I profughi migranti che sbarcano in Italia d’ora in poi sbarcheranno “in Europa”. In base a questo principio giuridico le autorità effettueranno una redistribuzione automatica delle persone nei paesi del Vecchio continente.
Questo il punto, teorico e operativo, che tutti i paesi dell’Unione europea sono chiamati a condividere. Formulato dall’Italia, per volontà del premier Giuseppe Conte e del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, il progetto è sostenuto dalla Francia, dalla Germania, da Malta e dalla Finlandia.
Quanti altri Stati membri della Ue aderiranno “volontariamente”? Ci sarebbero almeno 10 Paesi su 28 pronti a firmare. Se così dovesse accadere il trattato di Dublino di fatto decadrebbe. Non avrebbe infatti più senso il principio secondo cui è il Paese di primo ingresso a farsi carico dei migranti fino alla decisione sulla richiesta di asilo.
Portogallo, Irlanda, Lussemburgo, Grecia e Spagna avrebbero manifestato appoggio al progetto di matrice italiana. Chi non darà il suo sostegno rischia di vedersi diminuiti i contributi economici e finanziari che l’Unione europea dà a tutti gli Stati membri.
Finora i migranti che arrivano in Italia a bordo delle navi delle Ong e delle motovedette di Guardia di Finanza e della Guardia Costiera vengono registrati nei centri di identificazione. In caso di richiesta di asilo attendono l’esito in quella che, di fatto, è una sorta di soggiorno ristretto.
Durante la permanenza di Matteo Salvini al Viminale l’Unione Europea ha accettato di occuparsi della distribuzione degli stranieri tra alcuni Stati. Ma soltanto al fine di far revocare al ministro dell’Interno della Lega i divieti di ingresso nei porti da lui stabiliti. Si decideva, in sostanza, analizzando le situazioni caso per caso.
Se passerà l’accordo voluto dal governo Conte Bis, saranno stabilite quote fisse a seconda del numero di Paesi partecipanti e la distribuzione scatterà in maniera automatica. Quindi dopo l’approdo i migranti saranno registrati in Italia ma entro quattro settimane dovranno essere trasferiti all’estero.
Photo credits: Twitter
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