È atteso per la serata di oggi 20 gennaio il primo responso del Senato sulla richiesta di autorizzazione a procedere, da parte della magistratura, nei confronti di Matteo Salvini. L’accusa verso il leader della Lega è di aver sequestrato cento migranti trattenuti alla fine luglio 2019 a bordo della nave Gregoretti. In quel momento Salvini era ministro dell’Interno e impose di non far sbarcare subito la nave della Guardia Costiera italiana che aveva tratto in salvo dal naufragio decine e decine di persone.
Il voto del 20 gennaio arriverà dopo giorni di polemiche sullo slittamento della seduta della Giunta per le immunità. Un rinvio che i partiti di maggioranza avevano chiesto per togliere al leader della Lega possibili vantaggi nella corsa per le regionali di domenica prossima 26 gennaio. Oggi, invece, l’organo parlamentare presieduto da Maurizio Gasparri si riunirà per votare la relazione da presentare in Aula il 17 febbraio. Qual giorno l’Assemblea dirà l’ultima parola sulla richiesta del Tribunale dei ministri di Catania.
Matteo Salvini, dal canto suo, alza il tiro. Se fino a qualche giorno fa la linea era quella del “no al processo”, da alcuni giorni chiede ai suoi senatori di votare invece per il sì. Secondo i suoi avversari vuole giocarsi la carta di “martire della giustizia” nell’ultima settimana di campagna elettorale prima del voto in Emilia Romagna. “Guareschi diceva che ci sono momenti in cui per arrivare alla libertà bisogna passare dalla prigione. Siamo pronti, sono pronto“, ha detto oggi il leader della Lega a margine di un’iniziativa elettorale della Lega a Comacchio.
“È sempre lo stesso film, Salvini ancora una volta fa uso politico della giustizia. Sta costruendo un ‘battage’ politico perché pretende l’impunità”, taglia corto il segretario del Pd Nicola Zingaretti ai microfoni di Rtl 102.5. Ma in Giunta, che si riunirà nel pomeriggio, è previsto il caos. Perché, se è difficile che alla fine i senatori leghisti accontentino il capo, è quasi sicuro invece che la maggioranza non si presenterà.
Per togliere al leader della Lega l’alibi di una condanna da spendere nella settimana decisiva per le regionali. Tra i membri di maggioranza – sei del M5s, tre di Iv, uno del Pd, due del Misto – si cerca una linea comune e l’orientamento che sembra prevalere è quello di disertare l’appuntamento. In questo modo la maggioranza lascerebbe mano libera agli avversari per poi ribaltare il voto in Aula. Alla fine, se così dovessero andare le cose, si darebbe via al processo penale nei confronti dell’ex ministro dell’Interno.