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Una Barbie come Bebe Vio: “La campionessa ispira le bambine”

Arriva per le bambine italiane e non solo una nuova bambola, unica nel suo genere. È una Barbie One of a kind, in copia unica, cioè. E con le sembianze di un personaggio celebre: l’atleta paralimpica e plurimedagliata Bebe Vio.

“Se sembra impossibile allora si può fare” è il motto di Bebe Vio, il cui valore come modello per le bambine ha spinto Mattel a dedicarle appunto una Barbie.

La “Mini Bebe” conclude le celebrazioni per i 60 anni della bambola più famosa del mondo. Un giocattolo storico e intramontabile che fin dal 1959 ebbe un successo impressionante fra le bambine di mezzo mondo. Ora la versione unica che riproduce le sembianze di Bebe Vio.

La campionessa paralimpica, oltre a tutto quello che sappiamo di lei, ha fondato assieme ai propri genitori Art4sport, una onlus che aiuta i bambini amputati ad integrarsi nella società attraverso lo sport. Insieme a Chitra, piccola atleta di 8 anni che fa parte dell’associazione, Bebe sarà protagonista di un video “ispirazionale” di Barbie.

Il consiglio di Bebe Vio per le bambine? “Sorridi sempre, anche se non ne hai voglia. Quando sembra che tutto vada storto cerca di riderci sopra. Senza ironia e, soprattutto senza autoironia qualsiasi difficoltà diventa un peso enorme da sopportare. A riderci su, invece, si alleggerisce anche il momento più difficile”.

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Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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