Emma Bonino si racconta: “La vita mi ha insegnato ad affrontare la malattia con dignità” [ESCLUSIVA]
Esattamente sei anni fa il popolo italiano depositò la legge per legalizzare l’eutanasia, ma il Governo non ha ancora preso in atto la richiesta. Questo settembre, a Roma, artisti e politici attivisti sono saliti sul palco della manifestazione in concerto organizzato dall’associazione Luca Coscioni: un’iniziativa carica di risonanza e piglio sociale. Non a caso, ad affiancare l’associazione è stata Mina Welby, moglie di Piergiorgio Welby, deceduto per morte indotta dopo aver vissuto per molti anni con una devastante malattia.
Anche la location romana, piazza San Giovanni Bosco, rimane un luogo difficile dimenticare. È lì che, tredici anni, fa il Vaticano negò la celebrazione dei funerali al giornalista Welby. Ed è qui che, nel 2019, in molti si sono aggregati per sollecitare una risposta da parte del Governo: «Onorevoli Parlamentari a chi appartiene la mia vita? Vorrei essere io a decidere di morire. In Svizzera si può, ma io vorrei farlo qui!»
Con queste parole anche l’ex ministro degli affari esteri, nonché la figura più importante del radicalismo liberale italiano, Emma Bonino, si è dimostrata concorde all’argomento, rilasciando a Velvet Mag significative dichiarazioni.
Photo Credits: Teresa Comberiati
VELVET: È molto tempo che lei, Emma Bonino, lotta nel segno della libertà. Fin dal principio la libertà di parola era un obiettivo da raggiungere ma, ad oggi, che cos’è per lei ‘essere liberi’?
EMMA BONINO: È la vita! Non riesco neanche a concepire una vita senza libertà. E infatti è proprio questo il senso della mia partecipazione. Di morire, un giorno, capiterà a tutti ma il motivo per la quale mi batto oggi e che almeno ci sia la libertà di scegliere in base alle proprie esigenze. Se si ragiona sul significato di tale manifestazione, non è altro che un inno alla vita.
VELVET: Spesso quando si parla di eutanasia ci si confonde facilmente col suicidio. Credo che la differenza sia tracciata da una linea sottile, che effettivamente si trova spesso in bilico. Cosa vorrebbe suggerire per chiarire la differenza, sempre se ce ne sia una?
EMMA BONINO: Per parlare della vita degli altri bisogna entrarci in punta di piedi, ma soprattutto non bisogna giudicare. La presunzione nel dire: «Io non lo farei e quindi neanche tu lo devi fare» lascia il tempo che trova, perché non è assolutamente logico mettere i propri pensieri o desideri alla pari con altri.
VELVET: Tra il pubblico ci sono moltissimi giovani che, forse, non hanno ancora ben chiara la complessità della questione Eutanasia. Emma Bonino, lei cosa dirà a quei ragazzi?
EMMA BONINO: Sa, dell’eutanasia ne ho sentito parlare per la prima volta nel ’75. Ero una ragazza e c’era Marco Pannella ma, allora, sfortunatamente, non mi aveva fatto nessun effetto. Stavo semplicemente lì a pensare ad altro! Poi la vita, che è una sorpresa continua, mi ha portata ad allacciare rapporti molto più profondi con Luca Coscioni e Piergiorgio Welby, insegnandomi anche come affrontare la malattia con dignità. Loro sono stati i miei grandi professori, soprattutto quando mi è capitato di incontrare un problema di questo tipo. Lo capisco, i giovani la considerano come una cosa lontana dalla propria vita. Spesso vedono i diritti o come nozioni acquisite, oppure come situazioni distanti e di poco conto. Facendo così, però, non riusciranno mai a capire che diritto va con dovere; libertà con responsabilità. Se così non fosse, si chiamerebbe licenza ed io non sono interessata.
Photo Credits: Teresa Comberiati
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