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Inge Morath, la prima fotoreporter donna della Magnum in mostra a Roma

Inge Morath, Marylin Monroe sul set di “Misfits”, Nevada, 1960

Inge Morath: una passione per la fotografia lunga una vita intera. La capitale celebra la prima fotoreporter donna della famosa agenzia Magnum Photos, con la mostra intitolata per l’appunto Inge Morath. La vita. La fotografia, aperta fino al 19 gennaio 2020 al Museo di Roma in Trastevere. La scelta di organizzare la retrospettiva proprio nella Città Eterna deriva dal fatto che la fotografa austriaca si recò spesso a Roma, la prima volta nel 1954.

A cura di Marco Minuz, Brigitte Blüml-Kaindl e Kurt Kaindl, la personale intende raccontare le principali esperienze professionali ed umane della Morath, attraverso circa 140 fotografie e decine di documenti originali. Viaggiatrice instancabile, poliglotta e di profonda cultura, la fotografa nacque a Graz, in Austria, nel 1923; crebbe in un ambiente intellettuale, poi si trasferì a Berlino per studiare lingue romanze all’Università.

Inge Morath, Alberto Giacometti nel suo studio, 1958

Iniziò a fotografare nel 1951 a Londra e nel 1953 entrò ufficialmente a far parte di Magnum Photos come fotografa. Tra il 1953 ed il 1954, seppur portando a termine i suoi primi incarichi in autonomia, diventò assistente di Henry Cartier-Bresson, fotografo conosciuto a livello internazionale che per lei rappresentò un modello.

Agli anni ’50 risale anche un primo soggiorno a Venezia, durante il quale prese corpo la passione di Morath per la fotografia, sfociata in una serie di scatti realizzati in luoghi della Laguna poco frequentati e popolari. A questo soggiorno ne succedette un altro più lungo nell’autunno del 1955, finalizzato ad eseguire delle fotografie per il volume illustrato “Venice Observed” della storica dell’arte Mary McCarthy.

Invece, a Roma tornò nel 1960 per un lavoro su commissione: fotografare la bellissima attrice Rosanna Schiaffino nella sua abitazione romana. Tuttavia, il suo primo reportage importante dedicato ai “Preti operai” risale al 1953. Come già accennato, è in questi anni che si aprirà il sodalizio con Henri Cartier-Bresson: nel 1960, infatti, la Morath lo accompagnerà a Reno per lavorare sul set de Gli spostati, il film diretto da John Huston con Marilyn Monroe e Clarke Gable. Lì scatterà alcuni dei suoi ritratti più belli, come per esempio quello ad una splendida Marilyn Monroe intenta a provare dei passi di danza fuori dal set. In questa occasione, la fotografa incontrerà anche lo scrittore e drammaturgo Arthur Miller, sceneggiatore della pellicola, che sposerà nel 1962.

L’attrice americana non fu la sola ad essere immortalata. Oltre a lei, Morath riuscì a cogliere l’anima più profonda di grandi artisti – come per esempio di Henri Moore, Alberto Giacometti, Jean Arp e Pablo Picasso – oltre a quella di scrittori come André Malraux, Doris Lessing, Philip Roth e di celebrità come Igor Stravinskij, Yul Brynner, Audrey Hepburn, Pierre Cardin e Fidel Castro.

Inge Morath, Un lama a Times Square, New York, 1957

Da citare è senza dubbio anche il periodo newyorchese della fotografa: Morath si recò infatti nel 1957 nella Grande Mela per realizzare un fotoreportage per conto dell’agenzia Magnum. Fotografò il quartiere ebraico, la vita quotidiana della metropoli americana e molti ritratti di artisti con cui strinse amicizia. Risale a questo periodo la celebre fotografia del lama che esce dal finestrino di un taxi, in quanto parte di un più ampio progetto a proposito degli animali impiegati sui set cinematografici.

Dopo aver lavorato fra Austria e Slovenia, verso la fine del 2001 Inge Morath tornò negli Stati Uniti: lì purtroppo morirà il 30 gennaio 2002. In seguito alla sua scomparsa, la famiglia chiese a Kurt Kaindl e a Brigitte Blüml-Kaindl di catalogare le sue opere. Nella macchina fotografica fu trovato un rullino ancora da sviluppare. Tra gli scatti, un’ultima, commovente fotografia che ritrae una pianta secca appoggiata sopra a un autoritratto eseguito a Gerusalemme nel 1958. Il suo viso è nascosto delle foglie di una pianta senza vita, attraverso le quali i suoi occhi guardano verso l’eternità.

Inge Morath, Senza titolo (dalla serie della Maschere con Saul Steinberg), 1962

Inge Morath. La vita. La fotografia

A cura di Marco Minuz, Brigitte Blüml-Kaindl e Kurt Kaindl

Museo di Roma in Trastevere

Piazza S. Egidio, 1/b

 

30 novembre 2019 – 19 gennaio 2020

Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)

Per orari, biglietti e costi visitare

www.museodiromaintrastevere.it

www.mostramorath.it

Manuela Valentini

Arte&Cultura

Manuela Valentini lavora tra Roma e Bologna. Laureata in Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Bologna, è curatrice indipendente di mostre d’arte contemporanea in Italia e all’estero. Tra i vari progetti realizzati, si ricorda New Future – una collettiva promossa da Visioni Future, MAMbo e BJCEM – durante la quale sono stati presentati i lavori di tredici artisti visivi selezionati al W.E.Y.A World Event Young Artist di Nottingham. Ha inoltre curato un focus a proposito dell’arte giovane italiana in occasione di Mediterranea 16, la sedicesima edizione della Biennale dei Giovani Artisti del Mediterraneo. Infine, nel 2014 ha portato un’installazione di Marcos Lutyens in esposizione al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. Iscritta all’ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna, si è occupata di due rubriche (Ritratto del curatore da giovane e L’altra metà dell’arte) per Exibart – per cui continua a scrivere – ma l’esordio in ambito giornalistico è avvenuto nel 2010 sulle pagine culturali de Il Resto del Carlino.

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