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Le 10 cose che non facciamo più da quando c’è Internet

Cosa è cambiato nelle nostre vite dall’avvento di Internet? Giusto chiederselo in questi giorni in cui ricorrono i cinquant’anni del primissimo collegamento su quella che fu una rete interuniversitaria. Dai siti web ai social media, passando per lo smartphone e il suo uso multitasking, ecco dieci azioni “dimenticate” che forse ci danno un po’ di nostalgia.

SFOGLIARE UN’ENCICLOPEDIA O UN VOCABOLARIO

Oggi con Internet e Wikipedia il sapere globale è a portata di pochi clic e non si usa più nemmeno scrivere con un dizionario vicino. Persino le storiche, autorevolissime, enciclopedie come la Treccani resistono. Ma nella versione online. Nessuno più, infine, gira casa per casa per venderci porta a porta l’enciclopedia.

CERCARE UN NUMERO SULL’ELENCO TELEFONICO

Se non lo possedevi eri perduto. Senza quel librone si era tagliati fuori dal mondo. Oggi esiste la versione online dell’elenco telefonico e delle pagine gialle e molte persone non usano più nemmeno il telefono fisso. Occhio però a consultare il web: spesso circolano numeri di telefono errati.

TELEFONARE SENZA FARE ALTRO COL TELEFONO

È almeno dagli anni ’90 che i gettoni non esistono più, la cabina telefonica andava a scheda e adesso quelle, rarissime, che ancora si trovano in giro profumano di old vintage. Oggi per telefonare basta avere credito e campo. Ma, soprattutto, il cellulare è diventato smartphone e non si usa quasi più per telefonare, bensì per fare tutt’altro: chattare, messaggiare, navigare in rete, comprare merci e prenotare servizi.

 

CONSULTARE L’ESPERTO DI SETTORE

I tutorial di Youtube e i siti specializzati hanno sostituito il tecnico della caldaia, il falegname e a volte persino il medico. Pensiamo di poter fare presto, prima e bene tutto da soli. Non sempre è un’ottima idea.

ASPETTARE LO SVILUPPO DELLE FOTO

Ai tempi di Instagram le macchine fotografiche, i negativi e le camere oscure rimangono appannaggio dei fotografi professionisti. Andare a far sviluppare i rullini Kodak o Agfa al negozio del quartiere lasciava comunque spazio alle sorprese: qualche volta, se non avevi messo bene a fuoco, la foto era da buttare…

NOLEGGIARE UN VHS O UN DVD

In realtà lo si fa ancora ma sempre meno (i vhs non esistono più ma i dvd sì). Il salotto di casa è quasi meglio della sala di un cinema e chiedere un consiglio al gestore del videonoleggio non si usa quasi più. Blockbuster è fallito, ora domina Netflix, il download e lo streaming.

PASSARSI I BIGLIETTINI IN CLASSE

Che fossero le risposte al compito di matematica o dichiarazioni d’amore, per anni il metodo dei bigliettini ha anticipato Telegram o WhatsApp. Adesso a scuola c’è la “requisizione” dei cellulari. Altrimenti il compito in classe te lo fai dettare da qualcun’altro via chat.

CERCARE LAVORO SUI GIORNALI

Su quotidiani e settimanali esiste ancora lo spazio per gli annunci di lavoro, così come esistono ancora inserti appositi e le bacheche. Ma sono un fenomeno marginale rispetto ai gruppi Facebook, alle bacheche online e a social come LinkedIn.

PERDERE DI VISTA I COMPAGNI DI CLASSE

Facebook è nato per sapere se tizio o caio li conosco e cosa fanno adesso. No, oggi è quasi impossibile farlo veramente. Tra Facebook e WhatsApp, non si riesce più a sfuggire alla proposta della cena di classe. Anche se in realtà nessuno ci obbliga a riversare sui social media foto, dati, informazioni personali e riservatissime. Tanto peggio per noi? Sì perché è questo il prezzo che dobbiamo pagare per la gratuità dell’accesso ai social media.

GUARDARE UNA SERIE SENZA SPOILER

Oggi anche i telefilm, come molte altre cose, sono usa e getta, un brivido che vola via. Una volta ci si affezionava ai personaggi e probabilmente avremmo seguito le serie anche sapendo già la trama. Oggi abbiamo risse o amicizie rovinate per una parola o una foto di troppo.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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