Il buon successo dell’ultimo Western Stars ha confermato come per i fan di Bruce Springsteen la rivoluzione digitale non sembra aver apportato alcun tipo di stravolgimento. A differenza di tanti miti del passato in difficoltà con il relazionarsi al nuovo mondo discografico, il neo settantenne Boss sembra aver solamente consolidato il legame con il proprio pubblico. A riprova di ciò, si prospetta come un trionfo annunciato l’imminente “Western Stars – Songs From The Film”, versione live dei brani registrati nel precedente disco, come saranno presto riproposti anche in versione video per un documentario omonimo. In attesa del ritorno in scena anche in Europa a seguire il tour americano dello scorso gennaio, ripassiamo la discografia di Bruce Springsteen con 5 tracce storiche e forse meno note dal periodo classico dell’artista.
Ecco cinque classici minori di Bruce Springsteen da ripassare in vista dell’uscita di “Western Stars – Songs From The Film” di ottobre:
Growin Up (da Greeting from Asbury Park, NJ, 1973)
Piccolo brano proveniente dal misconosciuto (dal grande pubblico) primo album dell’artista, precede e anticipa molto di quanto esploderà con il futuro Born to Run. Il disco del 1975 è quello che tutti amano e conoscono, ma per i più nostalgici un brano come Growin Up resta un must, replicato in ogni occasione anche dal vivo.
Badlands (da Darkness on the Edge of Town, 1978)
Born to Run o Thunder Road non hanno bisogno di presentazioni, ma il terzo disco di Springsteen ha a lungo diviso; spesso considerato a torto un ponte transitorio tra il primo periodo e gli anni ’80, resta uno dei preferiti dell’artista. Questo è il classico di apertura, prima storica traccia.
The River (da The River, 1980)
E’ il doppio disco del trionfo artistico, quello di Hungry Heart e della legittimazione critica. The River è forse il più amato dai fan più accaniti de Boss, spesso citato in testa alle classifiche come il lavoro più importante ed influente. La title track è un piccolo bignami a sé del materiale lirico e musicale dell’artista, una tappa obbligatoria del suo periodo “di mezzo”.
Johnny 99 (da Nebraska, 1982)
Tutto Nebraska rientrerebbe a pieno titolo in ogni genere di top. Album atipico e di difficile collocazione nel canzoniere dell’artista, per la prima volta veramente alle prese con una tradizione folk lontanissima dal rock, ha guadagnato negli anni lo status di classico immortale. Johnny 99 è solo uno dei tanti gioielli del disco, tra i più riproposti nelle tappe live dell’artista.
My Hometown (da Born in The USA, 1984)
E’ il disco che chiude il periodo d’oro dell’artista e consacra Bruce Springsteen come leggenda del cantautorato americano a neanche quarant’anni. Contestato alla sua uscita, rappresenta una svolta pop che avvicinerà molto l’artista al mondo dei singoli e del nascente mercato Mtv. Resta un trionfo soprattutto commerciale, con brani quali My Hometown a garantirne lo statuto artistico che merita.
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