Una speciale collezione capsula, un libro edito da Assouline e curato dallo storico della moda Olivier Saillard e le otto vetrine della Rinascente in Piazza Duomo, il cuore di Milano, progettate da Robert Carsen, regista canadese, tra i personaggi di maggior rilievo nel panorama della cultura italiana e internazionale grazie alla regia di opere e mise-en-scène allestite nei più prestigiosi teatri del mondo, dal Metropolitan di New York al Covent Garden di Londra, passando per il Teatro alla Scala di Milano e il Teatro dell’Opera di Roma.
È uno e trino il regalo che si fa Spormax, il brand nato nel 1969 da una geniale intuizione di Achille Maramotti, fondatore del Gruppo Max Mara, in occasione dei suoi 50 anni. Ideato nel pieno della rivoluzione culturale degli anni ’60, Sportmax è divenuto nel tempo lo specchio dei cambiamenti, anche stilistici, delle donne di tutto il mondo, grazie all’occhio attento di Laura Lusuardi che ne aveva seguito l’ascesa e che oggi, coordinatrice stilistica di tutte le linee del gruppo di Reggio Emilia. nonché vero motore alimentato da passione e cultura del mondo della moda, ha passato il testimone a Grazia Malagoli, la fashion director di un brand sempre all’avanguardia per uno stile che accarezza l’arte e si rispecchia nella società.
Intervista a Robert Carsen
Anche per questo, Carsen, abitualmente all’opera nei teatri e nei musei di tutto il mondo, è qui. «Non mi era mai capitato di fare vetrine, è la prima volta», ci racconta il regista. «Ma io sono di casa qui a Milano, è una città che mi è sempre piaciuta, ho fatto tante regie per il Piccolo Teatro ma amo soprattutto i miei venti anni di lavoro con La Scala. E poi mi piace il design, che qui è di casa, insieme alla moda. Lo spirito del milanese rispecchia l’apertura verso questo mondo di arte e cultura unito alla capacità di guardare avanti. È fantastico poi vedere come la Città sia cambiata così tanto e così bene e così tanto dopo il vostro Expo del 2015».
Che cosa l’ha convinta a lavorare per la prima volta nel mondo della moda?
«In realtà è la mia prima volta nella moda in Italia perché all’estero ho già avuto altre esperienze. Soprattutto a Parigi, quando mi hanno chiesto di fare la direzione artistica e la scenografia di alcune mostre al Musee d’Orsay e al Grand Palais. Al d’Orsay ho lavorato per la mostra “Gli impressionisti e la moda” e ho scelto alcuni look proprio al Museo Galliera. È lì che è incominciata la mia collaborazione con Olivier Saillard con cui ho fatto poi la mostra sul guardaroba di Dalida. Poi seguito molte mostre per Vuitton al Grand Palais dove ho anche organizzato in giugno per Femdi e CHANEL la celebrazione per Karl Lagerfeld. Dunque, la moda è qualcosa che mi accompagna da un po’ di anni. E si affianca al mondo della arte».
Come è arrivato ala celebrazione di 50 anni di Sportmax?
«È stato il mio amico Giorgio Guidotti (responsabile comunicazione Grippo Maramotti, ndr) che mi ha chiamato per questo momento così speciale per il brand, le vetrine, la Rinascente, non so… Qui nel centro di Milano, a un passo dalla Scala. Io adoro le sfide, adoro soprattutto fare le cose che non ho mai fatto. Bisognava dunque riflettere e inventare qualcosa per festeggiare questi 50 anni, e quando ho visto la capsule collection ho pensato che fosse fantastica ed è cominciata a nascere l’idea».
Come sono nate queste vetrine?
«Attraverso una precisa scelta registica e scenografica. Quando ho visto il look, il color block con questi tagli così ben lavorati, quando ho riguardato quello che Sportmax faceva negli anni ‘70 ho pensato subito a quel movimento soprattutto dell’arte americana che si chiama color field painting, un espressionismo astratto che utilizza il colore unico. Un movimento nato negli anni ‘50 e che continua ancora oggi con grandissimi artisti».
Quali sono i suoi prossimi impegni?
«Sono reduce dalle prove dell’Evgenij Onegin che è ritornato dopo 19 anni di assenza al Teatro dell’Opera di Roma dove resterà fino al 29 Febbraio. Poi sarò a Zurigo con Richard Strauss e a settembre ancora in Italia, a Milano, al Teatro alla Scala, con Agrippina. Poi ancora a Roma. Io non conoscevo il Teatro dell’Opera che oggi ha ripreso vita con la grande squadra di Carlo Fuortes, il sovrintendente. C’è un grande pubblico e c’è l’entusiasmo, il teatro deve essere il riflesso della società ed è quello che oggi sta accadendo anche da voi in Italia. Bisogna sostenere l’arte e per me la moda fa parte di questo mondo. Per me la moda è davvero l’ottava arte».