Capodanno Alternativo: così si chiama l’iniziativa sociale che da anni a Roma, coinvolge giovani di diversi paesi del mondo. Un’esperienza di solidarietà che ragazzi provenienti dall’Italia e non solo, decidono di vivere in un giorno particolare come quello dell’ultimo dell’anno, rinunciando alle feste mondane.
Abbiamo raggiunto Damiana Turati, sorella della congregazione delle suore della carità e responsabile dell’evento, e Anna Martelli, una giovane che ha partecipato all’edizione 2018 del Capodanno Alternativo e ha deciso di ripetere l’esperienza anche nel 2019.
L’aggettivo ‘alternativo’ rivela che l’esperienza ha qualcosa di diverso, di non usuale rispetto a ciò che abbiamo l’abitudine di chiamare ‘capodanno’. Ci sarà il veglione: attenderemo il passaggio dell’anno con gli ospiti dell’Ostello Caritas Don Luigi Di Liegro a Roma. L’esperienza del Capodanno alternativo comincia il 28 dicembre sera e per tre giorni un gruppo di giovani provenienti dall’Italia, da Malta e dall’Albania svolgeranno un servizio di volontariato alla mensa e all’Ostello, crescendo nell’amicizia tra di loro e creando legami, sebbene non ci sia il tempo di andare in profondità, con gli ospiti della struttura. In questi anni l’esperienza è stata realizzata in luoghi diversi, non solo a Roma. Lo stile che caratterizza l’esperienza del Capodanno Alternativo, e le altre iniziative che portano la nostra firma, tiene conto di spazi di fraternità e condivisione, di tempi di ascolto della Parola e preghiera, di occasioni per sperimentarsi in un servizio agli ultimi ed emarginati, il tutto in una quotidianità fatta di piccoli gesti e attenzioni che fanno compiere un percorso dall’io al tu e in una esperienza di internazionalità.
L’iniziativa è nata molti molti anni fa (il suo inizio si perde nella nostra storia) come intuizione delle Suore della Carità di S. Giovanna Antida. Inizialmente, la proposta era fatta a giovani provenienti da un’unica area geografica. Passo dopo passo, l’esperienza è diventata unitaria, coinvolgendo suore e giovani su tutto il territorio
italiano, fino a passare il mare con Malta, la Romania, l’Albania. Un tempo particolare quello delle feste di Natale e Capodanno che si presta ad un’esperienza ‘diversa dal solito’. L’intuizione di farsi sorelle in cammino accanto ai giovani per far conoscere loro la bellezza del fare della propria vita un dono agli altri.
L’esperienza coinvolge giovani, ragazzi e ragazze, dal 18 ai 35 anni che aderiscono per passaparola di amici, per invito delle comunità delle suore della carità presenti sul territorio o dei parroci di riferimento, per volantinaggio o proposta fatta personalmente. Un’èquipe di suore della carità vive insieme ai ragazzi, ospitati con sacco a pelo e spirito di adattamento, nella loro casa a Roma.
Non so se posso parlare di soddisfazione. Sono contenta quando il feed back dei giovani è positivo. Posso dire che tutti sono toccati da qualcosa e tutti tornano a casa con qualcosa da custodire nel cuore che, se vogliono, permette loro di crescere. E se un giovane, anche uno solo, ritorna a casa avendo scoperto un elemento in più nel suo cammino di vita, allora abbiamo raggiunto l’obiettivo.
Che ciascun giovane che parteciperà arrivi a riconoscere qual è la stella che dà senso al suo andare e trovi il coraggio, la passione e la libertà necessarie per seguirla.
Circa 2 anni fa ho conosciuto Suor Dorina che ha partecipato ad una serie di incontri che si tenevano a S.Sigismondo a Bologna, una chiesa che si trova in mezzo alla zona universitaria e vuole un po’ essere un ritrovo per gli studenti. Il sacerdote che teneva gli incontri mi ha proposto di partecipare al Triduo pasquale e mi ha dato il numero di cellulare di Suor Dorina. E si sa che quando dai il tuo numero di cellulare ad una suora poi verrai sommerso dalle proposte più disparate!
Non esattamente, diciamo che nella mia vita ho fatto parecchie ‘cose strane’, come andare in vacanza con gli anziani ospiti di una casa di riposo quando avevo 15 anni. La cosa che rende unica l’esperienza del Capodanno Alternativo è che non è solo servizio. Nelle altre esperienze a cui ho partecipato si faceva sempre e solo servizio, come se nei pochi giorni che dedichi agli altri dovessi correre sempre per recuperare il tempo che hai dedicato alla tua vita e non tieni mai un secondo per te. Alla fine dell’esperienza sei come centrifugato e non sai neanche più cosa hai provato mentre servivi. Invece le suore della Carità alternano momenti di preghiera comunitaria e di preghiera personale al servizio e così il servizio che fai acquista un senso e ti aiuta a crescere.
Tanti è una parola grossa! L’anno scorso al Capodanno Alternativo eravamo 25 e direi che è un gruppo di dimensioni giuste per potersi conoscere un po’ tutti e poter condividere l’esperienza. La cosa bella è che era un gruppo internazionale. All’inizio eravamo ben divisi, anche perché la barriera linguistica non è facile da superare, ma dopo un paio di giorni abbiamo risolto il problema ignorando la grammatica inglese e tutto è diventato più fluido.
Penso in parte la curiosità di vivere qualcosa di nuovo e il desiderio di non sentirsi sempre chiedere “cosa fai a Capodanno?”. Ma la motivazione più forte, almeno per me, è la ricerca di un senso. Tante volte cammino per strada e mi accorgo che nessuno, tranne i bambini, guarda negli occhi le persone che chiedono l’elemosina sedute per terra. Io abito a Bologna e quando cammini per il centro la gente è praticamente schifata dal fatto che così tanti senza tetto ‘rovinino’ la bellezza unica dei portici bolognesi. Assolutamente nessuno si ferma a salutare o a
fare due chiacchiere. Tante volte mi chiedo:” Perché io sì e loro no?”. Io cercavo un senso al mio tempo, un senso a una festa che porta a sperimentare gli eccessi alla ricerca di un momento di oblio. Perché spesso l’inizio di un nuovo anno non è pieno di promesse e di buoni propositi, ma solo della paura di buttare via un altro anno della
tua vita, come hai fatto con quello appena concluso. Ma che senso ha cambiare, se alla fine la vita te la tieni tutta per te?
Sì, è stata una bellissima esperienza che mi ha fatto crescere molto. Piena di incontri. Ma non è tutta rose e fiori. E’ stata anche un’esperienza molto faticosa perché a volte ti ritrovi a non poter fare niente. Quando chi hai davanti non vuole aiuto, oppure vorrebbe più di quel che puoi materialmente fare. Arriva il senso di inutilità che per me è difficile da combattere, molto più spaventoso della fatica fisica.
Secondo me ognuno ha la sua strada per incontrare chi viene messo al margine. Quindi non direi che il Capodanno Alternativo è per tutti, ma è per tutti quelli che desiderano un incontro profondo sia con sé stessi che con i meno fortunati.
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