Dopo una notte di trattative i negoziatori hanno raggiunto l’intesa sulle modalità della Brexit: l’uscita di Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord dall’Unione europea. Lo rende noto la Commissione della Ue.

Il premier conservatore britannico Boris Johnson conferma via Twitter l’annuncio del presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker (nella foto in alto insieme a Boris Johnson). “Abbiamo un grande nuovo accordo – sottolinea Johnson -, che ci restituirà il controllo” del nostro Paese.

“Ora il Parlamento deve lasciare che la Brexit sia fatta”, prosegue il primo ministro britannico, confermando che il voto di Westminster si svolgerà sabato prossimo, 19 ottobre, durante una seduta straordinaria. “#GetBrexitDone“, conclude il primo ministro con un suo slogan.

Poche ore prima dell’annuncio, la cancelliera della Germania, Angela Merkel, aveva fatto sapere che ultimi tempi c’era stato “un chiaro movimento” in avanti. In pratica, era l’allusione della “donna forte” d’Europa, si era su “una via migliore”.

In mattinata di oggi, 17 ottobre, si è comunque verificato un colpo di scena non secondario. La leader unionista del Democratic Unionist Party (Dup, nazionalisti nordirlandesi), Arlene Foster, e il suo vice Nigel Dodds hanno procurato una doccia fredda al premier Boris Johnson.

I leader unionisti dell’Irlanda del Nord hanno infatti reso noto di non poter dare il loro sostegno all’ipotesi di accordo sulla Brexit. Ipotesi che, qualche ora più tardi, si è concretizzata con l’intesa di Bruxelles, fra i negoziatori dell’esecutivo di Londra e i tecnici della Commissione europea.

Cosa succederà adesso? La partita non è del tutto chiusa. Boris Johnson, così come i Tories (il partito conservatore del primo ministro), non dormiranno sonni tranquilli nelle prossime ore. Il motivo è semplice e chiaro: senza il sostegno del Dup difficilmente il Parlamento britannico ratificherà qualsiasi accordo. Foster e Dodds hanno detto in un tweet che continueranno a lavorare con il governo per arrivare ad un accordo “ragionevole”.

Resta da capire cosa intendano i nazionalisti nordirlandesi filoinglesi con la terminologia “intesa ragionevole”. Concessioni sull’autonomia? Rafforzamento dell’appoggio di Londra senza contropartite? I negoziati con Downing Street sono già cominciati. E sono frenetici: fra 48 ore Westminster è chiamato a ratificare la Brexit una volta per tutte.

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