“Accendere il desiderio è proprio quello che deve fare un direttore creativo di un’azienda di moda”, ci dice Maria Grazia Chiuri al termine della sfilata di prêt-à-porter femminile Dior per la prossima estate.
“Però questo è anche un problema, perché oggi tutti noi dobbiamo interrogarci sul cambiamento del clima e su quello che possiamo fare per contribuire alla salvaguardia dell’ambiente. La moda di per sé non è un’industria sostenibile ma se ciascuno di noi comincia pian piano a fare dei passi e a farli magari tutti insieme, allora davvero qualcosa potrà cambiare.”
Lei intanto quel “tutti insieme” lo ha messo in pratica nella sua nuova sfilata a Parigi, unendosi a Coloco, un collettivo di botanici ed esperti in paesaggio che ha come obiettivo quello di ri-piantumare le città, inserendo alberi e specie di diversa provenienza, lì dove mai te lo aspetteresti. Proprio come accade all’ingresso dello show, allestito sotto una monumentale tensostruttura all’Ippodromo di Longhchamp.
È qui che gli ospiti vengono accolti da 164 alberi, il set della sfilata. Giunti da mondi diversi, pini, querce, allori, platani e via dicendo, mostrano tutti una targhetta, una sorta di carta di identità tipo quella che indossano i bambini che viaggiano soli in aereo, per dichiarare nome, provenienza e destinazione finale. Nel caso specifico, quattro differenti aree della città di Parigi che a breve potranno vantare un
nuovo decoro verde e urbano. Coltivare il giardino.
Era quello che faceva Catherine Dior, sorella minore del fondatore della casa di moda, donna coraggiosa entrata durante la guerra nella Resistenza, capace di sopravvivere ai nazisti che l’avevano arrestata e deportata in un campo di concentramento. “La passione di Christian Dior per l’astrologia e i maghi nasce anche da questo”, spiega Maria Grazia Chiuri, “dalla necessità di sapere se sua sorella sarebbe un giorno tornata a casa”. Cosa che accadde.
E gli orrori del passato si superarono in modi diversi: lui creando vesti sempre più vaporose e orgogliose di tessuti, insieme alla giacca dalla famosa Linea Bar nata nel 1947. Lei riprendendo a coltivare le rose nel suo giardino, in un tornare a vivere. C’è tutto questo nella nuova collezione Dior pap SS 2020 voluta dalla Direttrice artistica della Maison, non un gesto decorativo o una semplice memoria nostalgica. Piuttosto, un viaggio nella natura interrogandosi su come poterla preservare, partendo sempre dalla forza di una donna e parlando di inclusione, ambiente e di grande maestria sartoriale.
“Perché poi alla fine è lì che bisogna tornare”, dice la Chiuri, “a fare abiti e accessori”. Capi indossati da modelle che hanno un’acconciatura di trecce alla Greta Thunberg e che raccolgono i colori della terra e i disegni di fiori e stampe, quest’ultime realizzate proprio con fiori veri, secondo una tecnica magistrale inventata da una segretissima artigiana di Firenze; borse shopping in canvas ricamate con il monogramma CD, ambitissime dalle signore di tutto il mondo, arricchite da tasche porta oggetti da giardinaggio, cotoni e lini, cappelli di paglia e rafia intrecciata su abiti di magistrale bellezza e fattura o come ricami delle ormai inconfondibili gonne in tulle, che piacciono alle figlie e alle mamme.
La natura al centro del pensiero e della scena, con uno sguardo anche a Monte Verità, la comunità che ai primi del ‘900 riuniva gli ideali utopisti di vegetariani e naturisti. E su tutto la inopinabile bellezza della nuova collezione Dior. Diceva Marco Tullio Cicerone: “Se possedete una biblioteca e un giardino, avete tutto ciò che vi serve nella vita”.
A Monsieur Christian piacevano i libri, sua sorella Catherine amava le rose. E a Maria Grazia Chiuri, il compito riuscito di riunire queste passioni, trasformarle in moda proiettandole nella modernità, con uno sguardo sempre rivolto alla bellezza. Non solo femminile ma
anche dell’ambiente.