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David Clementoni: «La scarpa è il mio must, il made in Italy il mio motto» [INTERVISTA ESCLUSIVA]

È passato del tempo da quando ho incontrato David Clementoni. Ricordo ancora la nostra prima intervista quasi quattro anni fa. Era un pomeriggio d’agosto a Villa Barucchello, a Porto San’Elpidio nelle Marche, allora sede della sua start up Italian Artisan. Ora David è cresciuto, 34 anni a breve, il 26 aprile, e con lui anche la sua realtà, la piattaforma del Made in Italy, in grado di connettere designers, brands e produttori. Il gruppo offre un aiuto concreto per i marchi internazionali, al fine di creare relazioni di successo, con gli interlocutori italiani, per sviluppare le collezioni. Un percorso ambizioso, che nasce nel 2015, proprio dall’idea del suo fondatore per dare acceso all’unicità, alla flessibilità produttiva e alla qualità italiana.

David, dopo aver conseguito il master in Business Administration a Madrid ed aver maturato un’esperienza lavorativa di tre anni nell’azienda di famiglia, la Clementoni S.p.A., la famosa società che crea giocattoli educativi per bambini fondata proprio da suo nonno Mario Clementoni nel 1963, decide di mettersi “in gioco”autonomamente in una sfida del tutto nuova ed avvincente.

Attualmente la sede di Italian Artisan è a Milano, capitale della moda italiana, che meglio rappresenta l’internazionalità e lo spirito giovane della società e del suo fondatore. Il gruppo è stato premiato nel 2017 come migliore fashion start up italiana. Nel 2018 il conseguimento è stato ricevuto come eccellenza europea sempre nella stessa categoria. Ironia, passione, dedizione, ambizione e positività: sono queste le caratteristiche di David Clementoni che, al grido di “Let’s Rock Made in Italy”, porta avanti l’eccellenza del Bel Paese nel mondo.

Intervista esclusiva VelvetMag a David Clementoni

Innanzitutto come sta vivendo questo periodo di reclusione forzata? Dove si trova in questo momento?

Sono a Milano, ormai vivo qui da qualche anno e ho anche spostato la sede operativa della mia Società da Porto Sant’Elpidio alla zona Lodi della città meneghina. Non mi sono sentito di lasciare Milano, anche se è stata una fra le città più colpite dall’epidemia del coronavirus, e di tornare a Recanati dove sono i miei cari. Ormai Milano mi ha accolto, qui ho la mia casa. In Italian Artisan non ci siamo fermati, in quanto riusciamo a lavorare in smart working con il team e grazie al digitale abbiamo preso parte ad iniziative pro bono. Personalmente ho accolto questo momento per meditare. Sto riflettendo su cosa migliorare per essere pronto al momento della ripartenza del nostro Paese. Non bisogna mollare mai, soprattutto in questi momenti di grande difficoltà. Credo che l’Italia stia dimostrando al mondo la sua capacità di essere resiliente.

Il Micam, la fiera della calzatura italiana

L’ultima edizione del Micam, il Salone Internazionale del settore calzaturiero a Milano, dello scorso febbraio, si è avvalsa di una forte sinergia con Italian Artisan. Che esperienza è stata?

Grazie al MICAM abbiamo lanciato Discover Made in Italy. Il progetto valorizza le imprese calzaturiere italiane e facilita il contatto con i brand internazionali, attraverso la piattaforma Italian Artisan. È stata un’avventura molto positiva, perché ci ha fatto comprendere il valore aggiunto che possiamo dare al sistema calzaturiero. Un’ennesima conferma che, in questi anni di duro lavoro, abbiamo creato il giusto ecosistema per ottimizzare i tempi di sviluppo di produzione dal brand al produttore e abbatterne i costi. Inoltre abbiamo potuto constatare i risultati del nostro programma di accelerazione per brand, dove accompagniamo studenti, designer emergenti o imprenditori, che provengono da altri settori, al fine di produrre le loro creazioni e lanciare il proprio brand in sei settimane.

È stato quindi un supporto importante e concreto per il settore della calzatura?

Assolutamente, è un fare sistema in maniera trasversale. La calzatura è l’accessorio simbolo dell’Italia grazie alla cura dei dettagli, alla tipologia di lavorazione, alla profonda tradizione. Ci sono brands che iniziano a produrre proprio dall’accessorio e poi finiscono ad occuparsi del resto dell’abbigliamento.

La forza del Made in Italy

La sua realtà, fin dalla nascita, ha la mission di sostegno del Made in Italy. In questo particolare momento è più che mai rilevante questo aspetto.

Italian Artisan ha per vocazione proprio quella di essere una piattaforma del Made in Italy. Il nostro fine è di creare sinergie importanti tra produttori, brands e designers. Il nostro ecosistema si basa su un processo di mediazione umana applicato alla tecnologia della piattaforma online. Aiutiamo i brands internazionali a creare relazioni di successo con i produttori italiani per sviluppare al meglio le loro collezioni. I marchi internazionali accrescono il loro premium business in maniera semplificata attraverso i nostri strumenti digitali. La nostra missione è quella di offrire accessibilità e sostenibilità alla tradizione manifatturiera italiana.

L’iter nel dettaglio?

L’ecosistema di Italian Artisan aiuta il committente in tutte le fasi: dall’idea, al concept, al lancio sul mercato fino al supporto operativo. Il percorso è diviso in tre fasi. La prima è la Piattaforma, che serve a gestire la produzione on line. Abbiamo oltre 1.800 brands iscritti nel nostro portale che hanno accesso ad uno strumento dove caricare i loro progetti e dove ricevere le proposte da autentici artigiani italiani. Si passa poi allo Scouting, che serve a far trovare un incontro perfetto tra la domanda e l’offerta. I nostri esperti aiutano i brands nella ricerca del migliore partner produttivo. Infine il Supporto Dedicato, in cui i nostri consulenti mediano la comunicazione e coordinano le attività del brand e produttore online tramite la piattaforma e/o direttamente nel distretto produttivo.

