In quella che è una vera e propria “guerra” contro il nemico invisibile costituito dal coronavirus Sars-Cov-2, si pone sempre più forte il problema dei tamponi. Più tamponi si fanno ai casi sospetti e maggiori sono le possibilità di individuare anche i portatori asintomatici del virus. Isolandoli si evita la diffusione del contagio.
Lombardia, test ai medici con febbre
I tamponi però sono costosi e soprattutto complessi: mettono a rischio ancor di più la filiera di medici e sanitari. In Lombardia, la regione italiana di gran lunga più colpita dal virus, l’assessore al Welfare, Giulio Gallera, ha detto oggi 26 marzo, alla trasmissione Agorà su RaiTre, che “i tamponi a infermieri e medici li abbiamo previsti per chi ha più di 37,5 di febbre, ai medici di medicina generale facciamo i tamponi, e questo si intende anche agli operatori delle Rsa”, ha concluso.
Le categorie a cui fare i tamponi
I tamponi “vanno aumenti ed effettuati su categorie mirate che sono i sintomatici. Ma anche i casi sospetti e i contatti, oltre ovviamente agli operatori sanitari”. Questa è la linea del direttore vicario dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) Ranieri Guerra. “Estenderli a tutta la popolazione – sottolinea – è inappropriato e non è funzionale. Ciò che serve è identificare casi sospetti, persone a rischio e contatti, e su questa base fare i tamponi”. E “vanno dotati gli operatori sanitari di adeguate protezioni”.
Medici e infermieri morti
Il numero dei medici che non ce l’hanno fatta a causa dell’epidemia di Covid-19 sta crescendo. I deceduti erano 33 ma in tarda serata del 25 marzo è giunta notizia della scomparsa di altri tre camici bianchi, tutti di Bergamo. Aumenta anche il numero degli operatori sanitari contagiati. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, sono saliti a 6.205, vale a dire più del 9% dei casi totali in Italia.
Vittime anche tra i farmacisti
Deceduto anche un altro farmacista: è Paolo D’Ambrogi. Esercitava nella sua parafarmacia di Nettuno (Roma). Lo rende noto il presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi), Paolo Mandelli. “Continuiamo a prestare la nostra opera sul territorio e nelle strutture del SSN – afferma – anche se ancora non siamo stati dotati di protezioni adeguate, così come gli altri professionisti della salute impegnati a contrastare l’emergenza”.