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Lo Stato Sociale: “Volevamo una vita in vacanza ma siamo finiti a lavorare” [ESCLUSIVA]

Non è biografico, ma in esso confluiscono le esperienze di ciascuno di loro. Il protagonista non è nessuno dei cinque, ma in fondo è tutti e cinque (e un po’ anche ognuno di noi). Loro lo definiscono “un’autobiografia del nostro tempo, un romanzo di formazione inventato per farvi viaggiare un po’”.

Si intitola “Sesso, droga e lavorare” il nuovo romanzo de Lo Stato Sociale (edito da Il Saggiatore), che arriva dopo la pubblicazione de “Il movimento è fermo” del 2016 e di “Andrea”, la graphic novel datata 2018. Già, perché i cinque ragazzi bolognesi (Lodo Guenzi, Alberto ‘Albi’ Cazzola, Alberto ‘Bebo’ Guidetti, Francesco ‘Checco’ Draicchio, Enrico ‘Carota’ Roberto) non riescono proprio a stare inattivi e a mettere la creatività in vacanza: e così tra la pubblicazione di un singolo, una serie di concerti, e progetti paralleli di vario tipo, sono riusciti anche a trovare il tempo di scrivere e pubblicare la loro nuova creatura letteraria.

Ironico, come lo sono loro. Leggero e divertente ma con un bel sottotesto di verità e profondità. Fortemente capace di creare empatia con il lettore, che può ritrovarsi nelle situazioni narrate, sentendosi forse un po’ meno solo. “Sesso, droga e lavorare” racconta la vicenda umana di Arturo Fonsi seguendo circa 25 anni della sua vita: dalla bocciatura in quarta superiore, fino al matrimonio, alla famiglia e alla prole, passando per i tempi dell’università, le donne, le droghe, le sbronze. Contemporaneo ma senza tempo, il libro è stato pensato e creato da tutti e cinque i componenti del gruppo, ma redatto da Albi, al quale abbiamo rivolto alcune domande.

Lo Stato Sociale pubblica il romanzo “Sesso, droga e lavorare”

VELVET: Tu sei il curatore del libro, cioè quello che lo ha scritto effettivamente, ma in esso confluiscono un po’ le vicende personali, i tratti caratteriali, gli atteggiamenti di tutti i membri de Lo Stato Sociale. Come avete lavorato per realizzarlo?

ALBI: Per fortuna o purtroppo siamo sempre in contatto l’uno con l’altro. Siamo molto amici, ci vogliamo molto bene, quindi le storie che ci raccontiamo (anche banalmente per tenerci compagnia) sono quelle che poi sono finite nel libro. Il romanzo non è biografico, ma ogni suo piccolo capitolo contiene qualche piccolo spunto di biografia che tutti hanno condiviso: ad esempio, se l’esperienza di essere bocciato in quarta superiore appartiene a me perché mi è successo veramente, altri eventi sono accaduti ad altri di noi. Quello che ho cercato di fare è stato costruire un percorso il più possibile lineare dell’insieme di vicende, in modo da far divertire ma da fornire anche un po’ di paradigma per l’interpretazione di quello che siamo, del nostro modo di vivere, di vedere il mondo e le cose.

VELVET: Come vi siete organizzati in fase di lettura? Tu hai scritto il romanzo e gli altri lo hanno letto alla fine o c’è stata collaborazione in ogni fase della stesura?

ALBI: Con Bebo (Alberto Guidetti, che nel gruppo si occupa della drum machine e del sintetizzatore, ndr), che è colui con cui ho scritto il nostro primo libro dal titolo “Il movimento è fermo”, c’è stato un rapporto abbastanza quotidiano. Ha svolto un lavoro di editing istantaneo su quello che producevo, e poi è stato l’unico tra gli altri a contribuire effettivamente stesura del romanzo (anche se rispetto a “Il movimento è fermo” il mio impegno è stato superiore).

Gli altri venivano coinvolti quando avevo pronti blocchi consistenti di romanzo, su cui volevo subito un’opinione: loro mi dicevo cosa andava migliorato, cosa tolto o modificato. Ovviamente contenuto e svolgimento del progetto erano stati condivisi e approvati già in fase di ideazione dell’opera. È stato un lavoro fluido, alla fine, tanto che quando abbiamo portato all’editor la prima stesura del romanzo finito, c’era ben poco lavoro da fare.

Da “Una vita in vacanza” a “Sesso, droga e lavorare”

VELVET: C’è qualche tipo di connessione tra uno dei vostri brani simbolo (“Una vita in vacanza”, classificatosi al secondo posto al Festival di Sanremo 2018) e questo libro? In entrambi tornano i temi del lavoro, della fatica, della voglia di evasione…

ALBI: In realtà canzone e libro hanno una stretta connessione: il romanzo è un’espressione un po’ più ragionata e narrata del concetto espresso nel brano, l’idea nasce nello stesso momento. Affrontiamo spesso il tema del lavoro nella nostra poetica, ma con le canzoni si fa un po’ di fatica a fare un certo tipo di ragionamento: la letteratura, la forma del romanzo, sono ovviamente più adatte a trattare i temi in un certo modo e ad approfondirli.

