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Il Coronavirus sta cambiando la nostra vita, fino a quando?

L’Italia al tempo del coronavirus prova a riorganizzarsi la vita. E programma le attività sociali a “numero chiuso”. Sono sempre di più gli esercizi commerciali e i negozi che hanno scelto di chiudere. Ma anche quelli che lavorano da oggi 10 marzo solo su appuntamento. In questo modo incrementano il commercio online, prevedendo la consegna gratuita delle merci ai clienti.

Le scuole, le università, i centri sportivi sono chiusi. Così come cinema, teatri, musei. Il turismo cola a picco. Da Venzia a Firenze e a Roma, passando per la piazza dei Miracoli di Pisa, oggi 10 marzo completamente deserta (foto in basso).

Quanto durerà tutto questo? Nei giorni scorsi si sono rincorse le voci più disparate. Proviamo a fare un po’ di chiarezza. Secondo Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, ci vorranno mesi.

“Nella settimana attuale vedremo i risultati delle misure adottate in Lombardia – ha spiegato al Messaggero – e da lì si deciderà se mitigarle o, piuttosto, se insistere il più possibile per riuscire a frenare la diffusione”. “Arrivati a questo punto di diffusione – ha continuato – dobbiamo preoccuparci di non avere un affollamento negli ospedali. Quindi la diffusione va scaglionata nel tempo. È importante che le persone si ammalino in modo contenuto, senza un eccessivo affollamento”.

In Lombardia e Veneto ma in realtà in tutta Italia occorrono più posti letto in terapia intensiva da dedicare ai pazienti di coronavirus. Molte strutture sono già al collasso ed è fondamentale potenziare gli spazi. “Non dobbiamo rischiare di restare senza posti per la rianimazione, qualora dovesse servire a un elevato numero di pazienti. Il problema quindi è garantire una gestione corretta delle rianimazioni – ha spiegato Pregliasco -. La maggior parte di casi segue l’iter dell’influenza normale ma stiamo osservando che si presenta una quota del 6-8% di pazienti che ha la necessità di assistenza ventilatoria. Quindi ha bisogno della terapia intensiva e questo rappresenta un elemento critico preoccupante”.

La Torre di Pisa, chiusa, nella piazza dei Miracoli deserta alle 11 del 10 marzo 2020 (foto Domenico Coviello)

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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