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AGAINandAGAINandAGAINand: al MAMbo va in mostra la ripetizione

In concomitanza con Arte Fiera si sono aperte molte mostre interessanti a Bologna, tra le quali AGAINandAGAINandAGAINand, una collettiva a cura di Lorenzo Balbi con l’assistenza di Sabrina Samorì, visitabile fino al 3 maggio 2020 al MAMbo – Museo d’Arte Moderna. Per aprire la stagione espositiva 2020, Balbi e Samorì hanno scelto di esporre i lavori di sette artisti contemporanei conosciuti in tutto il mondo per il loro talento: Ed Atkins, Luca Francesconi, Apostolos Georgiou, Ragnar Kjartansson, Susan Philipsz, Cally Spooner, Apichatpong Weerasethakul. Il tema attorno al quale ruota la mostra è quello della ripetizione, del loop e della ciclicità nella contemporaneità. In particolare, i curatori hanno scelto di portare avanti questa indagine attraverso artisti che spesso hanno posto al centro della loro ricerca tale argomento.

Il progetto espositivo è delineato secondo vari approcci: uno sociologico che guarda all’avvento delle nuove tecnologie e a diverse strategie lavorative che hanno avuto un forte impatto sulla vita psicologica e fisica dell’uomo; uno filosofico e religioso che prende le mosse da forme di credenza basate sulla reincarnazione, sulla ciclicità temporale e sull’olismo; ed infine uno ecologico che propone nuovi modelli di consumo e produzione per una concezione innovativa della cultura rurale.

Ed Atkins
Safe Conduct, 2016
Video a tre canali, sonoro / 3 channel video with sound
Veduta di allestimento presso / Installation view at MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 2020
Photo Enrico Parrinello
Courtesy l’artista e / the artist and Cabinet, Londra / London
Collezione / Collection Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

Gli autori delle opere allestite nella Sala delle Ciminiere del MAMbo provengono da paesi diversi, tuttavia possono dirsi accomunati dall’attenzione nei confronti dello stesso tema. Ciò dimostra come in generale la tendenza degli artisti di oggi sia quella di fermarsi a riflettere a proposito del tempo e a proposito delle forme di conoscenza e di potere che ne scaturiscono. La collettiva spazia tra diversi media – installazione, video, scultura, pittura, fotografia – per creare affascinanti ambienti immersivi caratterizzati da riferimenti temporali altrettanto differenti.

L’artista greco Apostolos Georgiou (Thessaloniki, 1952, vive e lavora ad Atene) realizza dipinti che rappresentano donne e uomini in ambienti lavorativi e domestici. Immersi in un’atmosfera straniante, essi mostrano paure e angosce che caratterizzano una routine quotidiana costituita perlopiù da lavoro impiegatizio e vita familiare. Nelle tele di Georgiou è possibile riconoscere costumi anni ’50, periodo in cui prendono l’avvio nuovi servizi che contribuiranno a cambiare le abitudini in campo professionale e sentimentale.

Veduta di allestimento presso / Installation view at MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 2020 Photo Enrico Parrinello Da sinistra / From left: Untitled, 2019 Acrilico su tela / Acrylic on canvas Courtesy l’artista e / the artist and Rodeo, Londra/Pireo / London/Piraeus Untitled, 2018 Acrilico su tela / Acrylic on canvas Collezione privata, Atene / Private collection, Athens Apostolos Georgiou

L’installazione di Ragnar Kjartansson (Reykjavik, 1976) intitolata Bonjour (2015) può forse essere considerata il cuore della mostra. Di fatto si tratta della ricostruzione di una porzione di un borgo francese anni ’50, in cui due performer compiono sempre le stesse azioni. Mentre una donna prende un vaso di fiori per riempirlo alla fontana, un uomo esce dalla propria casa per fumare una sigaretta e rivolgerle un saluto. Lei risponde timidamente, torna verso la sua abitazione, per poi voltarsi gettando un ultimo sguardo all’estraneo. Tutto ciò perché spesso la ricerca di Kjartansson si sofferma su quei cliché prodotti dalla cultura occidentale che includono, tra gli altri, il machismo ed il romanticismo nord-europeo. Bonjour era stata presentata solo ed unicamente nel 2015/2016 al Palais de Tokyo a Parigi.

