Da oggi 8 marzo e fino al 3 aprile prossimo scattano provvedimenti severi per arginare il diffondersi del coronavirus. Sono interessate l’intera regione Lombardia e 14 provincie disseminate fra Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Marche.

Ma adesso come avanzerà il virus nel resto d’Italia?

La fuga di notizie per la diffusione della bozza di decreto nella serata di ieri 7 marzo ha determinato una precipitosa fuga di centinaia di persone dalla stazione di Milano sui treni verso il resto del Paese. Si teme che anche questo atteggiamento possa rivelarsi involontario strumento di diffusione del contagio in mezza Italia.

Attenzione, però: già in questo momento, dall’inizio della settimana appena passata, non c’è più alcuna regione d’Italia esente da contagi. Dalla Valle d’Aosta alla Sicilia e alla Sardegna.

Stando al parere degli esperti e dell’Oms il coronavirus si sta propagando in tutta Italia e in tutto il mondo. È nella natura biologica ed epidemiologica di questa realtà. Sarebbe da ingenui pensare che alzando barriere si blocchi un virus che si contagia semplicemente per le vie respiratorie come un’influenza.

Nei prossimi giorni, dagli Appennini in giù – quindi Toscana, Umbria, Marche ma anche Lazio e Centro Sud, c’è da aspettarsi un possibile aumento dei contagi.

Le misure di contenimento non possono arrestare subito il virus. Possono però rallentarne la diffusione in modo che si eviti di mandare in tilt gli ospedali. Come ha spiegato a VelvetMag il professor Pierluigi Lopalco, epidemiologo dell’Università di Pisa, “abbiamo un’unica arma contro il coronavirus“. Ovvero: “Fare delle rinunce nella nostra vita di tutti i giorni (…) ridurre le relazioni sociali. In Cina stanno uscendo dall’epidemia perché, con provvedimenti draconiani, hanno di fatto chiuso in casa le persone delle zone colpite. Per molti giorni“.

In sostanza:

1) Uscire di casa il meno possibile.

2) Evitare luoghi affollati.

3) Mantenere la distanza di un metro dalla altre persone.

4) In caso di febbre con respiro affannato non muoversi e telefonare al medico di famiglia o ai numeri dedicati

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