Fino all’8 dicembre la città di Napoli, che ha dato i natali a Carlo Pedersoli, ovvero Bud Spencer, ospita una mostra a lui dedicata nella Sala Dorica di Palazzo Reale. Un percorso con foto, oggetti appartenuti all’attore, cimeli di quando, nuotatore, gareggiava con la nazionale, lettere, copertine e locandine dei suoi film per celebrare un personaggio che, a livello internazionale, è diventato familiare a più di una generazione.
Ascoltando i commenti di chi ha partecipato all’inaugurazione della mostra multimediale dedicata a Bud Spencer all’interno del Palazzo Reale di Napoli, il più gettonato è stato: “Che bello, ho guardato i suoi film con mio papà e ora li guardo con mio figlio”. Perché Carlo Pedersoli, classe 1929, con la sua simpatia, con la freschezza, con quell’energia che trasmetteva durante le potenti, ma divertenti, scazzottate con i “nemici”, ha fatto divertire grandi e piccoli indistintamente. Nei suoi film non c’è volgarità né violenza gratuita: niente pistole, solo sberle, di quelle che, dopo aver preso un ceffone da far rigirare la testa, l’avversario si rialza e se ne va senza conseguenze per la sua salute.
Ottimismo e pulizia, eroismo e gentilezza. Era un uomo perbene Carlo Pedersoli: così lo ricorda la moglie Maria, l’amatissima Maria, donna indiscussa della sua vita, che ha preso sulle spalle la gestione del “menage” familiare e dei tre figli per permettere al marito di coltivare la sua carriera. Lo ricordano i figli Giuseppe, Cristiana e Diamante, tre personalità diverse accomunate dal gran senso per la famiglia e dalla voglia di fare ognuno la sua strada.
“Papà era un uomo “avanti” per i suoi tempi. Non era solo attore ma anche musicista, scrittore, pilota, inventore. Ha depositato brevetti per invenzioni che allora ci sembravano strampalate ma che in realtà il tempo ha rivalutate. Sapete che ha brevettato la prima auto elettrica negli anni cinquanta? Aveva batterie pesantissime, se faceva una salita esauriva tutta l’energia e si inchiodava lì in cima alla collina”, racconta divertito Giuseppe. “Eppure lui ci credeva tanto. Oggi le auto elettriche sono il presente”.
“Papà ci ha insegnato l’onestà e la gioia di vivere. Lui era così, allegro, felice, positivo. Certo, nostro padre era famoso ma non era per quello che eravamo orgogliosi di lui”, gli fa eco Cristiana. “Papà ci ha insegnato come si vive, come si sta al mondo. E’ stato un faro per noi figli e siamo felici che questo suo essere perbene sia arrivato anche a chi non lo conosceva personalmente ma solo attraverso i suoi film”, spiega la più “piccola” di casa, Diamante Pedersoli.
Narratore della mostra è Bud Spencer stesso: è la sua voce che guida il visitatore attraverso le tante fasi della sua vita. Ed è un piacere soffermarsi davanti al suo accappatoio di quando gareggiava con la squadra di nuoto in nazionale, davanti ai tanti Telegatti vinti nel corso della sua carriera, alle foto di lui che, appassionato di volo, dopo aver conseguito il brevetto siede nella cabina di pilotaggio di un grande aereo commerciale. E poi le locandine, gli oggetti di scena, gli articoli di giornali, i suoi gadget più cari.
Nonostante parlasse sei lingue, quella a lui più cara è rimasta il napoletano. Perché Bud Spencer il legame con la sua terra d’origine non l’ha perso mai, nemmeno quando lavorava al di là dell’oceano. Napoli con la mostra a lui dedicata ringrazia questo ragazzone cresciuto a spaghetti al pomodoro e scazzottate sul set. E che tutta l’Italia ricorda con grande affetto.
Photo Credits: Equa di Camilla Morabito