Donald Trump (foto in alto) è il terzo presidente Usa messo in stato d’accusa con la procedura di impeachment dopo il voto alla Camera dei Rappresentanti di ieri 18 dicembre. Prima di lui – sottolinea Claudio Salvalaggio dell’Ansa – sono finiti a giudizio solo Andrew Johnson nel lontano 1868 e Bill Clinton nel 1998. Entrambi sono stati assolti in Senato, come succederà con ogni probabilità in gennaio anche al tycoon. Una granitica maggioranza repubblicana nella Camera alta del parlamento dovrebbe garantirgli la salvezza politica.
Richard Nixon invece si dimise nel 1974 prima di essere imputato. Due i capi di imputazione per “The Donald”: abuso di potere per le pressioni su Kiev per far indagare il suo principale rivale nella corsa alla Casa Bianca, Joe Biden. E l’ostruzione al Congresso per aver bloccato testimoni e documenti. Il voto della Camera è arrivato ieri dopo settimane di aspre polemiche. A seguito di un lungo, a tratti velenoso dibattito in un ramo del Congresso saldamente controllato dai democratici.
Nel giorno più buio della sua presidenza, il tycoon ha aspettato la votazione prima twittando dalla Casa Bianca e poi tenendo un comizio in Michigan. Ossia nello Stato cruciale per la sua rielezione. È lì che ha saputo la notizia ma ha reagito come sempre attaccando, osannato dalla folla che gridava “altri quattro anni”. “Non abbiamo fatto nulla di sbagliato. Abbiamo l’appoggio del partito repubblicano”, ha esordito. “Dopo tre anni di caccia alle streghe, bufale, vergogne, truffe, i democratici stasera stanno cercando di annullare il voto di decine di milioni di patrioti americani”, ha denunciato. E ha quindi accusato l’opposizione di “abuso di potere”.
“Questo è il primo impeachment dove non c’è un reato“, ha incalzato, convinto che sarà un “suicidio politico” per i democratici. La sua bestia nera, però, resta Nancy Pelosi, la speaker della Camera dei Rappresentanti. La donna che ha portato il Partito democratico al varare l’impeachment.
“Trump non ci ha dato altra scelta – ha dichiarato Pelosi -. Il presidente ha violato la costituzione e resta una costante minaccia per la sicurezza del nostro Paese e l’integrità delle nostre elezioni”. Nel frattempo a Washington, davanti a Capitol Hill, la sede del Congresso, centinaia di attivisti manifestavano a sostegno dell’impeachment. I sondaggi mostrano un Paese spaccato a metà. Ma nel frattempo il gradimento del presidente sembra salire, stando all’ultimo sondaggio di Gallup: dal 39% di quando è iniziata l’indagine all’attuale 45%.