Il nuovo libro di Tiziana Rocca presentato a Roma è stata l’occasione, per la famosa “pr” romana, di raccontarsi in prima persona, lei che generalmente sta dietro le quinte e muove i fili del successo altrui, e di parlare delle sue più grandi passioni. Il titolo è “Il Segreto del Successo – Come costruire una comunicazione vincente”, ed è un valido manuale dedicato alla perfetta organizzazione di eventi: dal budget alla location, dall’intrattenimento alla security, dal catering alle celebrities.
Non solo eventi: Tiziana Rocca, “pr” romana d’adozione ma partenopea d’origini, è un’appassionata di libri e soprattutto cinema: una passione condivisa con il marito Giulio Base, non a caso regista, attualmente sul grande schermo con la pellicola da lui diretta “Bar Giuseppe”. Alla presentazione del suo novo libro intitolato Il Segreto del Successo – Come costruire una comunicazione vincente”, Tiziana Rocca ha parlato, tra le altre cose, anche del suo grande amore per l’Italia. Nonostante il suo lavoro la porti sempre più spesso oltreoceano, la parte più bella delle sue trasferte è quella in cui sta per imbarcarsi sul volo di ritorno.
“E’ vero che tra le mie ultime creazioni, oltre al “Filming Italy Sardegna Fstival, c’è il “Filming Italy Los Angeles”, di cui sono direttore e di cui sono molto orgogliosa, ma non per questo “Voglio fare l’americana”, per citare una canzone del mio concittadino Renato Carosone. In un momento in cui tutti sono esterofili, in cui quello che hanno negli Stati Uniti sembra sempre meglio di quello che abbiamo qui da noi, io dico: viva mille volte l’Italia perché siamo grandi e non ce ne rendiamo conto. Parola di Tiziana Rocca”.
In che senso?
“Che abbiamo un paese così importante, un territorio così variegato che meriterebbe cinque ministri, non uno. Non solo quello del turismo ma anche quello della cucina, della moda, dell’artigianato, dell’accoglienza dei visitatori. Un ministro solo non può stare dietro a valorizzare tutti i tesori che abbiamo a casa nostra. Pensate al cibo italiano: è puro made in Italy che all’estero va protetto perché là promuovono alimenti come “Italiani”, e invece di italiano non hanno niente. Usano il nostro nome perché è sinonimo di qualità e sanno che funziona. Sapete che in America ho comperato una mozzarella fatta con il latte americano? Era amara, lasciava in bocca un sapore orribile, alla fine era quasi immangiabile. Sono napoletana e di mozzarelle me ne intendo. E’ finita che ho scritto al caseificio per obbligarli a scrivere sull’etichetta che quella non era per niente mozzarella italiana e non potevano spacciarla e farla pagare come tale. Sapete quanto costa un etto di prosciutto cotto realmente italiano a Los Angeles? Dieci dollari.”
Bocciata la gastronomia americana
“E ancora non vi ho parlato della verdura. E’ tutta gonfiata. Se compri un cetriolo loro, è enorme e costa quattro dollari. Ma se non lo metti in frigo, il giorno dopo lo trovi rimpicciolito, praticamente si è sgonfiato di due terzi perché ha perso acqua. E’ tutta roba coltivata sotto serra, gonfiata e che fa sentire gonfia anche te dopo che l’hai mangiata. E oltretutto non sa di niente. La nostra verdura invece è cresciuta all’aria e sotto il sole. E’ saporita e sana. In Italia poi abbiamo controlli rigorosi che fuori invece non ci sono. La buona cucina per loro è business, per noi è arte”.
Che bella promozione dell’azienda Italia
“Meritatissima, perché da noi tutto è meglio. Anche perché qui abbiamo un’umanità che negli Stati Uniti hanno perso. Vi faccio un esempio: se vai in un qualsiasi negozio italiano, puoi scambiare quattro chiacchiere mentre ti guardi in giro. Non è tutto finalizzato alla vendita. In America nessuno ti rivolge la parole se non ti conosce. Sono dei solitari, stanno sempre su inernet sul telefonino. Non mi piace questa cultura, quando arrivo parlo con tutti e me ne frego che loro siano misurati e pensino solo al lavoro, tanto che la cosa va a influire anche sulle loro famiglie”.
