Selene Gandini: “Nei miei testi le donne sono le protagoniste; scrivo, recito e lavoro per l’emancipazione femminile” [INTERVISTA ESCLUSIVA]
Selene Gandini è un’attrice e regista italiana che da giovanissima ha iniziato a inseguire il sogno della recitazione e della scrittura.
A soli 11 anni, infatti, scriveva e metteva in scena dei testi; un talento precoce che è poi sbocciato in una professione portata avanti con estremo rispetto dell’arte e grande amore verso le performance.
Ha lavorato al fianco di Dario Fo, interpretato Norma Cossetto nel film Red Land, un successo internazionale, e si batte, sempre più, progetto dopo progetto, per l’emancipazione femminile.
Ecco l’intervista esclusiva per noi di VelvetMag.
Intervista a Selene Gandini
Cosa ti ha spinto ad avvicinarti alla recitazione? C’è stato qualcuno o qualcosa che ti ha fatto credere che fosse la strada giusta da seguire?
“Questo amore è nato a 11 anni. La verità è che io alle elementari passavo il mio tempo a scrivere i testi e a metterli in scena; la mia maestra ha capito e mi ha stimolata. Tra i 10 e gli 11 anni lei ha aperto questa scuola a Genova, era la prima scuola in Italia che si occupava dell’arte del teatro rapportata ai bambini. Quindi devo tutto questo, sì, alla mia maestra delle elementari”.
Da quel momento hai iniziato a studiare, a mettere a frutto le tue capacità e sei arrivata a doverti confrontare con le diverse sfaccettature della recitazione: teatro, cinema e tv. Come è stato?
“Per quanto riguarda la mia esperienza personale, l’approccio alla televisione è stato più semplice, è avvenuto in modo meno complesso -rispetto al teatro, n.d.r.-. Il mio primo approccio alla tv è stato in qualità di conduttrice, quindi non dovevo recitare; ero me stessa. Poi ho fatto parte di alcune serie tv; ho infatti iniziato con Un posto al sole. Lì ho capito cosa significasse recitare in tv e l’ho trovato sempre molto divertente. Mi piaceva. Il teatro, invece, lo trovo più complesso, così come lo è il cinema. I ritmi di lavoro e l’impegno mentale sono differenti, almeno per quanto mi riguarda. Penso però che tutte e tre le facce della recitazione mi abbiano lasciato qualcosa di importante”.
Dicevamo anche il cinema. Tu sei stata protagonista di Red Land, un film di enorme successo, in cui hai interpretato Norma Cossetto. Ci racconti qualcosa di quella esperienza?
“Vorrei iniziare con l’esprimere un concetto per me fondamentale: io ho interpretato una persona vera. Una donna che ha vissuto una tragedia, che ha passato il peggio. Per prepararmi a questo ruolo ho faticato molto, avevo una responsabilità; è stato un passaggio ulteriore nella mia vita professionale, perché per la prima volta ho lavorato cercando e accogliendo tutte le informazioni sulla persona che andavo a interpretare. Ho incontrato il cugino, ho visitato e vissuto le terre in cui è cresciuta e dove è morta. La mia grande fortuna è stata avere un regista che mi ha accompagnata in questo percorso e mi ha lasciata libera di esprimere ciò che sentivo. Red Land ha avuto un grande successo di pubblico ed è andato in contro ad altrettante polemiche. Noi eravamo preparati, sapevamo a cosa stavamo andando in contro, la tematica è forte. Abbiamo avuto un grande riscontro anche a livello internazionale, siamo stati a Barcellona e poi a Los Angeles; dal punto di vista di prodotto, di film, è andato benissimo. Il regista ha avuto grande coraggio“.
Dal modo in cui ne parli, dalla passione che trasmetti, sembra che tu abbia voluto a tutti i costi entrare nel ruolo, fare bene e far rivivere intensamente l’esperienza di una dramma realmente accaduto…
“Assolutamente. E poi, sai, si parla di una donna, una tematica che mi sta molto a cuore. In questo momento le figure femminili devono essere al centro della nostra attenzione. Che si parli il più possibile della donna, in tante sfaccettature, è fondamentale. Non ci si deve piangere addosso, è chiaro, ma bisogna essere attivi e agire in prima persona. In questo senso ho interpretato una persona diventata il personaggio di una film -Norma Cossetto, Red Land, n.d.r.- scomoda, una figura coraggiosa. Ecco perché mi ha emozionata tanto e ci ho lavorato con tanta passione”.
Parliamo proprio delle donne, parliamo del tuo impegno di donna regista in teatro; come lo stai vivendo?
“Adesso sono la regista di questo Romeo e Giulietta, che arriva però dopo una serie di spettacoli dove ho sempre affrontato la tematica dell’emancipazione femminile attivamente. Lavoro molto spesso con le donne, per me è di vitale importanza; assistenti alla regia, tecnici, attrici sono per il 90% donne. I miei sono progetti femministi, ma senza vittimismi: per me la donna è già emancipata e mi comporto come se fosse così per tutti. Tornando a Romeo e Giulietta, nel 2005, con Dario Fo e Albertazzi avevo già interpretato Giulietta. Per diverso tempo, quindi, sono stata lei ; poi mi sono allontanata da questa figura come attrice e mi hanno affidato questa regia perché conoscevo bene il testo. Ho scelto di non affibbiare la mia Giulietta a un’altra attrice; volevo lavorare sul suo percorso. La cosa importante era portare in scena una donna dell’età della protagonista di Shakespeare. La mia attrice ha 15 anni; ha un un enorme talento ed è molto forte. La prima volta che ha baciato un ragazzo è stato in scena, è perfetta per questo ruolo. E’ importante per me trasferire tutto il sapere, il mio percorso a una donna più giovane, senza rivalità, lasciandole la libertà di esprimere se stessa. Ho cercato di affrontare il tema della prigione dei sentimenti cosa che caratterizza il nostro tempo; una società che imprigiona l’aspetto umano. Volevo parlare della libertà e dell’espressione più vera dei sentimenti. Tutta la scena è ambientata in una gabbia e gli attori sono come degli uccelli: questi due si amano e li ho immaginati come una coppia di oggi, ma anche del passato e del domani che sarà”.
Siamo arrivate alla fine. Guardando al tuo percorso viene da chiedersi verso quale orizzonte sarà rivolto il tuo prossimo impegno…
“Sto collaborando con un artista francese per un progetto sul teatro immersivo, tra l’architettura e il teatro; sarà più un lavoro performativo, di istallazioni e ci interessiamo alla tematica ambientale. Poi sto collaborando a un altro progetto, ma è top secret. Per quanto riguarda il cinema: chissà! Staremo a vedere!”.