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