 


La situazione attuale del Made in Italy

Come vede la situazione del Made in Italy in questa drammatica congiuntura economica?

Superato questo momento di resilienza, credo che l’Italia sarà il Paese più pronto per la ripresa economica. Lavoriamo con piccole e medie imprese, che sono le più flessibili a ripartire e a mettersi in moto più velocemente rispetto alle grandi industrie. Siamo il Paese più pronto per una nuova rinascita, quello sicuramente più favorito. Da noi vige l’etica e la trasparenza, abbiamo una filiera sostenibile ineguagliabile al mondo. Questo momento particolare ha portato in luce i deficit che abbiamo, ma anche i valori sui quali dobbiamo lavorare. Una volta essere riusciti a passare una pandemia del genere saremo sicuramente più uniti.

Di quale nazionalità sono i brands che vi contattano?

Il 98% della richieste sono di brands stranieri. Riceviamo domande da marchi già avviati che vogliono spostare la produzione in Italia, anche da persone fisiche, influencers che vogliono creare la propria collezione. Il sistema è molto snello. Da un lato c’è il brand che carica la richiesta on line, dall’altra ci sono più di 300 produttori italiani pronti a proporsi per il progetto. Troviamo il miglior partner produttivo per i clienti e li aiutiamo on line e on site al fine di accompagnarli alla produzione. Ci sono start up che devono iniziare da zero, ma anche brands che fin’ora non hanno avuto un’esatta gestione. Studiamo per loro una strategia idonea e sostenibile grazie ad un metodo semplificato. Siamo una grande famiglia riusciamo a portare valore nel territorio.

I Premi ottenuti

Cinque anni fa è nato il progetto Italian Artisan: ha già però ricevuto dei riconoscimenti rilevanti.

Nel 2017 abbiamo vinto il Premio come migliore start up italiana del fashion. Nel 2018 per la medesima categoria nell’ambito europeo. Ma il miglior riconoscimento arriva dalle persone che aiutiamo a concretizzare il proprio sogno. Oggi il messaggio è che se vuoi crearti la tua collezione c’è un metodo di lavoro e c’è semplicità nel farlo. Se vuoi essere un imprenditore nell’ambito del fashion c’è chi ti aiuta. Diamo un input positivo su quale sia la strada giusta da seguire. Il nostro percorso mette insieme degli aspetti di benessere e di crescita personale oltre che economica.

A proposito di percorsi personali: lei da anni pratica la mindfulness. Le è servita anche per il suo lavoro attuale?

All’interno di Italian Artisan abbiamo dei percorsi di formazione. Non è una vera academy, ma è un programma di crescita personale. C’è anche l’aspetto di coaching che viene fatto proprio da me.  Si lavora su sé stessi, sui propri limiti. La persona cambia e ha giovamento da ciò. È sicuramente un nuovo modo di sentire e di percepire se stessi. Ho seguito ultimamente una persona che veniva dal mondo militare e voleva intraprendere una professione nel fashion. Grazie al nostro percorso ha stravolto la sua identità. Dopo meno di un anno ha lasciato il suo precedente lavoro per dedicarsi a tempo pieno al suo marchio. Il miglior modo per lanciare un brand è lavorare in primis su se stessi.

La moda per David Clementoni

La moda per lei cosa rappresenta?

È un’espressione personale, serve a mettere in luce ciò che si ha dentro di sé. Un conto è la moda ed un conto è la moda Made in Italy. Non a caso il mio motto è: “Let’s Rock Made in Italy!”. Ciò esprime l’heritage del saper fare italiano. È la responsabilità di essere ambasciatori della propria tradizione nel mondo.

Lo stilista americano Kenneth Cole afferma: “Le donne si innamorano sette volte in un anno, sei di queste sono per le scarpe”. Per lei invece com’è la questione?

La scarpa per me è un vero e proprio must. Fin da piccolo attendevo trepidante di ricevere le scarpe, che agognavo durante l’anno, sotto l’albero di Natale. Non vedevo l’ora di avere le Nike Air Jordan. Era grande l’attesa del regalo e anche la scelta che la precedeva. Giravo personalmente negozio per negozio con mia madre nelle Marche per vedere i modelli. Lei mi ripeteva spesso che per capire le persone bisognava guardarle negli occhi. Per me invece bastava vedere il modello di scarpe per comprendere la personalità di chi avevo di fronte.

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Elena Parmegiani

Moda & Style

Giornalista di moda e costume, organizzatrice di eventi e presentatrice. Consegue la Laurea Magistrale in Comunicazione Istituzionale e d’Impresa all’Università “La Sapienza” di Roma. Muove i primi passi lavorativi con gli eventi per il Ferrari Club Italia, associazione di possessori di vetture Ferrari. Da oltre quindici anni è il Direttore Eventi della Coffee House del prestigioso museo Palazzo Colonna a Roma; a cui di recente si è aggiunto quello di Direttore Eventi della Galleria del Cardinale Colonna. Ha organizzato e condotto molte sfilate di moda per i più importanti stilisti italiani. Come consulente è specializzata nella realizzazione sia di eventi aziendali, sia privati. Scrive di moda, bon ton (con una sua rubrica), arte e spettacolo. Esperta conoscitrice dei grandi nomi della moda italiana, delle nuove tendenze del Fashion e del Made in Italy. Cura anche la rubrica di Velvet dedicata al Wedding. 

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