Coronavirus, giovane italiano ricoverato in Lombardia: è in gravi condizioni
Ore 10:43 – Ecco il comunicato dell’Assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera. “Si invitano tutti i cittadini di Castiglione d’Adda e di Codogno, a scopo precauzionale, a rimanere in ambito domiciliare. Ad evitare contatti sociali. Per coloro che riscontrino sintomi influenzali o problemi respiratori l’indicazione perentoria è di non recarsi in pronto soccorso ma di contattare direttamente il numero 112. In quella sede di valuterà ogni singola situazione e si attiveranno percorsi specifici per il trasporto nelle strutture sanitarie preposte oppure ad eseguire eventualmente i test necessari a domicilio. È attiva da ieri sera una task force regionale che sta operando in stretto contatto con il Ministero della Salute e con la Protezione Civile. La maggior parte dei contatti delle persone risultate positive al Coronavirus è stata individuata e sottoposta agli accertamenti e alle misure necessarie”.
AGGIORNAMENTO ORE 10:38 – La moglie del 38enne di Codogno si trova ricoverata all’ospedale Sacco di Milano in isolamento. Sembrerebbe essere risultata positiva ai test del coronavirus. Si stanno attendendo le conferme ufficiali. La signora insegna al liceo Novello di Codogno. Per questo motivo si sta decidendo anche come procedere a scuola.
Un uomo di 38 anni è in prognosi riservata, con insufficienza respiratoria, all’ospedale di Codogno (Lodi). Si tratta di un giovane risultato positivo al test del coronavirus. Le sue condizioni sono ritenute molto gravi. Secondo quanto riporta online l’Ansa sarebbe andato a cena con un amico che tornava dalla Cina.
“Sono in corso le controanalisi a cura dell’Istituto Superiore di Sanità”, ha detto l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera. Il nostro connazionale, ha aggiunto Gallera, “è ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Codogno. Gli accessi al Pronto Soccorso e le attività programmate, a livello cautelativo, sono attualmente interrotti”.
L’uomo si è presentato giovedì scorso 20 febbraio al pronto soccorso dell’ospedale di Codogno. Le autorità sanitarie stanno ricostruendo i suoi spostamenti. “Le persone che sono state a contatto con il paziente – ha aggiunto l’assessore – sono in fase di individuazione e sottoposte a controlli specifici e alle misure necessarie”.
“Le ultime notizie mi portano a ripetere per l’ennesima volta l’unica cosa importante. Chi torna dalla Cina deve stare in quarantena. Senza eccezioni”. Lo ha scritto su Facebook l’immunologo Roberto Burioni. “Spero che i politici lo capiscano perché le conseguenze di un errore sarebbero irreparabili” ha aggiunto.
Finita intanto la quarantena alla Cecchignola di Roma per i 55 italiani rientrati a Roma da Wuhan lo scorso 3 febbraio. Diciotto giorni sempre con guanti e mascherine. Isolati dal mondo, come in una bolla. Sotto osservazione, ma anche protetti. E con momenti di ottimismo alternati ad altri di forte preoccupazione. Alla fine, però, giovani e famiglie sono usciti con i volti sorridenti, alcuni commossi, portando con sé zaini e trolley.
È accaduto ieri 20 febbraio. L’ultimo giorno da “reclusi”, in quella struttura le cui aree comuni erano diventate sempre più deserte, è stato vissuto dai 55 come un ultimo giorno di scuola. I ministri della Difesa e della Salute, Guerini e Speranza – in visita al centro militare – li hanno abbracciati calorosamente. E dopo una sorta di foto ricordo è scattato un applauso liberatorio per tutti.