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Una mostra a Roma racconta le donne tra simboli e rivoluzione

Giulio Aristide Sartori, Le Vergini savie e le Vergini stolte, 1890-1891, olio su tavola. Roma, Galleria d’Arte Moderna

LA MOSTRA

Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione è il titolo della mostra aperta fino al 13 ottobre alla Galleria d’Arte Moderna di Roma (Via F. Crispi, 24). L’esposizione propone una riflessione a proposito della figura femminile nell’arte, prendendo in considerazione un arco temporale che va dalla fine dell’Ottocento e i giorni nostri.

Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con Cineteca di Bologna, Istituto Luce-Cinecittà, la mostra presenta circa 100 opere, tra dipinti, sculture, grafica, fotografia e video, di cui alcune mai esposte prima o non esposte da lungo tempo, provenienti dalle collezioni d’arte contemporanea capitoline, a dimostrazione di come l’universo femminile sia stato sempre al centro dell’attenzione delle dinamiche artistiche.

LA DONNA ALLA FINE DELL’OTTOCENTO NELL’ARTE

Come già accennato, il “racconto” parte dalla fine dell’Ottocento/primi anni del XX secolo, periodo in cui alla figura femminile è associata un significato ambivalente, nonché contraddittorio: da una parte è raffigurata come una creatura angelica, impalpabile ed eterea, quasi immateriale, dall’altra come minaccia tentatrice e di perdizione. Dei validi esempi sono da ritrovare ne Le vergini savie e le vergini stolte di Giulio Aristide Sartorio – in cui la donna appare come entità quasi ultraterrena – ne La Sultana di Camillo Innocenti – in cui le modelle sono ritratte in pose provocanti – ed infine nell’Angelo dei crisantemi di Angelo Carosi – in cui la donna è dipinta come musa gentile e crudele seduttrice insieme.

LA DONNA DOPO LA GRANDE GUERRA

I cambiamenti sociali e politici avvenuti alla fine della Prima Guerra Mondiale, coincisero con la rottura di quell’immaginario consolidato. Successivamente prese il sopravvento il desiderio di emancipazione femminile e l’arte non poté che risentirne. Anche le teorie freudiane ebbero un forte impatto sulla cultura occidentale del Novecento, scardinando l’immagine armonica della famiglia tradizionale e rivelandone non solo gli aspetti positivi, ma anche – e soprattutto – le pulsioni ed i conflitti.

Istvan Csok, Angolo di studio, 1905-1910, olio su tela. Roma, Galleria d’Arte Moderna

LA DONNA NEL PERIODO FASCISTA

Si giunse poi in epoca fascista, durante la quale si ebbe una sorta di inversione di marcia, data dalla volontà del regime di riaffermare l’esclusivo ruolo della donna come madre, allo scopo di propagandare la famiglia italica tradizionale. Nonostante molti artisti aderirono a questa chiamata, altrettanti presero le distanze da quel modello percependo l’ambiente domestico piuttosto come luogo segnato da indecifrabili inquietudini esistenziali. Tra questi ultimi troviamo Antonietta Raphaël con Riflesso allo specchio, Luigi Trifoglio con Maternità, Mario Mafai con Donne che si spogliano, Baccio Maria Bacci con Vecchie carte.

Sissi 
Fotografia della performance “T”, 2003, stampa fotografica su alluminio
Roma, MACRO Credits: Riccardo Abate

DAL 1946 AI GIORNI NOSTRI

Il voto delle donne nel 1946 costituì certamente una conquista fondamentale verso l’emancipazione femminile. Fu solo però a partire dalla fine degli anni Sessanta che la lotta per la parità dei sessi comportò profondi cambiamenti nella percezione di sé e delle proprie possibilità, sia in ambito sociale, sia artistico. Ecco quindi che molte artiste cominciarono – e continuano ancora oggi – a mettere al centro della propria ricerca una nuova identità femminile o il ruolo predestinato di madre, come nei rispettivi casi di Tomaso Binga con Bacio indelebile e Giosetta Fioroni con L’altra ego. Oppure c’è chi – come l’artista bolognese Sissi – s’interroga sul concetto di riappropriazione del corpo.

 

 Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione

Galleria d’Arte Moderna di Roma

Via Francesco Crispi, 24

 

24 gennaio – 13 ottobre 2019

Da martedì a domenica ore 10.00 – 18.30

 

Ingresso consentito fino a mezz’ora prima dell’orario di

Biglietto di ingresso alla Galleria d’Arte Moderna: € 7,50 intero

e € 6,50 ridotto, per i non residenti; € 6,50 intero e di € 5,50

ridotto, per i residenti; gratuito per le categorie previste dalla

tariffazione vigente.

 

Per i possessori della MIC Card l’ingresso alla mostra è

gratuito.

 

060608 (tutti i giorni ore 9:00 – 19:00)

www.museiincomune.it; www.galleriaartemodernaroma.it

Manuela Valentini

Arte&Cultura

Manuela Valentini lavora tra Roma e Bologna. Laureata in Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Bologna, è curatrice indipendente di mostre d’arte contemporanea in Italia e all’estero. Tra i vari progetti realizzati, si ricorda New Future – una collettiva promossa da Visioni Future, MAMbo e BJCEM – durante la quale sono stati presentati i lavori di tredici artisti visivi selezionati al W.E.Y.A World Event Young Artist di Nottingham. Ha inoltre curato un focus a proposito dell’arte giovane italiana in occasione di Mediterranea 16, la sedicesima edizione della Biennale dei Giovani Artisti del Mediterraneo. Infine, nel 2014 ha portato un’installazione di Marcos Lutyens in esposizione al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. Iscritta all’ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna, si è occupata di due rubriche (Ritratto del curatore da giovane e L’altra metà dell’arte) per Exibart – per cui continua a scrivere – ma l’esordio in ambito giornalistico è avvenuto nel 2010 sulle pagine culturali de Il Resto del Carlino.

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