Vengono al pettine i nodi del Movimento Cinque Stelle. La creatura politica di Beppe Grillo e dei Casaleggio è a un bivio. Non solo per quanto riguarda strategie e obiettivi politici ma anche e soprattutto per il ruolo e l’identità di chi deve “comandare”.
Al centro di crescenti contestazioni più o meno aperte c’è, naturalmente, il capo politico: Luigi Di Maio. Una della maggiori critiche che gli vengono mosse riguarda l’accumulo di cariche, da quella di ministro degli Esteri a quella di tesoriere dei pentastellati. Ma adesso, secondo quanto scrive sul Corriere della Sera Emanuele Buzzi, Di Maio non sarà più tesoriere. Rinuncia, dunque, a tenere i cordoni della borsa, come si dice, per la gestione delle casse di M5S.
Voci sempre insistenti, scrive il Corriere, indicano però un possibile “strategico” passo indietro in vista di una nuova gestione collegiale del Movimento Cinque Stelle. Teoricamente il ministro degli Esteri potrebbe conservare e rinnovare la carica di tesoriere che ricopre dal 2017 e che scade a settembre di quest’anno. Ma non lo farà.
Intanto però ha rilanciato gli Stati generali del Movimento del prossimo marzo. E, durante un comizio in vista delle elezioni regionali in Calabria, ha sottolineato che “il solo capo politico non ce la può fare” a guidare il Movimento. Alla manifestazione pentastellata degli Stati generali del Movimento non sarà presente il premier Giuseppe Conte. “Gli Stati generali non sono una festa come Italia 5 Stelle, ma un momento di riflessione interna a un partito”, commentano fonti di Palazzo Chigi citate dal Corriere della Sera.