Ragnar Kjartansson
Bonjour, 2015
Performata come parte di Seul celui qui connaît le désir presso Palais de Tokyo, Parigi. Dal 21 novem-bre 2015 al 10 gennaio 2016, ogni giorno per dodici ore / Performed as part of Seul celui qui connaît le désir at Palais de Tokyo, Paris. 21 November 2015 to 10 January 2016, daily for 12 hours
photo Justine Emard
Courtesy l’artista / the artist, Luhring Augustine, New York e / and i8 Gallery, Reykjavik

Cally Spooner (Ascot, 1983, vive e lavora tra Atene e Londra) è presente in mostra con Drag Drag Solo (2016), un video che nasce da una ripresa a porte chiuse della performance parte del più ampio progetto On False Tears and Outsourcing, presentato al New Museum di New York lo stesso anno. La coreografia si sviluppa dall’interpretazione libera di movimenti provenienti dallo sport, di esercizi e pratiche del team building aziendale e della gestualità dei film romantici, con il fine di riflettere sull’impiego di protocolli e convenzioni come risposta al bisogno di comunicare.

Cally Spooner
DRAG DRAG SOLO, 2016
Proiezione a canale singolo su schermo divisorio trasparente sospeso, senza suono / Single channel pro-jection on suspended transparent room dividing screen, without sound
11′ 20”
Commissionato dal Centre d’Art Contemporain Genève per l’edizione 2016 della Biennale de l’Image en Mouvement / commissioned by the Centre d’Art Contemporain Genève for the 2016 edition of the Bien-nale de l’Image en Mouvement
Veduta della mostra / Exhibition view, Biennale of Moving Image, Centre d’Art Contemporain Genève, Ginevra / Geneva (2016)

Luca Francesconi (Mantova, 1979, vive e lavora a Mantova) è autore di nuove produzioni, oggetti e opere storiche che affrontano il tema della ruralità e del tempo ciclico. Nella prima sala un gruppo di sculture composte da uomini stilizzati in ferro, la cui testa è stata sostituita da frutta e ortaggi, mette in scena le dinamiche di potere tra un caporale e alcuni braccianti. La scelta del ferro come materiale del corpo consente di dividere simbolicamente la terra dalla testa degli uomini, sottolineando la spersonalizzazione del lavoro agricolo. Nella seconda sala, Francesconi fornisce un’ampia riflessione sul ciclo naturale presentando in teche e mensole diversi pesci (reali, finti e rappresentati in nuova forma) catturati in specifiche fasi di trasformazione biologica. Altri oggetti come una pelle di serpente e l’opera Serpente delle risaie (2016) un serpente composto di sassi e palle di riso, rimandano invece alla valenza che questo animale ha assunto nel tempo per raccontare e immaginare i cicli, l’eterno ritorno e la metamorfosi infinita dei corpi.

Luca Francesconi
La fine dei fiumi, 2014
Pesce, marmo, acciaio / Fish, marble, steel
24 x 35 cm
courtesy l’artista e / the artist and Galleria Umberto di Marino, Napoli / Naples
foto / photo Andrea Rossetti

Apichatpong Weerasethakul (Khon Kaen, Thailandia, 1970, vive e lavora a Chiang Mai, Thailandia) ha approfondito i legami tra la cultura locale e quella occidentale alla luce delle politiche economiche estrattive di forte impatto ambientale. A Letter to Uncle Boonme (2009) è un video che fa parte del più ampio progetto Primitive; è ispirato a un libro, che l’artista ha ricevuto in dono da un monaco, in cui viene narrata la storia di Boonme, un uomo proveniente dal nord-est della Thailandia, capace di raccontare le proprie vite passate. In omaggio alla regione di provenienza di Weerasethakul, l’opera è ambientata a Nabua, villaggio distrutto dalle milizie nazionaliste. La sceneggiatura del cortometraggio è ispirata alle diverse reincarnazioni e ai racconti di presunti figli e parenti del protagonista immaginario.

Apichatpong Weerasethakul
A Letter to Uncle Boonmee, 2009 (still da film / film stills)
17’40” / Digital, 16:9, Dolby 5.1 – Colore / Colour
Produzione / Production: Kick the Machine, Bangkok; Illuminations Films, London
A Letter to Uncle Boonmee è parte di Primitive project, commissionato da Haus der Kunst, Munich con FACT (Foundation for Art and Creative Technology), Liverpool e Animate Projects, Londra / A Letter to Uncle Boonmee is part of Primitive project, commissioned by Haus der Kunst, Munich with FACT (Foun-dation for Art and Creative Technology), Liverpool and Animate Projects, London

