“Morte all’America”. Scandendo a gran voce questo grido migliaia di iracheni hanno partecipato nella mattina del 4 gennaio a Baghdad al corteo funebre del generale iraniano Qassem Soleimani. Le forze armate statunitensi hanno ucciso l’alto papavero del regime di Teheran in un raid aereo avvenuto nella note fra il 2 e il 3 gennaio.

Gli americani però non si fermano. Hanno ucciso il 4 gennaio, in un nuovo raid aereo sull’Iraq, un importante comandante del gruppo paramilitare iracheno filo-iraniano Hashed Al Shaabi. Si teme ormai un’escalation del terrore e della tensione fra gli Usa – e di riflesso tutto l’Occidente – e l’Iran. Il presidente degli Usa, Donald Trump, ribadisce di non volere la guerra. Tuttavia aggiunge che “siamo pronti a qualunque risposta sia necessaria“.

Secca la replica della guida suprema iraniana Ali Khamenei, che, sinistramente, lo avverte: “Prepara le bare“. A Teheran, capitale dell’Iran, decine di migliaia di persone sono scese in piazza. Hanno sfilato in corteo per una  manifestazione di protesta contro i “crimini” degli Usa. La morte del generale Soleimani, colpito da un drone, sembra avere scosso il Paese.

Secondo il presidente Usa, tuttavia, il generale doveva essere ucciso prima. “Ha ucciso o ferito gravemente migliaia di americani durante un lungo arco di tempo e stava complottando per ucciderne molti altri… ma è stato preso!” ha twittato Donald Trump. Secondo lui Soleimani “è stato direttamente e indirettamente responsabile per la morte di milioni di persone. Doveva essere fatto fuori molti anni fa!“.

Gli Stati Uniti hanno deciso di inviare altri 3.500 soldati in Medio Oriente. Lo hanno riferito tre funzionari della Difesa e un ufficiale militare a Nbc News. Le nuove truppe saranno dispiegate in Iraq, Kuwait e altre parti della regione in risposta alle minacce giunte dopo la morte del generale.

Gli Usa “devono cominciare a ritirare le loro forze dalla regione islamica da oggi, o cominciare a comprare bare per i loro soldati”. Così, invece, ha affermato il vice capo delle Guardie della rivoluzione iraniane, Mohammad Reza Naghdi, citato dall’agenzia Fars. Naghdi ha aggiunto che “il regime sionista (Israele, ndr.) dovrebbe fare le valigie e tornare nei Paesi europei, da dove è venuto, altrimenti subirà una risposta devastante dalla Ummah islamica”. “Possono scegliere – conclude l’ufficiale iraniano – a noi non piacciono gli spargimenti di sangue”.