“Sesso, droga e lavorare”: volevamo una vita rock’n’roll

VELVET: Come è nato questo titolo così ironico? Era stato stabilito sin dall’inizio o lo avete deciso alla fine della stesura?

ALBI: Il titolo è venuto a romanzo finito. Inizialmente il libro doveva chiamarsi “I cinquanta colloqui di Arturo e il suo futuro ancora incerto”. Questo è il titolo dal quale siamo partiti in senso assoluto per lavorare sul libro. Quando abbiamo terminato la prima stesura, ci siamo resi conto che si poteva trovare qualcosa di più efficace. Nel frattempo stavamo producendo molto, su vari fronti.

A quel punto ho pensato: “Ma guarda tu, volevamo fare la vita del rock’n’roll and roll e invece siamo finiti a lavorare sempre!”. Quindi abbiamo sostituito il “rock’n’roll” con il “lavorare”, ma partendo da un pensiero che non era legato al libro. In effetti, però, quel pensiero si sposa perfettamente con il contenuto del romanzo, e così lo abbiamo usato.

    Lavoro, futuro e ansie in “Sesso, droga e lavorare”, il terzo romanzo de Lo Stato Sociale

VELVET: La prima cosa che salta all’occhio, prendendo in mano il vostro libro, è questa copertina così bizzarra. C’è un pupazzetto con le fattezze alla “Wallace and Gromit” che viene ucciso da un mega piatto di spaghetti con le polpette. Cosa significa? Me la spieghi?

ALBI: L’autore di questa immagine è Stefano Colferai, un vero e proprio artista che realizza pupazzetti con la plastilina. Avevamo visto alcune sue creazioni e ci piacevano molto. All’inizio avevamo pensato di commissionargli un’opera da utilizzare per la nostra copertina. Poi, in realtà, abbiamo visto questa statuetta (realizzata da lui qualche tempo prima) e abbiamo capito che per noi era rappresentativa di quello che volevamo esprimere.

In questa immagine la droga è rappresentata dagli spaghetti, che sono anche il cibo da mangiare, quindi il lavoro. Il sesso, invece, è rappresentato dal fatto che il piattone di pasta è caduto (in una posizione che ricorda il face sitting) sul malcapitato, che apprezza molto però è morto. Questa è la spiegazione della copertina, me la sono appena inventata!

VELVET: Ho capito, vuoi dire che il lavoro alla fine ci uccide anziché salvarci…

ALBI: Dipende. In realtà il lavoro è una salvezza in senso assoluto. Il lavoro è quella cosa che permette a una comunità di essere tale, perchè consente a ciascuno di noi di dare il suo apporto alla collettività. Il problema è che lo abbiamo trasformato in qualcosa di brutto e penoso, non è più uno sviluppo della personalità di ognuno, bensì un obbligo da cui non si riesce a evadere. Tutto dipende da come viene concepito, è soggettivo: per come lo abbiamo trasformato noi, il lavoro è diventato una cosa brutta, per come viene inteso come principio è la cosa più bella del mondo.

Albi de Lo Stato Sociale: tra lavoro, immaginazione e adolescenza

VELVET: Oggi il lavoro è molto diverso da come lo era ai tempi dei nostri genitori ed è una delle principali fonti di ansia e mancanza di fiducia nel futuro. Sei d’accordo?

ALBI: Direi di sì. La mancanza di immaginazione sul futuro è un problema dei giovani non solo di oggi ma anche di ieri e di ieri l’altro. È un problema che deriva dalla società che ci hanno consegnato i nostri genitori, la generazione precedente: loro avevano una sorta di percorso possibile e visibile, però l’hanno deteriorato, distrutto e consegnato a noi come un puzzle di cose non sempre comprensibili e decifrabili. L’incertezza verso il futuro è una caratteristica che ritroviamo in tutti gli adolescenti del mondo, in tutte le epoche storiche.

L’adolescenza è quel momento in cui, per la prima volta, ti chiedi chi sei, cosa farai e cosa vorrai fare: sono domande complesse che creano ansia e incertezza. Il tutto è amplificato dalla società attuale, dal modo in cui sono concepiti il lavoro e la vita in genere, ma penso sia una caratteristica abbastanza tipica di quel periodo della vita di una persona.

Non è un caso che i più famosi romanzi di formazione (ad esempio “Siddharta” o “I dolori del giovane Werther” di Goethe) inizino nell’adolescenza, in quel momento così incerto e determinante per come sarà successivamente l’esistenza di ognuno. Sono anni in cui non avere risposte può trasformarsi in una delusione (che poi si ripete) o in un motore, in curiosità.

“Sesso, droga e lavoro”: l’esperimento del ‘Live Writing’

VELVET: Come stanno andando le presentazioni del libro? Vi siete inventati un nuovo modo di presentare e promuovere il romanzi, cioè le performance di live writing. Che tipo di riscontro state avendo dagli spettatori?

