“Guardi, sono in macchina e metto in viva voce, se mi sente…”. Cortese e pronto a essere interpellato su un tema che conosce bene. Così il professor Pierluigi Lopalco, epidemiologo, risponde a VelvetMag sulle questioni, i dubbi, le polemiche che si stanno scatenando ogni giorno di più, nel nostro Paese, dal coronavirus. Fra paure, precauzioni, previsioni, Lopalco si muove con grande lucidità. È docente all’Università di Pisa e, come scrive sul suo profilo Twitter, “Medico, igienista. Da sempre studio l’epidemiologia e la prevenzione della malattie infettive. Credo di fare il mestiere più bello del mondo”.

Pierluigi Lopalco: quanto durerà il coronavirus in Italia

Professor Lopalco a che punto siamo dell’epidemia da coronavirus?

Infettivologi, scienziati ed esperti hanno previsto fin dall’inizio ciò che sta accadendo: in seguito al focolaio sviluppatosi nel Nord Est dell’Italia (gli 11 comuni in isolamento a cavallo fra Lombardia e Veneto, ndr.) adesso il virus si è propagato in tutto il Paese, quindi anche al Centro e al Sud.

Quanto durerà il coronavirus in Italia?

Tutto dipenderà dalle misure di contenimento che riusciremo ad adottare. Quello che si deve cercare di fare è rallentare la progressione del virus. Non si può fare altro.

Le misure adottate da governo, regioni e autorità sanitarie stanno funzionando?

Non si può dirlo adesso. Occorrono settimane di osservazione di quel che accade prima di poter compiere una valutazione di questo genere.

Lopalco: “Abbiamo un’unica arma contro il coronavirus”

Professore, cosa può fare ciascuno di noi nella propria vita quotidiana?

Abbiamo un’unica arma contro il coronavirus: fare delle rinunce nella nostra vita di tutti i giorni. Cioè fare di tutto per mantenere le misure di distanza sociale. Questo significa, in buona sostanza, ridurre le relazioni sociali. In Cina stanno uscendo dall’epidemia perché, con provvedimenti draconiani, hanno di fatto chiuso in casa le persone delle zone colpite. Per molti giorni.

Le nostra vita sociale deve dunque essere rivista… e quella di coppia e/o familiare?

La nostra vita familiare o di coppia deve proseguire come sempre. Certo, se ad esempio lui o lei contraggono il virus è bene che dormano in letti separati. Ma per il resto la nostra vita di relazioni intime personali e familiari, così come quella lavorativa, deve proseguire.

Il coronavirus non è la peste ma neppure una semplice influenza: gli italiani hanno capito che devono fare maggiore attenzione?

Finora direi non molto. Ma la consapevolezza fra i cittadini sta crescendo.

Dieci giorni fa nella percezione generale si sottovalutava la patologia derivante dal nuovo virus, adesso è intervenuto il Capo dello Stato con un video messaggio…

Siamo grati al Presidente della Repubblica. Le sue parole sono importanti perché aiutano tutti a prendere consapevolezza. Arginare il virus si può ma dipende dal comportamento di ciascuno di noi, non solo dalle autorità.

Tosse e febbre: cosa fare?

Ce lo chiediamo un po’ tutti e giro a lei la domanda: se ci viene una forte tosse o febbre cosa dobbiamo fare?

Non uscire di casa e non andare al Pronto soccorso. Telefonare al medico di famiglia: sarà lui a dire che fare. Altrimenti chiamare i numeri dedicati della regione di appartenenza, o il 112 o il 1500 del ministero.

Quando sarà passata l’emergenza che insegnamento potremo trarre, come italiani, dal coronavirus?

Beh, questo virus ci sta dimostrando con un’evidenza sconcertante l’importanza del Servizio sanitario nazionale! E del fatto che i nostri ospedali stanno lavorando ai limiti. Non è possibile avere un Servizio sanitario nazionale ai limiti… occorrerà fare di tutto per potenziarlo.

“L’alieno è arrivato e si chiama coronavirus”

Lei ha scritto su Twitter ‘l’alieno è arrivato e si chiama coronavirus‘, che cosa intende?

L’ho scritto e lo penso in relazione alle polemiche politiche. Ora abbiamo tutti un alieno davanti che dobbiamo sconfiggere. Uniti. Non si deve litigare adesso. Poi ci sarà il tempo di discutere se le autorità hanno gestito bene o male la questione. Ma ora nessuno deve fare sgambetti. Un’autorità politica deve poter prendere decisioni corrette nell’interesse generale, senza farlo pensando alle contromosse dell’opposizione, altrimenti si tratterà di decisioni non lucide e poco efficaci.