Esclusiva VelvetPrimo piano

Emanuela Grimalda: “La mamma di ‘Volevo fare la rockstar’? Incasinata ma piena di vita!” [ESCLUSIVA]

La nostra chiacchierata viene spesso interrotta dalla voce del figlio quattrenne che reclama le attenzioni della mamma e soprattutto vuole i pop corn. “È una giornata grigia, e quando vede i cartoni a volte vuole che glieli faccia… che devo fare, combatto con pop corn e personaggi animati” mi dice con garbo e ironia.

Ed è bello sentire e percepire fortemente come Emanuela Grimalda, smessi i panni da attrice di teatro, cinema e televisione (tra i suoi ruoli più famosi quello di Ave Battiston in “Un medico in famiglia”, ma anche quelli ne “I Cesaroni”, “Tutti pazzi per amore”, “Non è mai troppo tardi”), sia una mamma paziente e con i piedi ben piantati a terra.

Questa almeno è l’impressione di chi scrive: sembra proprio una donna concreta e pratica, solida e tosta, come tutte le donne friulane sanno essere. Già, perché Emanuela Grimalda, classe 1964, vive a Roma da ormai molti anni ma è nata e cresciuta a Trieste, dove ha frequentato l’Istituto d’Arte, per poi trasferirsi a Bologna e studiare al DAMS con l’idea di fare la pittrice.

VELVET: Le cose della vita sono andate diversamente e sei diventata una grande attrice. Ti è rimasta la passione per il mondo dell’arte?

EMANUELA GRIMALDA: Sì, conservo un grande amore per la pittura e per l’arte figurativa, che immetto e trasmetto anche in quello che faccio. Ad esempio, quando scrivo i miei personaggi e compongo i monologhi che recito a teatro, li penso avendo in mente un’immagine, un’iconografia precisa.

Anche la locandina di un film, di uno spettacolo, di un programma, per me è qualcosa di importante anche se non sempre si riesce a curarla come si vorrebbe: l’immagine veicola un sentimento, un’emozione, un messaggio. Ho sempre frequentato la Biennale di Venezia (in questi ultimi anni un po’ meno a essere sincera), mi interessa la storia dell’arte, mi piace moltissimo la fotografia.

Non dipingo più con la grafite o simili materiali, ma mi diverto a fare a volte delle caricature, degli omaggi agli attori con cui ho lavorato, dei piccoli schizzi che sintetizzano i tratti della persona che ho di fronte.

Emanuela Grimalda è Nadja, mamma di Valentina Bellè, nella fiction di RaiDue “Volevo fare la rockstar”

VELVET: E ora sei nel cast della nuova serie di Rai Due dal titolo “Volevo fare la rockstar”. Ci racconti chi è il tuo personaggio?

EG: Il mio ruolo è quello di Nadja, la madre della protagonista Olivia (Valentina Bellè) e di Eros (Riccardo Maria Manera). È una donna abbastanza incasinata, che è anche già nonna delle due gemelle che Olivia ha avuto a 16 anni.

Nadja è una mamma snaturata, una donna che porta dentro una certa irrequietezza, una che andava e veniva, una mamma non presente, con problemi di alcolismo e dipendenza. Quando la incontriamo la prima volta è appena uscita da una clinica di riabilitazione, si è disintossicata e torna in famiglia: è attraverso dei flashback che poi capiamo cosa è successo nei dieci anni precedenti.

La serie è molto realistica ed è tratta liberamente dal blog di Valentina Santandrea, una ragazza madre che ha avuto lo stesso tipo di esperienza. Mentre nel blog le vicende si svolgono in Emilia, noi abbiamo girato invece nella provincia friulana, tra Gorizia Cormons e dintorni.

Il regista Matteo Oleotto, che è goriziano, ha voluto ambientare tutto nel Nordest per raccontare anche la depressione sociale di quella provincia. Nadja è una che ce l’ha messa tutta: si è sposata, ha messo al mondo due figli, poi è rimasta vedova, si è messa a lavorare in fabbrica, e poi le fabbriche hanno chiuso.

