Cinzia Fumagalli, giudice di “La prova del cuoco”, vincitrice di “Top Chef Italia Cup” nonché una delle maggiori chef del panorama gastronomico italiano, si è raccontata a noi di VelvetMag in un’intervista esclusiva. La sua idea di cucina nasce nel segno dei colori: “La mia cucina è colorata perché lo sono io”.
Colorata e imprevedibile: come nasce questa tua idea di cucina?
“Nasce perché volevo fare il liceo artistico, poi invece ho fatto il cuoco. Sono appassionata d’arte, ho un forte legame con l’arte e non poteva essere altrimenti”.
Parlando di arte e di colori: qual è il messaggio che vuoi comunicare attraverso i piatti ai tuoi commensali?
“La mia è una cucina un po’ complicata, io la definisco confusion. I miei commensali non sanno cosa stanno mangiando, glielo dico dopo. Non voglio che abbiano preconcetti ancora prima di mangiare. Io cucino quello che mi attira per colore, forma e odore. La spesa la faccio io, compro quello che mi piace. Posso dire con assoluta certezza che la mia è una cucina di colori e di contrasti perché sono io a scegliere ogni singolo alimento. La mia cucina cambia sempre. Mi affido ai colori, perché sono colorata io e so così di non poter sbagliare. Ho studiato molto gli alimenti e so come trattarli per non perdere i colori”.
Questo estro come si trasmette? Sei stata docente per diverso tempo: quale è stata la prima cosa che hai detto ai ragazzi?
“Devi avere passione, bisogna mettere amore in cucina, è l’unica cosa che conta davvero. Fai questo lavoro solo se sei mosso da amore vero. E’ una vita particolare, ti assorbe completamente. Vivi in funzione del tuo lavoro e se non lo fai per passione, non puoi farlo. Ai miei studenti ho sempre detto di farsi guidare dall’amore”.
Cambiamo argomento. Sei qui a Roma per partecipare in qualità di giudice a “La prova del cuoco”, come sta andando questa esperienza televisiva? qual è il tuo rapporto con le telecamere?
“Per me la tv è esattamente come la mia vita: come sono dietro lo schermo, così sono nella vita. Sono schietta e politicamente scorretta, dico quello che penso. Sono il giudice scomodo; se un piatto non mi piace lo dico e non mi tiro indietro mai. Non tutti lo apprezzano. Il primo mese è stato un massacro mediatico; sui social mi hanno presa di mira, ho ricevuto anche minacce di morte“.
Come hai affrontato gli haters?
“La gente a volte non sa cosa fa; io vado in onda a mezzogiorno e gli utenti sono mamme, nonne, non mi piace che usino termini così forti. A volte ho querelato, altre volte li ho chiamati e affrontati a viso aperto. I leoni da tastiera restano tali solo finché non gli rispondi. Io sono una che non subisce, anzi, combatto sempre”.
Lo hai dimostrato anche a “Top Chef Cup”: hai lottato e hai vinto…
“Il primo anno è stata dura, tutti gli altri cucinavano in funzione di qualcosa di già visto, qualcosa che già esisteva. Io sono creativa, ho inventato i piatti dal nulla: ho rischiato, certo, ma i giudici lo hanno apprezzato. Le cose facili non mi piacciono. Questo modo di fare mi ha premiata; quando ho presentato il mio menu per la finale ho detto ai giudici di aver già vinto perché avrebbero assaggiato ciò che usciva dalla mia testa e non da sotto la cloche. E ho vinto. Conosco gli ingredienti molto meglio di altri e ho sorpreso i giudici”.
C’è un messaggio che vuoi comunicare ai nostri lettori?
“Mi sta a cuore un argomento, sì. Io non sono per le quote rosa, credo molto nella meritocrazia, ma quello della cucina è un mondo particolare, chiuso. Vincono e vanno avanti gli uomini, per le donne è più difficile. E’ un lavoro maschile, le donne devono sgomitare e trasformarsi. Io tengo duro, non potrei fare niente altro che questo. Il mio parco giochi è il mercato esquilino, la mia vita è questa e lotterò finché ne ho la forza“.