Una svolta per certi aspetti clamorosa segna la giornata di oggi 24 settembre nel campo della tecnologia e della nostra vita di ogni giorno. Il motore di ricerca Google, simbolo stesso di uno dei grandi colossi su scala mondiale fra le società del web, non ha l’obbligo di rimuovere i collegamenti a dati personali sensibili a livello planetario.

Lo ha sancito una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea al termine di una causa giudiziaria tra Google e gli enti regolatori della privacy in Francia. Tre anni fa, nel 2016, il Garante del diritto alla riservatezza del Cnil (Commission nationale de l’informatique et des libertés) di Parigi aveva multato Google per 100 mila euro.

Motivo? Aver rifiutato di eliminare informazioni sensibili dai risultati di ricerca su Internet a livello mondiale – e non soltanto europeo – per garantire il cosiddetto diritto all’oblio. I cittadini si videro “concedere” il diritto all’oblio dalla Corte europea nel 2014.

Significa che ciascuno di noi può chiedere che siano cancellati da Internet un video, un testo, un link, un’immagine che riguardano il nostro passato, che noi non desideriamo siano noti, e che non siano più rilevanti per l’opinione pubblica.

È il diritto di “sparire” dal Web senza lasciare tracce. Lo aveva invocato per primo un cittadino spagnolo che ogni volta che digitava il suo nome su Google vedeva comparire un articolo pubblicato nel 1998 dal giornale La Vanguardia, dove si parlava dei suoi debiti verso lo Stato. Ma i debiti li aveva poi estinti. E da tempo. Dopo un lungo ricorso, ottenne la deindicizzazione del contenuto. La sentenza che ne derivò ha dato la possibilità a tutti di chiedere l’eliminazione di ciò di cui ci vergogniamo o da cui ci sentiamo insultati.

L’operazione non è per niente facile. Prevede innanzitutto la richiesta al motore di ricerca di deindicizzare il contenuto. Se non va a buon fine, si può fare ricorso al Garante per la Privacy. Ultima chance, rivolgersi a un giudice. Ma a fare da contraltare al diritto all’oblio c’è il diritto di cronaca: se c’è ancora interesse da parte del pubblico, l’informazione non può essere cancellata.

 

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