Azzurra Morelli: «Produrremo 100mila mascherine anti-coronavirus al mese» [INTERVISTA ESCLUSIVA]
Sarebbe strano se in Toscana a Vinci, il paese di Leonardo, non sapessero come mettere a frutto il genio personale per il bene di tutti. Soprattutto in un momento drammatico per l’Italia, come quello che stiamo vivendo a causa del coronavirus. Servono perspicacia dei dirigenti, intraprendenza imprenditoriale, spirito di adattamento e alta qualità di artigiani, operai e maestranze.
Sono queste le caratteristiche proprie dell’azienda Pellemoda di Vinci, sulle colline di Empoli, che portano oggi l’amministratrice delegata Azzurra Morelli – vicepresidente di Confindustria Firenze – con suo fratello Giampaolo e il loro socio Martino Mazzoni di Hostage, ad annunciare la parziale riconversione della produzione. Da lunedì 23 marzo 2020 non più solo capi in pelle e tessuto per i grandi marchi della moda internazionale (200 mila l’anno), bensì subito 100 mila mascherine e camici. Quelle che tutti dovremmo indossare per salvaguardare noi stessi e gli altri dal contagio e non ammalarsi di Covid-19.
Mascherine e camici anti-coronaviurs: Intervista ad Azzurra Morelli
Dottoressa Morelli, come è nato il progetto di realizzare mascherine nella vostra azienda?
Per dare una mano all’Italia. Per noi non è così difficile, essendo già specializzati nella produzione di abbigliamento per la moda. Il tentativo, però, è anche quello di ricostruire la filiera della produzione di oggetti come le mascherine, oggi realizzate prevalentemente in Cina oppure reperibili online a dieci volte il prezzo di costo. Un modo, il nostro, anche per reinventare competenze che in Italia non trovano lavoro.
Ci sono altre ditte o aziende coinvolte?
Siamo capo progetto di un network di imprese toscane sensibili al tema, insieme a Confindustria, Camera di Commercio di Firenze e Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato, ndr), per aggiungere capacità produttiva a questa idea. Abbiamo inoltre avviato una catena di produzione per i camici, di cui c’è estrema necessità non meno che delle mascherine.
Le mascherine e i camici che produrrete a chi saranno destinati?
Alla popolazione, ai volontari, alle forze dell’ordine, agli enti locali. Ai carabinieri abbiamo già detto di venire qui la prossima settimana a prenderne una parte. Contiamo, per il momento, di realizzarne 25 mila a settimana, dunque 100 mila nei prossimi trenta giorni. Il prossimo step sarà quello di acquistare i materiali adatti a produrre le mascherine per il personale medico e sanitario, che sono di altro tipo.
Questo sarà venduto o anche donato?
Molta di questa produzione la doneremo in beneficenza a enti e associazioni del territorio. Ad esempio il Comune di Empoli, l’Ospedale S. Giuseppe e la Protezione Civile di Empoli solo per citarne alcuni, che sono sul fronte e rischiano la loro vita per aiutare tutti noi. L’obiettivo è, progressivamente, allargare il nostro raggio d’azione alla Toscana e all’Italia.
Come hanno reagito i lavoratori, vostri dipendenti, all’idea di convertire la produzione?
Con entusiasmo. Pensi che su 300 dipendenti circa, fra Pellemoda e Hostage, in questi giorni solo un centinaio è al lavoro nei laboratori. Il 70% è a casa e lavora da remoto. Dai prossimi giorni saranno ancora di più. Per le ovvie ragioni di contenimento del possibile contagio da coronavirus. Ma a fare le mascherine non si lavora solo in ditta. La distribuzione è necessariamente pianificata da casa, tramite smart working.
Passata la pandemia cambierà il modo di lavorare degli imprenditori italiani?
Sì, credo che cambierà. In un certo senso è già cambiato. Noi, ad esempio, facciamo solitamente molte trasferte all’estero per incontrare i clienti e presentare prodotti e progetti. A gennaio, però, quando emergevano le dimensioni del dramma del Covid-19 in Cina, avevo bloccato per precauzione le nostre trasferte, cominciando a “farle” da remoto, in conferenza. La cosa ha funzionato. Quando l’Italia sarà fuori dalla pandemia, non lo saranno forse molti altri paesi. Ci vorranno mesi prima di tornare a viaggiare per il mondo. L’economia sta subendo forti contraccolpi, si dovrà fare i conti con fatturati dimezzati, flussi di cassa che non saranno più quelli di prima. I risparmi diventeranno ancora più importanti. E poi consideriamo l’impatto ambientale. Si viaggerà meno, magari, ma questo farà bene al clima e all’ambiente.