Ludovico Fremont: “Sono cresciuto tra colori, danza e pennelli; l’arte è dentro di me” [INTERVISTA ESCLUSIVA]
Ludovico Fremont è un attore italiano noto al grande pubblico per aver preso parte a pellicole cinematografiche e televisive di grande valore e per aver portato sui palcoscenici teatrali di tutta Italia il suo amore per la recitazione.
In questo periodo è in tournée con “Per favore non uccidete Cenerentola”, testo vincitore del Premio “Una commedia in cerca di autori 2018” e di cui Fremont è protagonista. Lo spettacolo andrà in scena da domani 28 novembre fino al 15 dicembre al teatro Martinitt di Milano.
Noi di VelvetMag abbiamo avuto il piacere di intervistarlo: ecco cosa ci ha raccontato…
Ludovico, sei figlio d’arte: mamma ballerina, papà pittore, cosa ha portato te a scegliere la recitazione?
“I miei ricordi di bambino sono l’odore della pece, che le ballerine usano per le punte, del talco e della pittura a olio. L’arte era in ogni dove, vedevo i miei tra danza, colori e pennelli, era inevitabile che respirassi un’aria pregna di bellezza. Il punto è che da bambino non pensavo di avvicinarmi alla recitazione: sono sempre stato un patito di moto, il mio sogno era gareggiare con le moto. Poi, come spesso accade nella vita, le cose capitano per caso, chiamalo destino, se vuoi. Durante le scuole medie, al Collegio Nazzareno, ho fatto un corso di teatro e dopo due anni un aiuto-regista che lavorava per la Rai venne a scuola e cercava volti nuovi per le fiction, da lì è nato tutto. A volte si dice che le cose nascono per gioco, nel mio caso è stato così; ma era un gioco molto serio, fatto di regole che io ho rispettato fin dall’inizio”.
E’ iniziata così. Quando hai capito che quella sarebbe stata la tua strada, hai preso a frequentare l’accademia Silvio D’Amico…
“Sì, quando mia madre mi chiese se questo mestiere mi piacesse davvero, ho capito di doverlo mettere a frutto. Per entrare in accademia ho dovuto affrontare una serie di prove molto complesse, ma ce l’ho fatta e ho imparato molto. Posso dirti anche che gli anni trascorsi in accademia sono i più belli in assoluto. Difficili, certo, ma indimenticabili. Da lì ho avuto modo di iniziare a lavorare con Luca Ronconi e Mariangela Melato e adesso lo vedo come qualcosa di eccelso, che capita a pochi nella vita. Mi sento fortunato”.
Da quel momento cinema, teatro e televisione. Come vivi questi tre aspetti della recitazione?
“Ogni ambito è differente, ognuno mi dà e mi ha dato delle emozioni diverse. Il teatro mi permette di stare a contatto con il pubblico, di avere un rapporto empatico con la platea, immediato, ed è bellissimo”.
Ecco, parliamo proprio di teatro. Attualmente sei parte attiva di tre diverse produzioni: “Tre attori in affitto”, “L’isola magica – Shakespeare In Dream” e “Per favore non uccidete Cenerentola”; come fai a conciliare tutti i ruoli, qual è il segreto?
“Il teatro è questo, bisogna sapersi adattare. Amo il mio lavoro, a volte è faticoso, ma non lo cambierei con niente. Ogni volta ho un pubblico diverso di fronte e un attore deve essere capace di leggere nello sguardo della platea. Io lo faccio sempre, riesco a leggere chi ho di fronte. Riguardo ai ruoli, interpreto parti talmente diverse tra loro! In uno spettacolo sono un romanaccio, in uno Shakespeare e nell’altro ancora un padre vedovo. L’accademia mi ha aiutato molto in questo senso: mi ha fornito le basi per affrontare le parole, i testi e le atmosfere. In “L’isola magica – Shakespeare In Dream”, diretto da Elisa Barucchieri, la sorella di Elena Sofia Ricci, interpreto il Bardo e apro lo spettacolo con un monologo che dura più di quattro minuti. In quel caso lì, le parole sono fondamentali, i gesti sono quasi nulli, come vuole la tradizione teatrale anglosassone; devo arrivare al pubblico con la sola forza delle parole. Una grande emozione. Sto lavorando anche con Andrea Preti – “Tre attori in affitto”, ndr -, c’è un’ottima sinergia, è una persona che stimo molto”.
Da domani – 28 novembre, ndr – al 15 dicembre sarai al teatro Martinitt di Milano con “Per favore non uccidete Cenerentola”, cosa puoi raccontarci?
“Cenerentola è la nostra parte più intima, quella che cerchiamo di tenere nascosta. Ognuno porta dentro di sé qualcosa di segreto, misterioso, che non vuole fare uscire, in parte anche a causa di una società che impartisce degli schemi ben precisi. Glauco, il mio personaggio e protagonista, vive una vera e propria crisi, vorrebbe far venire fuori la sua “Cenerentola”. E’ una tragedia narrata in chiave comica, un argomento importante raccontato con apparente leggerezza. Glauco è un vedovo i cui figli stanno per abbandonare il nido, viene perseguitato dal fantasma della moglie e da un amico immaginario, che poi in realtà esiste, e questa cosa lo aiuta a guardarsi dentro. Mi fermo qui, ho svelato già troppo…”
Ludovico attore, Ludovico uomo. Oltre alla passione per il teatro, c’è una altra bella storia da raccontare che porta i nomi di Regina Amelie e Simona. Sei felice?
“Sono molto felice. E’ tutto molto bello, c’è mia figlia, ci sono i figli di Simona, siamo una grande famiglia che con un termine attuale chiameremmo “allargata”. Sai, proprio con Regina Amelie mi è capitato, negli ultimi giorni, di vivere un bellissimo momento padre figlia. Passeggiavamo per Roma e lei ha visto un cartellone pubblicitario di “Per favore non uccidete Cenerentola” e mi ha detto: ‘papà quello sei tu, hai i capelli bianchi?’ le ho detto di sì, che per lo spettacolo dovevo essere così, e lei mi ha detto che voleva diventare un’attrice, anzi, un attore, proprio come me! Le ho detto di sentirsi libera di fare quello che più le piace, sai cosa mi ha risposto? ‘Allora voglio fare tutti gli sport!’ (ride, ndr). Deve essere libera di fare ciò che le piace e deve sapere che dietro ogni traguardo c’è un grande impegno”.