“Volevo fare la rockstar”, in onda dal 30 ottobre su RaiDue

VELVET: Cosa ti ha colpito in particolare del ruolo di Nadja?

EG: È un personaggio bellissimo, tanto che quando l’ho letto ho pensato a quanto sia bello poter interpretare una donna così complessa, mentre spesso i personaggi tv sono bidimensionali. Nadja è una donna problematica cui alla fine non si può che voler bene, ha fatto tanti casini, ha commesso tanti errori però è una donna piena di vita, che riesce poi a riconnettersi in modo inaspettato con le cose, ha una enorme capacità di rigenerare sè stessa, di portare questa possibilità agli altri, ai figli incasinati che ha.

È un personaggio che mi è piaciuto molto. Nella serie ci sono anche momenti molto realistici e veri di confronto con i figli: è una commedia perché ha i tratti e la leggerezza di quel genere, ma tocca temi importanti e fa riflettere sulle relazioni, sui conflitti personali. Abbiamo cercato di dare verità alle cose che accadono e ai personaggi.

“Volevo fare la rockstar”, la nuova fiction di RaiDue ispirata al blog di Valentina Santandrea

VELVET: Che effetto ti ha fatto tornare a girare nei tuoi luoghi di origine, in quel Friuli Venezia Giulia che ti ha dato i natali?

EG: Erano diversi anni che non tornavo a lavorare in Friuli: l’ultima volta era accaduto nel 2007, quando avevo girato (in Piazza Unità a Trieste) la mini serie “Rebecca la prima moglie”. In questo caso abbiamo girato nelle terre in cui si coltiva e si produce un’ottima ribolla gialla e capisco benissimo perché sia così buona!

C’è un microclima perfetto per quel vino, ma meno per le nostre ossa: fa freddo e c’è una grande umidità. Abbiamo patito abbastanza le basse temperature, anche perché abbiamo girato a febbraio con vestiti leggeri, in interni non riscaldati, per restituire realismo alle scene. Matteo Oleotto ha voluto conferire quel sapore, quelle atmosfere così tipiche del Friuli, quella durezza e ruvidità che è caratteristica dei luoghi ma anche delle persone.

Noi friulani siamo un po’ così, burberi, chiusi, bruschi, scontrosi. Questo modo di lavorare mi è piaciuto molto, ho apprezzato la scelta del regista di portare dentro la storia anche l’odore della nostra provincia.

Emanuela Grimalda: “La mia Nadja è una donna incasinata ma piena di vita!”

VELVET: In questa serie interpreti una mamma, e anche tu lo sei, visto che hai un bambino di quattro anni. In che modo la maternità ha cambiato te e il tuo modo di vedere e affrontare il tuo lavoro?

EG: Devo dire che ben prima di diventare madre, ho interpretato mamme e nonne che hanno creato grandissima empatia con il pubblico. È ovvio che un bravo attore deve essere in grado di calarsi in ruoli che sono anche molto distanti da sé, quindi l’ho sempre fatto senza pensarci troppo.

Confesso che come persona ci son cose che solo essendo madre puoi sentire in modo più vero e profondo, cose su cui non avevo riflettuto perché non mi erano capitate. Ora anche leggere la storia (materia di cui sono stata sempre una grande appassionata) è un’esperienza diversa, essere madre ha ampliato e amplificato moltissimo la mia sensibilità rispetto alle cose della vita umana: per alcuni verso mi ha resa più forte, per altri mi ha infragilita, ma ha reso la mia vita estremamente più piena e ricca.

Emanuela Grimalda, da Ave Battiston de “Un medico in famiglia” a mamma Nadja in “Volevo fare la rockstar”

VELVET: Lavori in televisione da quasi vent’anni: hai iniziato nel 2000 con “Sei forte maestro”, poi tra le serie di cui hai fatto parte ricordiamo “Un medico in famiglia” (in cui eri il celebre personaggio di Ave Battiston), “Grand Hotel”, “I Cesaroni”, “Tutti pazzi per amore”. In questi anni come è cambiata, se è cambiata secondo te, la televisione?