ALBI: Ci stiamo divertendo tantissimo, è una figata, siamo molto contenti. Non avevamo idea di come questo esperimento sarebbe venuto, non lo avevamo mai provato prima, non avevamo idea di come si sarebbe svolto e di come avrebbe reagito il pubblico. Lo abbiamo fatto per la prima volta a Bologna lo scorso 19 settembre e abbiamo avuto un riscontro proprio bello e caloroso.

In pratica prendiamo dal pubblico delle persone, che a volte rispondono in modo volontario, altre volte vengono chiamate da noi come se fosse un’interrogazione a scuola. È bello vederle mentre (come a scuola) cercano le cose nello zaino per nascondersi e non farsi chiamare, ma poi si accorgono che quello zaino non ce l’hanno e non sono neanche a scuola! Chiamiamo sul palco alcuni partecipanti, gli chiediamo di raccontarci una loro esperienza che può essere legata al mondo del lavoro o al loro rapporto con le droghe (ad esempio quando si sono fatti la prima canna) o alla sessualità (la loro prima volta). Insomma, facciamo domande su cose molto pop, anche se questi argomenti sono ancora considerati tabù da molti, ma a noi non interessa!

Mentre li intervistiamo, Bebo scrive ciò che viene raccontato su un computer, collegato con un mega schermo situato dietro di noi. Questo doppio piano di lettura dell’esperienza è spesso esilarante, ed è sempre molto interessante: ci vengono svelate esperienze di vita vera, di ragazzi come noi, tra i 20 e i 35 anni. Tutto ciò genera spunti di riflessione interessanti, momenti di critica e denuncia rispetto a colloqui di lavoro andati male o dinamiche lavorative particolari, o il rapporto con la sessualità o la droga.

Le testimonianze vengono editate e rese più romanzate e finte da Bebo in tempo reale, durante gli altri interventi della serata (quando ci esibiamo in qualche canzone o leggiamo qualche passaggio del libro). Alla fine il testo ‘romanzato’ viene letto da Lodo, e il risultato è assolutamente esilarante!

Lo Stato Sociale, da ottobre uno show su Radio Due tra radio e tv

VELVET: Come utilizzerete tutto questo materiale così unico e interessante?

ALBI: Ancora non te lo so dire, non ci abbiamo pensato, anche perché abbiamo ancora dei firmacopie da fare e altro materiale da raccogliere. Forse faremo confluire tutto in una raccolta da pubblicare in digitale, o su un blog. Te lo farò sapere.

VELVET: State lavorando al nuovo disco?

ALBI: Sì, ma come puoi immaginare, essendo presi da tantissime altre attività lo stiamo facendo con molta lentezza. Non abbiamo particolare ansia, vogliamo fare le cose come piace a noi: è un processo lungo perchè nella discografia (a differenza di quanto accade per i progetti letterali o teatrali) siamo sempre tutti molto coinvolti. Per questo è un’attività che richiede più tempo, la delibera è molto meno snella. Penso comunque che qualcosa accadrà il prossimo anno…

VELVET: Siete così divertenti, spigliati, profondi nel vostro sembrare leggeri e spensierati. La vostra fantasia e creatività spazia in tantissimi campi. Avete mai pensato di scrivere un format, un programma, una serie tv?

ALBI: In realtà a stiamo per iniziare uno show su Radio Due: dal 6 ottobre la domenica pomeriggio parte “Lo Stato Sociale Show”, è un varietà vecchio stile che sarà un ibrido tra radio e tv. In effetti è un format pensato per la radio ma ha uno sguardo sul mondo televisivo perchè va in onda anche su Rai Play, e prevede filmati disponibili in streaming. Lo stiamo facendo ed è molto divertente. Dobbiamo ancora capire se siamo bravi a farlo, ma per ora il divertimento è assicurato!

Ecco. Appunto. Vogliono una vita in vacanza, ma poi la vita se la riempiono di lavoro. O forse di “Sesso, droga e lavorare”!

Martina Riva

Musica&Cinema

Da sempre appassionata di tutto ciò che riguarda il mondo dell’intrattenimento, mi sono laureata in Conservazione dei Beni Culturali con una tesi di laurea in Storia del Cinema sul film “Lolita” di Stanley Kubrick. Finita l’università, mi sono trasferita a Los Angeles, dove, tra le altre cose, ho ottenuto un certificate in giornalismo a UCLA; nella Città degli Angeli ho lavorato per varie TV tra cui KTLA, dove per tre anni mi sono occupata principalmente di cinema, coprendo le anteprime mondiali dei film e i principali eventi legati al mondo spettacolo (Golden Globes, Academy Awards, MTV Awards e altri). Nel 2005 sono approdata alla redazione spettacoli di SKY TG24 dove ho lavorato come redattrice, inviata ai Festival e conduttrice. Le mie passioni principali, oltre al cinema, sono i viaggi, il teatro, la televisione, l’enogastronomia e soprattutto la musica rock. Segni particolari? Un amore incondizionato per i Foo Fighters!

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