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Kledi: «Spero che il governo aiuti la danza a risollevarsi dalla crisi» [INTERVISTA ESCLUSIVA]

“La prima cosa che ho fatto stamattina è stato telefonare alla mia migliore amica, ballerina albanese come me, Anbeta Toromani. Oggi, 2 aprile, è il suo compleanno e sono stato felice di chiamarla a Napoli, dove vive con il suo compagno, per farle gli auguri”.

Dall’altro lato del telefono la voce di Kledi Kadiu risuona squillante, calma e decisa. Sembra quasi di vederlo sorridere nella casa di Rimini dove vive da un paio d’anni insieme alla moglie Charlotte (istruttrice di yoga e di danza) e alla loro figlia di quattro anni Léa, mentre risponde alle domande in modo dolce, preciso e sempre appassionato.

Kledi: “Vivo il mio lockdown a casa a Rimini, insieme a Charlotte e alla piccola Léa”

Pur non conoscendolo, si capisce che questo quasi quarantaseienne (il sette aprile è il suo, di compleanno) ha un grande cuore e un’anima gentile, come la maggior parte delle persone che hanno vissuto la privazione dei diritti, la repressione, la dittatura. La sofferenza insomma. E da persona generosa e affettuosa, quale il suo tono e timbro di voce fanno trasparire, si è svegliato con la voglia di chiamare subito la sua amica per farle sentire il suo calore, nel giorno del suo compleanno.

Kledi e Anbeta, un’amicizia sincera che dura nel tempo

Sono lontani i giorni in cui, giovane ventisettenne, Kledi salì sul barcone Vlora che da Durazzo lo portò a Bari, insieme a ventimila connazionali, tutti in cerca di fortuna e di condizioni di vita migliori. È passato tantissimo tempo da quando un talentuoso ballerino cercò di affermarsi nel nostro paese, riuscendo passo dopo passo (con sacrifici, grande impegno e disciplina) a diventare uno stimato professionista, a vincere tanti riconoscimenti, a partecipare a famosi programmi televisivi (uno su tutti “Amici” di Maria De Filippi) e a celebri film (da “Passo a due” a “La cura del gorilla” fino a “La nave dolce”), a fondare molte scuole di danza. È passato tanto tempo, ma Kledi mantiene una umanità e una umiltà che colpiscono.

Lo disturbiamo per una chiacchierata in una giornata diventata “qualunque” in questo periodo di blocco totale, in cui ogni giorno sembra uguale agli altri, in cui ogni giorno si cerca di andare avanti e affrontare un periodo decisamente sfidante.

Velvet Mag intervista Kledi Kadiu

Come stai? Come vivi queste giornate di lockdown?

Io e la mia famiglia stiamo bene per fortuna. Da due anni vivo a Rimini insieme a mia moglie Charlotte e a mia figlia Léa, e devo dire che possiamo ritenerci assolutamente fortunati. Sono molte le persone che stanno vivendo un periodo drammatico, perché hanno problemi di salute o di altra natura in seguito a questa situazione, o magari hanno familiari malati o ricoverati. Credo che mai come in queste giornate possiamo usare la parola fortuna per definire la nostra situazione.

Come trascorri le tue giornate?

Léa occupa la maggior parte del nostro tempo, ed è una distrazione bellissima. È una bimba vivace, si sveglia presto la mattina, è subito attiva e noi cerchiamo di tenerla impegnata, di giocare con lei, anche se i limiti della casa sono a volte costrittivi.

Kledi: “Mi piace giocare e trascorrere il mio tempo con la piccola Léa”

Non è facile vivere queste giornate particolari per i bambini, e per noi adulti a volte non è semplice fargli capire il momento che stiamo vivendo. Con Léa ci inventiamo tante attività, disegniamo, creiamo: ha tanti giocattoli ma alla fine preferisce giocare con una sua scatola di cartone che per lei è una specie di casetta immaginaria: vi inserisce tutti i suoi giochi mentre guarda i cartoni animati. Ci piace anche raccontarle le favole, leggerle i libri, e Léa ama seguire la mamma mentre fa lezione di yoga nelle sue dirette su Instagram, ovviamente senza entrare nello spazio della lezione e diventare visibile al pubblico!

Kledi e Charlotte, un amore nato sul set di “Amici” di Maria De Filippi

I tuoi genitori sono ancora in Albania, mentre tua sorella vive in Germania. Che notizie ti arrivano da loro, ti rassicurano o ti spaventano?

