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Arriva “Germoglio”, il robot che sembra una pianta. Ecco a cosa servirà

Sembra un germoglio floreale fatto di circuiti e rotelle. Invece è un robot. Lo hanno progettato per crescere e allungarsi come una pianta.

È un congegno estendibile e flessibile. Lo si potrà usare nell’industria e nei magazzini per sollevare pesi o eseguire operazioni che richiedono di insinuarsi in spazi angusti.

A sviluppare il robot “germoglio” gli scienziati statunitensi del Massachusetts Institute of Technology (Mit). Gli inventori americani hanno presentato la loro creatura a Macao. L’occasione per farlo è stata la Conferenza internazionale su robot e sistemi intelligenti (Iros) dell’Istituto degli Ingegneri Elettrici ed Elettronici (Ieee).

L’elemento caratterizzante del robot-germoglio è la sua appendice flessibile. Si tratta in pratica di una sorta di “gambo” allungabile simile alla catena di una bicicletta. Una struttura capace di contorcersi in qualsiasi configurazione.

Resta comunque solida a sufficienza per sollevare carichi pesanti o esercitare la torsione necessaria ad assemblare componenti in spazi ridotti. Quando il compito è concluso, l’appendice viene ritratta, pronta per estendersi di nuovo in diverse lunghezze e conformazioni a seconda del nuovo compito da eseguire.

Equipaggiato con pinze, videocamere e sensori, il robot potrebbe insinuarsi nel sistema di propulsione di un aereo. Con l’obiettivo di avvitare un bullone allentato, oppure afferrare e spostare un prodotto su uno scaffale affollato di merci senza causare disordine.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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