EG: Confesso che da quando ho avuto il bambino non guardo più la tv, ormai esistono solo i canali che trasmettono cartoni animati. Devo ammettere, però, che devo moltissimo alla televisione e soprattutto alla RAI: quando ero bambina molte delle cose che ho visto, molte delle ispirazioni che ho avuto, le ho ricevute dalle trasmissioni della RAI, da ogni tipo di programma.

Per me, che vengo da una famiglia modesta anche in termini di consumi culturali, è stato un serbatoio di cose meravigliose che ho avuto la fortuna di vedere. Sono stata sempre una grande fruitrice e ammiratrice della TV, ne ho grande rispetto. Fare tv significa avere anche una responsabilità in più, perchè si entra nelle case di milioni di italiani senza chiedere permesso.

Vedo che oggi si sta cercando di dare grande qualità alla tv a dispetto di un cinema che (a parte i grossi autori) fa molta più fatica a produrre e distribuire buone cose. Se si riesce a lavorare sulla qualità, sulla verità, su soggetti interessanti si possono fare cose molto belle.

VELVET: Se parliamo invece delle tue esperienze sul grande schermo, non possiamo non ricordare che hai debuttato al cinema niente meno che con Antonio Albanese, anche lui al suo debutto come regista. Il film era “L’uomo d’acqua dolce”, l’anno era il 1997. Che ricordo hai di quella prima esperienza davanti a una macchina da presa?

EG: Ricordo la mia grande felicità di lavorare con Antonio, che avevo conosciuto sui palchi dei cabaret tra Milano e Bologna (all’epoca lui viveva proprio a Bologna).

Emanuela Grimalda, una carriera da attrice e autrice tra teatro, cinema e televisione

EG: Mi scelse per quel film perché mi conosceva, eravamo già amici. Le mie memorie sono di una grande emozione di fare un lavoro al cinema, di lavorare con un artista che stimavo e stimo molto (con cui poi ho fatto anche la trasmissione tv “Non c’è problema”).

Era una persona con cui mi sentivo affine, e il fatto che mi affidasse un ruolo al cinema, nel suo primo film come regista, mi rendeva molto felice. Erano gli anni in cui mi stavo trasferendo a Roma, c’erano grandi cambiamenti nella mia vita: lo ricordo come un periodo complessivamente molto bello.

VELVET: A cosa stai lavorando adesso? E quali sono i tuoi progetti per il futuro?

EG: Ho appena finito di girare un film tv per Rai Uno che si intitola “Al posto delle stelle” con Pilar Fogliati, Alessandro Roja e Carlotta Natoli, sempre per la regia di Matteo Oleotto. Si tratta di un film che  fa parte della collana “Purchè finisca bene”.

Abbiamo girato a Gorizia e interpreto una madre adottiva. Poi tornerò al mio amato teatro per il monologo “Dio è una signora di mezza età”, un progetto cui tengo tantissimo, che interpreto e ho anche scritto. Lo trovo molto divertente, è assai stimolante immaginare che Dio sia una donna!

Martina Riva

Musica&Cinema

Da sempre appassionata di tutto ciò che riguarda il mondo dell’intrattenimento, mi sono laureata in Conservazione dei Beni Culturali con una tesi di laurea in Storia del Cinema sul film “Lolita” di Stanley Kubrick. Finita l’università, mi sono trasferita a Los Angeles, dove, tra le altre cose, ho ottenuto un certificate in giornalismo a UCLA; nella Città degli Angeli ho lavorato per varie TV tra cui KTLA, dove per tre anni mi sono occupata principalmente di cinema, coprendo le anteprime mondiali dei film e i principali eventi legati al mondo spettacolo (Golden Globes, Academy Awards, MTV Awards e altri). Nel 2005 sono approdata alla redazione spettacoli di SKY TG24 dove ho lavorato come redattrice, inviata ai Festival e conduttrice. Le mie passioni principali, oltre al cinema, sono i viaggi, il teatro, la televisione, l’enogastronomia e soprattutto la musica rock. Segni particolari? Un amore incondizionato per i Foo Fighters!

Pulsante per tornare all'inizio