In Albania la situazione non è grave come quella che stiamo vivendo noi qui. Loro hanno attuato il lockdown non appena sono iniziati i primi 2 contagi, circa tre settimane fa. In tutto il paese ci sono circa 150 persone contagiate, e 13 vittime: là hanno adottato da subito il sistema cui noi qui siamo arrivati step by step. È una grande verità il fatto che l’Italia abbia fatto da ponte, abbia dato l’esempio a tutti gli altri paesi che dopo di noi hanno usato gli stessi nostri sistemi. Dopo la Cina siamo stati i primi ad adottare questo modello di comportamento. Mia sorella vive a Monaco di Baviera, ha due maschietti: a differenza di noi che siamo bloccati in casa, loro non hanno regole altrettanto restrittive, possono uscire e stare nei dintorni di casa con i bambini.

In questi giorni sto sentendo anche i tanti amici e colleghi sparsi nel mondo: ad esempio, a New York ho una carissima amica, e anche lì da loro (dove i contagiati sono davvero tantissimi) è tutto chiuso, sono tutti barricati in casa. È una situazione davvero assurda, imprevedibile, mai accaduta prima: ne ho passate tante nella mia vita, ma anche quando sono fuggito dall’Albania è stata un’esperienza nulla in confronto a ciò che stiamo vivendo tutti in questo momento. È qualcosa di veramente angosciante.

Secondo te come usciremo da questa esperienza? Saremo più freddi, diffidenti e distanti rispetto al prossimo?

Non eravamo affatto preparati a vivere una situazione del genere. Non voglio essere pessimista, ma temo che le cose non torneranno come prima per un bel po’ di tempo, ci vorranno dei mesi probabilmente.

Kledi: “Ci vorrà del tempo prima che di tornare a starci vicino come facevamo”

Temo che per un po’ di tempo avremo paura di abbracciarci, di stringerci la mano, di starci vicino, e questo fatto mi tocca particolarmente: la danza è fatta soprattutto di questo, di contatto umano, del toccarsi, sollevarsi, muoversi insieme.

In questi ultimi giorni sto pubblicando sulle mie pagine social dei video di danza che risalgono a qualche tempo fa. Sono immagini in cui si vedono 50-60 persone insieme in una sala: tutto questo oggi appare come un miraggio, un sogno, è difficile immaginare questo tipo di riunioni nel prossimo futuro. La situazione è nuova per tutti, nessuno sa come andrà, ma ci vorrà del tempo prima di tornare a qualche forma di normalità.

Mi preme dire una cosa importante. Sono in contatto con centinaia di scuole di danza in tutta Italia, da nord a sud. C’è grande preoccupazione nel settore, perché essendo molte di queste istituzioni private (sono classificate come ASD, Associazione Sportiva Dilettantistica), non godono di alcun tipo di sostegno da parte dello Stato. Ebbene, se è vero che queste scuole non riapriranno i battenti prima di settembre, va da sé che perderanno sei mesi di rette da parte degli allievi (che non possono frequentare le lezioni) ma dovranno comunque pagare sei mesi di affetto per i locali.

In tanti saranno obbligati a chiudere definitivamente. Certo, mi rendo conto che questa situazione riguarda tanti settori commerciali e non solo, ma da danzatore vorrei dar voce a chi non l’ha mai avuta. La nostra disciplina non è rappresentata da sindacati o istituzioni, anche se siamo un esercito composto da più si un milione e mezzo di membri non abbiamo voce né tutela. Mi piacerebbe molto che il governo desse una mano in più.

Kledi: “Il governo dovrebbe supportare le scuole di danza in difficoltà”

Se potessi lanciare un appello, cosa vorresti dire a chi ci governa?

Vorrei che le istituzioni capissero la situazione, dessero un sostegno almeno parziale al nostro settore, destinassero dei fondi alla danza. Non teniamo conto solo di teatri lirici che sono già sostenuti dallo Stato; la vera forza la fanno le scuole private. Sarebbe utile anche fare un richiamo a tutti i proprietari delle strutture cui i direttori delle scuole di danza pagano l’affitto: sarebbe necessario dargli un po’ di tempo, permettergli di ritardare il pagamento delle pigioni, perché è questa la cosa che, altrimenti, li costringerà a chiudere.

Qualche giorno fa il premier albanese Edi Rama ha pronunciato un discorso davvero toccante, annunciando l’invio, in supporto all’Italia, di una trentina tra medici e infermieri.  Ha dichiarato: “Non siamo privi di memoria, non possiamo non dimostrare all’Italia che l’Albania e gli albanesi non abbandonano mai un proprio amico in difficoltà. Oggi siamo tutti italiani, e l’Italia deve vincere e vincerà questa guerra anche per noi, per l’Europa e il mondo intero”. Ti sei emozionato ascoltando queste parole?

