In questi giorni di metà ottobre sono decine di migliaia gli italiani influenzati. Tutto secondo la norma. Ma in realtà occorre fare attenzione: la nuova stagione influenzale vedrà infatti protagonisti virus più insidiosi che in passato.

Sono in circolazione due nuove varianti dei virus dell’influenza. Si tratta del H3N2  e del H1N1. L’H1N1 nella fascia d’età pediatrica e l’H3N2 nella popolazione anziana possono sviluppare forme influenzali particolarmente severe. C’è un potenziale rischio maggiore che chi si ammala vada incontro a complicanze. Gli altri virus in circolazione sono B/Colorado e A/Kansas, che sono già noti dalle precedenti stagioni.

A tracciare il quadro è stato il virologo e direttore di Osservatorio Influenza, Fabrizio Pregliasco. “La stagione influenzale in termini di stime potrà colpire circa 6 milioni di persone in Italia – sostiene Pregliasco – . È importante prepararsi all’inverno proteggendosi con il vaccino anti-influenzale. Purtroppo ancora oggi è necessario fare informazione per educare la popolazione, soprattutto le categorie a rischio, a ricorrere alla vaccinazione”.

Spesso, aggiunge il direttore di Osservatorio Influenza, “l’efficacia della vaccinazione viene messa in discussione“. Questo accade “per una mancata conoscenza delle differenze tra i virus che sono protagonisti dell’influenza e che la vaccinazione contrasta”.

Di virus che possono provocare forma di tipo influenza o simil-influenzale ne esistono oltre 250. Sono responsabili di forme patologiche che hanno sintomatologie differenti l’una dall’altra. E che spesso vedono protagoniste le alte vie respiratorie. Significa, in pratica, che si viene colpiti e afflitti da tosse, raffreddore e mal di gola.

L’influenza vera e propria invece “si manifesta con febbre alta oltre i 38 gradi, dolori muscolari oppure alle ossa e alle articolazioni. Tutto ciò, però, può presentarsi insieme alla tosse, anche forte. E al raffreddore oppure al mal di gola. “Inoltre si protrae – specifica il dottor Fabrizio Pregliasco -, se non si manifestano complicanze, dai cinque ai sette giorni”.

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