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Blue Monday 2020, la tristezza e qualche consiglio per superarla

Il terzo lunedì di gennaio, quest’anno il 20 gennaio, è il Blue Monday. Il giorno più malinconico e triste dell’anno. Lo ha decretato agli inizi degli anni 2000 Cliff Arnall, uno psicologo dell’Università di Cardiff in Galles. Come riporta online l’Ansa, Arnall ha teorizzato il Blue Monday in base e convinzioni di psicologia e di matematica. Lo psicologo britannico ha preso in considerazione una serie di variabili. Fra esse il meteo, i sensi di colpa, ma soprattutto la difficoltà di riprendere la routine a pieno regime avendo alle spalle le vacanze di Natale. E, soprattutto, vedendo quelle estive come lontanissime.

Da qualche anno si parla molto del Blue Monday: c’è chi consiglia come antidoto di fare il back up fotografico ai ricordi. Chi invece lo combatte con i cibi del buonumore. Chi, infine, va al lavoro “accompagnato” dal cane. Al di là della giornata in sé, per molte persone è questo un periodo dell’anno caratterizzato dalla malinconia. Nel mondo anglosassone si parla infatti di Winter Blues perché siamo nel pieno dell’inverno. Non solo. Siamo anche all’inizio di un nuovo anno e già con l’ansia di come andrà. Gli psichiatri parlano di disturbo affettivo stagionale (SAD) che riguarda quelle persone che hanno un serio cambiamento d’umore al cambiare delle stagioni, in particolare quella invernale.

E allora facciamo i conti con questo stato d’animo che sbanda sul negativo e affrontiamolo. La solitudine, ad esempio, può essere una risorsa. Stare da soli vuol dire mettersi in ascolto di sé, delle proprie emozioni, del proprio mondo interiore. È un modo per poter riconoscere i propri bisogni e non cadere in una serie di dipendenze, soprattutto emotive: dal partner, dagli amici, da una figura di riferimento. Proprio per questo imparare a stare da soli è un passo importante verso la costruzione di un’autostima solida. Occorre riempire i momenti di solitudine coltivando, ad esempio, nuove passioni e dando “appuntamenti regolari” a se stessi per ritrovarsi.

I buoni propositi siano uno stimolo, non un incubo. Se gli obiettivi fissati a inizio anno iniziano già a tentennare, si può provare a riformularli. Proviamo a dire non quello che vogliamo fare (andare in palestra, dimagrire, imparare l’inglese ecc.) ma come vogliamo sentirci (felici, in forma, competenti sul lavoro ecc.). Partendo dalle sensazioni che si desidera provare, sarà più facile trovare il “modo giusto” per ottenerle. Gli obiettivi che riusciamo a raggiungere sono solo quelli che ci interessano davvero, non quelli ritenuti socialmente accettabili.

Occorre poi coltivare la gratitudine per vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. Quando siamo tristi tendiamo a concentrarci sulle nostre mancanze e non siamo obiettivi. Un esercizio semplice, ma molto efficace per apprezzare i lati positivi della vita è quello di provare a scrivere ogni sera da 3 a 5 motivi, piccoli o grandi, per cui vi sentite grati. Con questa nuova abitudine, a furia di scriverle vi renderete conto che nella vita ci sono già tante cose belle.

Per superare il Blue Winter è indispensabile capire che la felicità è adesso. Scegliere di essere felici ora: i problemi e gli inconvenienti sono all’ordine del giorno perché la vita perfetta, così come noi la vorremmo, non ci sarà mai. Se continuiamo a ripetere a noi stessi “sarò felice quando…” la felicità non arriverà mai. La felicità è una scelta. Si deve scegliere se perseguirla a prescindere da tutte le variabili che ci circondano.

Finite le feste sentite quel senso di malinconia e tristezza

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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