Parlare con il maestro Lorenzo Riva è una delle esperienze più belle che possano capitare. La sua grande cultura, classe, educazione, senso dell’estetica e del buon gusto, ormai perlopiù purtroppo perso, sono qualcosa di unico.
Lorenzo Riva grande nome dell’alta moda italiana
Riva ha segnato la storia della moda italiana regalando all’universo femminile capi che sono la quintessenza dello chic. Un’eleganza misurata fatta di giuste proporzioni, di colori tenui, di abiti ricercati sotto al ginocchio, di magnifiche gonne a corolla, di sofisticati abiti da sposa.
La vera couture italiana: Lorenzo Riva
La vera couture italiana verso la quale ci si può avvicinare con reverenza, in punta di piedi, a piccoli passi. VelvetMag ha raggiunto lo stilista nel giorno di un grande appuntamento che lo vede protagonista: l’inaugurazione della mostra antologica intitolata: “Il Maestro è nell’anima. Lorenzo Riva – Cinquant’anni di alta moda”, curata da Paolo Aquilini.
Periodo e luogo della mostra
L’esposizione è visitabile dal 29 ottobre fino al 31 marzo 2020 presso il Museo Didattico della Seta di Como ed è realizzata proprio con il supporto del Comune di Como, grazie al bando 2019.
La mostra sul Maestro Riva
Il couturier ha collaborato persino con Mimmo Rotella, ideatore indiscusso della pop art italiana. Alcuni dei vestiti in mostra sono la rielaborazione diretta di celebri dipinti dell’autore dei décollage più famosi al mondo. In mostra sono presenti anche i vestiti indossati nei film: “I panni sporchi” di Monicelli del 1999, “Il tempo delle mimose” di Bracco del 2013 e “La migliore offerta” di Tornatore del 2015. Creazioni ideate in 50 anni di attività, che testimoniano l’avvicendamento storico del gusto e dello stile ed il mutamento del gusto estetico della moda.
Intervista esclusiva di VelvetMag a Lorenzo Riva
Maestro Riva cosa dobbiamo aspettarci da questa esposizione?
Le clienti più affezionate mi hanno offerto gli abiti che ho realizzato per loro. Ci sono pezzi unici che vanno dagli anni cinquanta ad oggi. Abiti d’epoca, vestiti di matrimonio, da cocktail. Ma anche i miei bozzetti, rassegne stampa internazionali, fotografie, cataloghi del mio archivio. Pensi anche un abito del 1958 realizzato con catene in metallo, di grande attualità persino oggi. I classici sono immortali. C’è un abito in seta rosa con corpetto di pietre realizzato nel 1956 per una cliente in occasione della prima al Teatro San Carlo di Napoli.
Ogni abito è un ricordo meraviglioso.
Alcuni pezzi sono stati indossati dalla mia musa: Enrica Meregalli Erba, morta all’età di 99 anni. Fu la mia donna immagine, aveva una classe da svenimento.
Due anni fa ha presentato al Casinò di Campione d’Italia la sua nuova linea L’OR by Lorenzo Riva. Ce ne parli.
L’ azienda stava per essere comprata dai cinesi. Non l’ho permesso. Vado avanti, seppur con fatica. Luigi Valietti il mio socio, da oltre quarant’anni, mi aiuta nel percorso. Ho una responsabilità che è quella di creare abiti unici. Guardo Renato Balestra, anche lui come me triestino e con un grande senso estetico, e vado avanti. Abbiamo delle signore italiane che spendono, non ci sono solo le straniere. Oggi bisogna andare incontro al cliente con dei prezzi accessibili, realizzare un capo unico ad un costo ragionevole. I vestiti che vediamo sui red carpet indossati dalle starlette non sono eleganti.
Negli anni Ottanta divenne direttore artistico da Balenciaga, che ricordi ha di quell’esperienza?
Fu un’esperienza molto faticosa. Realizzavo della couture che poi diveniva pret-à-porter. Nei confronti di un italiano lo staff francese della maison non era accogliente, anzi. Appena ho potuto me ne sono andato. Ho vissuto di lusso, per carità, ma non mi trovavo in quell’ambiente.
Ha dichiarato che Whitney Houston è stata una tra le donne più belle che ha vestito. Cosa l’ha colpita?
La bellezza creola, la pelle crema non nera ma di un colore particolare. La sua voce incredibile, il suo charme.
Quale sarà il futuro dell’alta moda?
Non vedo futuro purtroppo. Abbiamo degli stilisti pieni di denaro ma che non propongono una moda elegante. Queste lampo in bella vista, i vestiti al rovescio, vengono addirittura celebrati. Non c’è eleganza nella nuova moda, i veri sarti sono rimasti in pochi. Odio vedere gli stivaletti da montagna indossati su un abito estivo. Un orrore della moda. Basterebbe indossare un semplice tubino nero di lunghezza al ginocchio. Le giovani donne vanno aiutate a valorizzarsi.
A tal proposito lei ama definirsi sarto non stilista.
Sono il sarto per la signora. Gli abiti che ho realizzato dalle passerella della taglia 36 li riadattavo per vestire delle corporature robuste. Un vero couturier deve saper interpretare le taglie, giocare sulle scollature, saper valorizzare un fisico formoso.
Quale sarà il colore must nel 2020?
Il turchese ed il cipria. Ma la sposa per me è bianca. Anche se fuori dall’Italia molti utilizzano persino il nero. Per me la sposa rimane chiara, delicata. Principesse e regine si sono sposate sempre e solo in bianco. Anni fa realizzai per AltaRoma un abito bianco da sposa in iuta di pregiato legno antico. Essenziale e chic. Ne realizzai anche un altro con ben 190 metri di chiffon, impalpabile, senza nessun ricamo ma composta da uno strato sopra l’altro.
A proposito di reali c’è un abito da sposa che ha trovato di suo gusto?
Sì, l’abito che ha indossato Meghan Markle per il suo matrimonio. Una creazione di Givenchy raffinatissima.
Che tessuti predilige per le sue creazioni?
Chiffon, georgette, mikado lavorato a dovere. raso in seta, doppione, organza.
Sua mamma è stata un’indossatrice. E’ lei che le ha trasmesso l’amore per la moda?
Non so fino a che punto sia stata lei. A 11 anni realizzai l’abito da sposa per mia sorella aiutato da mia madre. Nella mostra sono esposti persino gli abiti da sposa che ho realizzato per le mie nipoti.
Ha frequentato grandi artisti dal calibro di Lucio Fontana e Mimmo Rotella. Che influenza hanno avuto su di lei?
Rotella mi ha aiutato nella stampa degli abiti, nei decollage utilizzati sui capi. Il taglio netto di Fontana senza nessun orpello è qualcosa di unico. Pensi che amavo appendere delle tele da pittore candide in casa, per me rappresentavano quelle asettiche di Fontana.
Cosa vorrebbe ancora dalla moda?
Continuare a fare il sarto per signora, ma anche vedere esposta la mia moda anche nei grandi magazzini. Sarebbe una soddisfazione. Le svelo un ultimo segreto: è la giornalista che fa il sarto, che lo esalta, perché crede in te e ti definisce come vuoi sentire dirti. Credo molto nel giornalismo di moda.