Baby 2 arriva su Netflix: tutto sulla seconda stagione della serie tv
Ci siamo quasi. Baby 2, la seconda stagione della popolarissima serie tv incentrata sulle baby squillo romane, approderà sulla piattaforma di Netflix venerdì 18 ottobre. Torna Roma, tornano i suoi quartieri alti, i Parioli, con la loro patinatura di perfezione. E tornano anche Ludovica e Chiara – rispettivamente interpretate da Alice Pagani e Bendetta Porcaroli – che, come anticipato dal regista Andrea De Sica, in questa nuova stagione «dalle aule del liceo si spostano nelle camere degli hotel». Le premesse sono delle migliori e la serie tv incentrata sulla vita delle baby squillo ha tutte le carte in regola per eguagliare, e forse anche superare, il successo ottenuto con il primo capitolo. Oltre 10 milioni di account nel primo mese di programmazione, un numero così alto da far guadagnare a Baby il titolo di serie italiana prodotta da Netflix più vista sulla piattaforma di streaming online.
Le novità della serie Baby 2
Baby 2, così come era stato per la prima stagione della serie, si comporrà di sei episodi, ognuno della durata di circa quarantacinque minuti. La storia riprenderà esattamente dal punto in cui si era interrotta: la conquista da parte di Fiore del timone del giro di prostituzione romano, con un conseguente cambio di rotta, sempre più moralmente distruttivo per le baby squillo e per coloro che usufruiscono del servizio da queste offerto. Entrano in scena anche nuovi personaggi, alcuni anche particolarmente interessanti, come la bella Natalia, ragazza che della prostituzione ha ormai fatto il proprio pane quotidiano. A interpretarla Denise Capezza, l’attrice che in Gomorra aveva vestito i panni di Marinella.
Una serie tv che parla dei giovani ai giovani
Una serie tv il cui pregio, tra le tante critiche che le sono state mosse, è immediatamente identificabile: saper raccontare con efficacia le dinamiche che dominano i rapporti adolescenziali. Baby 2 porta sul piccolo schermo il linguaggio, le contraddizioni, l’insicurezza mascherata da superficialità che caratterizzano una generazione sempre meno compresa, e per questo mal digerita. Una generazione che, invece, ha sempre più bisogno di sentirsi accolta e amata.