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Coronavirus: non torneremo subito alla vita di prima, e ora mancano medici

Al decimo giorno di “lockdown” dell’Italia per coronavirus, appare sempre più probabile una ulteriore stretta. Non bastano strade deserte, negozi e locali chiusi, uscite contingentate e 50 mila denunciati in sette giorni.

Palazzo Chigi sembra pronto a serrare ancora tutto, e di più, nel mese di aprile.

Lombardia, record di vittime e contagi

I dati parlano chiaro. In Italia i contagiati sono 35 mila e la Lombardia è in ginocchio. È vero che la crescita – ogni giorno – del numero dei malati non è più esponenziale. C’è una flessione. Ma non basta. Palazzo Chigi prende atto  che abbiamo superato anche la Cina per numero di morti in un solo giorno. Nelle ultime 24 ore le vittime da coronavirus sono state 475. Di queste 319 nella sola in Lombardia. Il dato è riportato online dall’agenzia di stampa Ansa. Bergamo e Brescia sono in questo momento le provincie più colpite.

Misure più strette ad aprile

Ecco perché il governo valuta la possibilità di prorogare oltre il 3 aprile le misure in atto. E si prepara a varare una nuova stretta. L’obiettivo è arginare i comportamenti scorretti di chi ancora continua a spostarsi senza motivo. In questo modo si vanifica il sacrifico imposto a milioni di italiani. E anche lo sforzo immane del sistema sanitario per contenere il coronavirus.

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte

“Non tornerà tutto come prima”

Le misure restrittive – spiega il premier Giuseppe Conte in una intervista al Corriere della Sera oggi 19 marzo – funzionano. Quando si raggiungerà il picco, e il contagio comincerà a decrescere, non si potrà tornare subito alla vita di prima. Pertanto, i provvedimenti del governo – dalla chiusura di molte attività a quello sulla scuola – non potranno che essere prorogati. Conte invita tutti al buon senso, poi fa sapere che si lavora ad un decreto per lo sblocco di investimenti pubblici per decine di miliardi e a un intervento a tutela delle aziende strategiche italiane.

Fontana: “Queste misure non bastano”

Per quanto riguarda il decreto Cura Italia, intanto, interviene a dire la sua il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. “La mia sensazione è che in questo momento si stia cercando di curare malattie con pannicelli caldi. Aiutano, ma non si risolve niente” ha detto a Radio Capital. Per Fontana serve avere “il coraggio di dire facciamo misure drastiche per la sanità e l’economia, anche se non abbiamo soldi”. I 25 miliardi di euro previsti dal governo “non prevedono minimamente la possibilità di una ripartenza economica e non prevedono il fatto che, spero di sbagliare, c’è il rischio che” questa emergenza “parta anche in altre regioni”.

“Più medici in Lombardia”

“Abbiamo bisogno di medici – ha detto ancora il governatore lombardo – speravo che tra le call che avevamo fatto in questi giorni tra pensionati e specializzandi ci fosse più risposta e invece non c’è stata. Abbiamo carenza di medici, questi poveri cristi stanno cedendo fisicamente e sono pochi rispetto alle esigenze”. “Stanno facendo un lavoro eccezionale i nostri medici e infermieri, che sono allo stremo e io sono preoccupato dal fatto che prima o poi anche loro possano cedere fisicamente e psicologicamente e se cedono loro sarebbero un disastro”, ha concluso.

Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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