Le lenzuola bianche stese ad asciugare tra le siepi di rosmarino e le panchine in pietra del giardino del chiostro di Aubazine, ricostruito sotto le volte del Grand Palais. E doveva avere proprio quel sentimento di struggente malinconia il luogo dove Coco Chanel bambina, dopo la perdita della mamma, visse i suoi primi anni, l’orfanotrofio dell’abbazia che accompagnò la formazione, anche del gusto di colei che sarebbe divenuta una delle più grandi e rivoluzionarie stiliste della moda di tutti i tempi.
Tra vialetti in ghiaia e intorno alla fontana in granito, sfilano le “mademoiselle” di oggi con il pensiero ad allora, in abiti da giorno fermi sotto il ginocchio, il bianco, grigio e nero, reso luminoso dai ricami in cristallo, il senso del grembiule, e della bellezza infantile e in quelle calzette bianche che cadenzano le uscite, i larghi e squadrati colli in pizzo.
Anna Mouglalis su Coco Chanel: “Sembra davvero un romanzo”
“C’è il senso di una poesia romantica, con il retrogusto di dolcezza”, ci dice l attrice francese Anna Mouglalis, attenta interprete sul grande schermo della figura di Coco Chanel. “La vita della stilista sembra davvero un romanzo, ma lei è riuscita a farci capire come le donne, quando vogliono, possano essere più forti degli eventi senza perdere un briciolo di femminilità”.
La forza è in quegli abiti, quasi una divisa in tweed, per il giorno, la poesia nelle creazioni da sera, il bianco e il nero, arricchito da piume, gli scolli profondi, le maniche gioiello, i grandi petali delle camelie che diventano gonna per il più romantico degli abiti sognati da bambina. E che sulle passerelle della Haute Couture parigina ci sia un retrogusto di malinconia unito a una potente dolcezza, lo dichiara apertamente la straordinaria sfilata Armani Privé, una delle più belle viste fino ad ora e in assoluto una delle più riuscite del grande maestro italiano che continua a stupire il pubblico.
Nello spazio di Place Vendome, stipato fino all’inverosimile, presenti una Reese Witherspoon in stato di grazia ed emozionatissima perché di lì a poco avrebbe conosciuto Giorgio Armani, sfilano altissime creazioni liberamente ispirati all’ Ikat, che in Asia è la nuvola, i colori sfumati, i disegni dai contorni fluidi i tessuti luminosi ed evanescenti come a volte accade quando si guarda il cielo.
Armani e Givenchy incantano il pubblico
Tacchi altissimi e pantaloni peso nuvola si alternano ad abiti dalle gonne che sembrano cirri, i volumi pieni di orgogliosa leggerezza. Le modelle indossano tutte piccole parrucche nere, dal taglio corto e sfilato, come se avessero preso un colpo di cento gentile. Gli abiti da sera, nelle ultime uscite sono un tripudio di corpetto in frange di cristallo che accompagnano il passo delle modelle e l’occhio incantato del pubblico.
Grandissimo Giorgio Armani. E grande è anche Clare Waight Keller, direttore creativo Givenchy. Nel convento dell’École de Medecine, esplora l’universo romantico dei giardini per abiti dai volumi imponenti che ricordano i gradi momenti della haute couture, ruches e volant nei colori pieni delle ortensie e dei garofani, il rigore e la pulizia del bianco e nero a contrasto dei volumi che sbocciano con emozione e sorpresa.
La colonna musicale scende dall’alto e dal vivo, affidata all’orchestra sinfonica pop di Parigi che è seduta sospesa insieme agli spartiti tra le volte ad arco, le modelle esibiscono giganteschi copricapo che regalano anche un senso di sacralità a questa couture capace di intrecciare il grande senso dell’eleganza del passato e di quella poesia che a volte è meglio non perdere di vista.