Perchè?
“Perché per non perdere un millimetro del potere che hanno acquisito lavorando sono disposti a tutto. Altro esempio, che riguarda però le classi più abbienti perché è una pratica costosa. Lo sapete che tantissime donne, più di quanto possiamo immaginare, fanno il primo figlio e poi per il secondo e terzo si affidano a madri surrogate? Non perché hanno problemi seri a procreare, come la totale infertilità per patologia o perché hanno avuto un cancro, ma perché così non rovinano il loro corpo e soprattutto non perdono giorni di lavoro per maternità. E’ una cosa che mi spaventa perché tuttora non riesco a immaginare cosa diranno ai figli una volta cresciuti: tu sei naturale, tu sei surrogato perché gli impegni non mi consentivano di portar avanti una gravidanza. Mancherà tutta una parte importante della loro vita: le foto di loro appena nati in clinica in braccio alla mamma, così come alle mamme l’emozione dell’allattare. Come fai a trasferire ad altri le tue emozioni a meno di non essere costretto da forza maggiore? Quelle non tornano più, sono uniche. Ma ormai le americane sono in un vortice che non capiscono questi ragionamenti da “mamma italiana”.
Però quando vengono qui rimangono incantati.
“Perché trovano tutta l’umanità che non hanno più. Non vedete che tutti, da George Clooney a Helen Mirren, da Sting a Elton John, hanno preso una casa da noi? In genere sono ville in luoghi isolati, come Villa Oleandra sul Lago di Como, come la masseria in Puglia della Mirren, case in Toscana e in Veneto. Lì vengono accolti come ospiti graditi, con grande calore. Possono andare a fare la spesa dal contadino, andare a piedi al baretto. Trovano il “fascino del paese” che loro, abitando in metropoli immense, non sanno più cosa sia”.
Insomma, non ti trasferirai negli Stati Uniti
“Sto riflettendo se aprire una filiale della mia agenzia a Los Angeles con lo scopo di valorizzare l’Italia attraverso il cinema, promuovere il nostro paese all’estero, portare giovani autori fuori perché abbiano nuovi canali di visibilità. Oppure per portare star hollywoodiani in Italia, attori e registi, per fargli conoscere tutto il nostro patrimonio culturale. Comunque andrei avanti e indietro, non starei più di un mese ogni tanto. Ho una famiglia io, un marito che ho scelto e di cui sono sempre innamorata e tre figli che ho fatto da sola, non li ho “delegati” a nessun’altra. Le donne italiane spesso trascurano sé stesse per gli altri membri della loro famiglia ma è scritto nel loro dna, nel nostro dna. Non è una costrizione, non facciamo delle rinunce di cui potremmo pentirci. Semplicemente diventiamo supermamme, con tutto programmato e con tutto sotto controllo. Si può fare”.
Sei estremamente razionale. Eppure, a detta di tuo marito che è devoto a Padre Pio, Tiziana Rocca è anche spirituale e religiosa.
“Per me la religione è importante, altrimenti non avrei tenuto così tanto a risposarmi con mio marito in chiesa lo scorso dicembre a 16 anni dal matrimonio in comune. E ho anche atteso a lungo, perchè aspettavamo i reciproci annullamenti. E’ stato un momento molto intenso perché abbiamo avuto i nostri figli intorno che hanno letto le lettura sull’altare. Mia figlia Cristiana mi ha fatto da damigella. Finalmente abbiamo potuto consacrare il nostro sentimento e la nostra famiglia davanti a Dio come sognavo fin da piccola. Però vivo questa mia spiritualità in modo molto interiore, prego non solo in Chiesa ma dove sento il bisogno di farlo senza esibirlo”.
Tuo marito è felice di avere una “tradizionale” moglie italiana?
“Più che “tradizionale” dire una moglie pratica, operativa, concreta: quello che dico mi piace farlo. Sono una donna d’onore, se dico che una cosa non si può fare, non si può fare e basta. Se dico sì, magari si fanno i salti mortali ma si mantiene la parola data. Credo che oggi sia una cosa rara perché le persone molto spesso parlano ma non fanno quello che dicono e le loro parole non hanno valore. Comunque sì, modestamente mio marito è un uomo fortunato”.