Sì, mi sono emozionato molto e mi sono rivisto. Siamo abbastanza giovani per ricordarci quello che è accaduto quasi 30 anni fa. In tempi diversi l’Italia ha dato a me, e a tanti miei connazionali, un grandissimo aiuto: questo non deve essere contraccambiato per forza, ma è una questione di sentimento molto importante. Ci siamo sempre sentiti fratelli minori dell’Italia, siamo vicini e uniti da sempre. Ciò che ha detto e fatto il nostro premier è stato molto toccante, in un momento in cui l’Europa unita, invece, ha girato le spalle all’Italia. La solidarietà dimostrata dall’Albania nell’inviare medici e infermieri a supporto dell’Italia è stato un gesto spontaneo e sincero.

Kledi: “Felice che l’Albania oggi possa aiutare l’Italia, un gesto spontaneo e sincero”

Ormai vivi in Italia da circa 25 anni. Come sono cambiati gli italiani in questo ultimo quarto di secolo? Sono migliorati o peggiorati?

Negli ultimi anni in particolare ho notato che c’è più diffidenza. Certamente hanno influito su questo gli sbarchi in massa di profughi, l’apertura dei confini, la crisi economica. È naturale e giusto essere diffidenti, voler conoscere bene le persone e le cose, ma mi sembra di vedere che prima gli italiani erano più curiosi. È anche vero che non si può fare una generalizzazione, perché quotidianamente assistiamo a meravigliosi gesti di solidarietà, generosità e umanità da parte degli italiani, ma tanta gente mi sembra oggi molto innervosita.

Tua moglie Charlotte in questi giorni è attivissima sui social, grazie alle lezioni di yoga e fitness che quotidianamente regala a coloro che vogliono seguirle. Un bel gesto di generosità nei confronti di tutti noi che stiamo a casa e vogliamo rimanere in forma…

Innanzitutto devo dire che, vivendo io in giro per lavoro quattro giorni su sette, a lei non sembra vero che ora io sia a casa. E poi finalmente anche io ho provato a fare yoga, cosa che non avevi mai fatto prima! Stando a casa sempre mi sono tolto questa curiosità, e adesso faccio anche io lezioni private. Mi piace come attività, perché è molto rilassante: chi fa danza è naturalmente facilitato perché anche nello yoga c’è armonia dei movimenti, fluidità.

La bravura di Charlotte sta anche nell’accompagnare l’esercizio usando termini morbidi e dolci: ha la capacità di portarti quasi in un’altra dimensione, per un’ora ti fa dimenticare quello che stiamo vivendo, anche se siamo a casa e non in strada. Con le sue lezioni mette tranquillità, cosa che le persone che la seguono da casa e le scrivono, cercano e apprezzano.

Kledi: “Stando a casa ho finalmente iniziato a fare yoga con mia moglie Charlotte”

Tra qualche giorno è il tuo compleanno, il 7 aprile compi 46 anni. Sarà una giornata insolita, come prevedi di festeggiare?

Il 7 aprile è una giornata particolare, perché proprio quel giorno, nel 1939, l’Italia invase l’Albania. Per me è sempre stata una data in cui ho festeggiato poco, soprattutto durante gli anni del comunismo. Non si poteva far festa ai tempi, non era una data da celebrare.

Quest’anno non so cosa organizzerà Charlotte, sarà un compleanno po’ particolare, certamente, ma di sicuro in casa, in famiglia. Saremo collegati via social con i nostri genitori, i nostri parenti, amici e colleghi. Per fortuna la tecnologia ci fa sentire più vicini e uniti!

Martina Riva

Musica&Cinema

Da sempre appassionata di tutto ciò che riguarda il mondo dell’intrattenimento, mi sono laureata in Conservazione dei Beni Culturali con una tesi di laurea in Storia del Cinema sul film “Lolita” di Stanley Kubrick. Finita l’università, mi sono trasferita a Los Angeles, dove, tra le altre cose, ho ottenuto un certificate in giornalismo a UCLA; nella Città degli Angeli ho lavorato per varie TV tra cui KTLA, dove per tre anni mi sono occupata principalmente di cinema, coprendo le anteprime mondiali dei film e i principali eventi legati al mondo spettacolo (Golden Globes, Academy Awards, MTV Awards e altri). Nel 2005 sono approdata alla redazione spettacoli di SKY TG24 dove ho lavorato come redattrice, inviata ai Festival e conduttrice. Le mie passioni principali, oltre al cinema, sono i viaggi, il teatro, la televisione, l’enogastronomia e soprattutto la musica rock. Segni particolari? Un amore incondizionato per i Foo Fighters!

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