Safe Conduct (2016) è una video-installazione di Ed Atkins (Oxford, 1982, vive e lavora a Londra) composta da tre grandi monitor appesi al soffitto, simili a quelli di aeroporti, stazioni e centri commerciali. Il video raffigura il surrogato digitale dell’artista che, ritratto con aspetto quasi cadaverico, vaga per l’area di check-in e di ritiro bagagli di un aeroporto deserto. Il corpo del personaggio viene ridotto in pezzi riconoscibili sui nastri trasportatori insieme a oggetti proibiti come pistole e riferimenti alla morte come teschi e sangue. L’idea di circolarità e di eterno ritorno è presente in diversi aspetti del video, come nella musica scelta, il Boléro di Maurice Ravel che, ripetendosi in un crescendo graduale e continuo, enfatizza il senso di angoscia e cattura del soggetto.

Ed Atkins
Safe Conduct, 2016 (still da video / video still)
Video a tre canali sonoro / 3 channel video with sound
Courtesy l’artista e / the artist and Cabinet, Londra / London
Collezione / Collection Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

La mostra si apre e si chiude con un’opera audio di Susan Philipsz (Maryhill, Glasgow, 1965, vive e lavora a Berlino) installata in un luogo di passaggio del museo. Guadalupe (2003-2019) è stata realizzata dall’artista durante una residenza presso Artpace a San Antonio in Texas. L’opera si struttura su un movimento circolare ripetuto che richiama l’andamento nervoso di un viaggiatore che, in cerca di indicazioni, tenta di fronteggiare diverse problematiche tra cui le barriere linguistiche. Guadalupe è presentata in questa mostra in una versione inedita, arricchita di registrazioni sul campo ritrovate dall’artista, risalenti al periodo trascorso a San Antonio.

Susan Philipsz
Guadalupe, 2003/2019
Installazione sonora monocanale / Single channel sound installation
7′ 33”
Veduta dell’installazione presso / Exhibition view at Projekt Migration, Köln, 2005
Courtesy l’artista e / the artist and Galerie Isabella Bortolozzi, Berlino / Berlin

AGAINandAGAINandAGAINand è corredata da una pubblicazione Edizioni MAMbo, a cura di Caterina Molteni, che include un saggio critico del curatore Lorenzo Balbi, schede esplicative delle opere in mostra e una sezione di approfondimento con testi e contributi degli artisti e contenuti inediti sul tema, affidati a teorici contemporanei quali il filosofo Federico Campagna, l’antropologa Elizabeth Povinelli e la stessa Molteni.

 

AGAINandAGAINandAGAINand

Ed Atkins, Luca Francesconi, Apostolos Georgiou, Ragnar Kjartansson, Susan Philipsz, Cally Spooner, Apichatpong Weerasethakul

A cura di Lorenzo Balbi con l’assistenza curatoriale di Sabrina Samorì

Promossa da Istituzione Bologna Musei | Area Arte Moderna e Contemporanea Sede MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, via Don Minzoni 14 Periodo 23 gennaio – 3 maggio 2020

Orari di apertura martedì, mercoledì, venerdì, sabato, domenica, festivi h 10.00 – 18.30

Ingresso mostra temporanea € 6 intero | € 4 ridotto | Card Cultura € 3 ridotto | Gratuito durante ART CITY Bologna cumulativo mostra temporanea + Collezioni permanenti MAMbo e Museo Morandi € 10 intero cumulativo mostra temporanea + Collezioni permanenti MAMbo e Museo Morandi € 8 ridotto

Pubblicazione

AGAINandAGAINandAGAINand, Edizioni MAMbo

http://www.mambo-bologna.org/

Manuela Valentini

Arte&Cultura

Manuela Valentini lavora tra Roma e Bologna. Laureata in Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Bologna, è curatrice indipendente di mostre d’arte contemporanea in Italia e all’estero. Tra i vari progetti realizzati, si ricorda New Future – una collettiva promossa da Visioni Future, MAMbo e BJCEM – durante la quale sono stati presentati i lavori di tredici artisti visivi selezionati al W.E.Y.A World Event Young Artist di Nottingham. Ha inoltre curato un focus a proposito dell’arte giovane italiana in occasione di Mediterranea 16, la sedicesima edizione della Biennale dei Giovani Artisti del Mediterraneo. Infine, nel 2014 ha portato un’installazione di Marcos Lutyens in esposizione al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. Iscritta all’ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna, si è occupata di due rubriche (Ritratto del curatore da giovane e L’altra metà dell’arte) per Exibart – per cui continua a scrivere – ma l’esordio in ambito giornalistico è avvenuto nel 2010 sulle pagine culturali de Il Resto del Carlino.

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