“Viva l’Italia e viva la danza. Ci riprenderemo, ne sono sicura!”. Si conclude così, con un sincero e spontaneo inno alla positività e alla speranza la chiacchierata telefonica con Anbeta Toromani, talentuosa e stimata ballerina albanese, che da circa diciott’anni ha trovato in Italia la sua nuova casa.

La sua voce è sinuosa, delicata ma decisa, proprio come la sua corporatura, all’apparenza fragile e minuta ma in realtà potente, determinata e sicura; conversare con lei è un piacere, perché attraverso i fili del telefono traspaiono tutta la sua umiltà, riservatezza e umanità, il suo rigore e la sua serietà.

Quarantun anni, originaria di Tirana, diventata famosa grazie alla partecipazione ad “Amici” nell’edizione 2002-2003 (quando il programma si chiamava ancora “Saranno famosi”), Anbeta vive oggi a Napoli, insieme al compagno Alessandro Macario, anche lui apprezzato ballerino.

Anbeta, una carriera di successo in Italia grazie all’aiuto dell’amico Kledi

E nel giorno del compleanno del suo carissimo amico Kledi Kadiu (46 anni il 7 aprile), gli rivolge un augurio sincero, che viene dal cuore. “Gli auguro innanzitutto di stare sempre in salute, visto che è la cosa che conta di più nella vita. E poi, come si dice dalle nostre parti, gli auguro di avere lunga vita! Tutto il resto può conquistarlo da solo, è un uomo tenace, caparbio, determinato, generoso, una persona per bene, e per me è un amico da vent’anni. È stato proprio lui a portarmi in Italia. Pensa, che proprio alcuni giorni fa mi ha mandato il video che mi fece quando venne a trovarmi in teatro in Albania”.

Anbeta: “Devo molto a Kledi, è grazie a lui che sono in Italia”

“È sempre stato un amante e un fruitore della tecnologia, gli piace fare i video a persone, eventi, situazioni, paesaggi. All’epoca (parliamo dei primi anni 2000) andava in giro con un piccola telecamera, non ci conoscevamo. Venne in teatro a Tirana, a un mio spettacolo; riprese una parte della mia esibizione e mostrò poi il video alla redazione del programma di Maria De Filippi. Gli dissero di invitarmi a fare le audizione, quindi tornò da me e mi disse ‘C’è una trasmissione in Italia che è interessata a te, perché non vieni a fare il provino?’. Questo accadde intorno a marzo del 2002, e fu così che poi arrivai in Italia a giugno o luglio.

Era la prima volta che arrivavi nel nostro paese?

Ci ero già stata in tournée con la scuola di danza presso cui studiavo, ma quella fu la mia prima esperienza in uno studio televisivo. Da lì è iniziata la mia vita in Italia, per me è stato un regalo enorme, e devo molto proprio a Kledi.

Anbeta e Kledi, un’amicizia nata grazie ad “Amici”

È bello sentire tanta stima reciproca e un’amicizia così profonda tra due professionisti del vostro livello…

Sì, la nostra amicizia è sincera, siamo due arieti nati nella stessa settimana, abbiamo caratteri tosti e capita che litighiamo, come tutti. Ma il nostro legame è vero, sincero e forte, lo è sempre stato. Kledi è un vero amico, e lo dimostra con i fatti, non solo con le parole. Pensa che, da sempre, è presente in teatro ogni volta che debutto con uno spettacolo: ogni volta che i suoi impegni glielo consentono, viene a vedermi alle prime, in qualsiasi città esse siano.

Con Kledi, oltre alla passione per la danza, condividete anche le origini visto che siete entrambi albanesi. Hai ancora parenti là? Come stanno? Che notizie ti arrivano da loro?

Tutta la mia famiglia è tuttora in Albania. Stanno bene, e vivono esattamente come noi; hanno preso a modello le strategie attuate in Italia da subito, e per fortuna il numero dei contagi e dei morti è molto più contenuto.

Che effetto ti fa l’idea di non avere la libertà di andare a trovarli in Albania?

Più che la privazione della libertà di andare a trovarli quando vorrei, mi preoccupa il fatto che, se dovesse succedere qualcosa, non potrei raggiungerli. Questo è un po’ quello che vivono tutti coloro che hanno la famiglia lontana, vivi sempre con la paura di ricevere una telefonata che annunci qualcosa di brutto. Per il resto, a dire la verità, il mio primo pensiero ora, è che tutto torni il più presto possibile alla normalità. Ho visto la mia famiglia a febbraio, e di norma ogni due o tre mesi vado a trovarli. Speriamo di poterci tornare presto…

Anbeta e Alessandro Macario, un amore sbocciato sui palcoscenici

In questo momento vivi a Napoli con il tuo compagno Alessandro. Come state trascorrendo questo periodo così strano?

Viviamo queste giornate un po’ come tutti, non si può far altro che restare a casa. Cerchiamo di rimanere attivi con l’allenamento, ogni mattina ci facciamo almeno due ore di pratica. Per il resto devo dire che in generale mi piace leggere, ma in questo momento non riesco a concentrarmi, non ho lo spirito giusto. Per quanto riguarda la televisione, né io né Alessandro siamo grandi fan delle serie, preferiamo vederci qualche bel film ogni tanto. E devo dire che seguiamo anche pochi notiziari al giorno, spesso sono avvilenti: in questo momento dobbiamo unirci e stare insieme, non c’è spazio né per gli egoismi né per la politica, per chi è primo o chi è ultimo, c’è spazio solo per l’unione, il buonsenso, l’essere persone civilmente elevate.

Anbeta Toromani, da Tirana all’Italia per amore della danza

Che effetto ti fa vedere Napoli vuota, priva di persone, desolata e malinconica?

È una sensazione stranissima. Napoli ha risposto molto bene a tutta questa situazione, sono tutti molto rispettosi delle regole e assai disciplinati. La città sembra sospesa: proprio oggi lo abbiamo osservato io e Alessandro, che usciamo soltanto per andare a fare la spesa. Ci siamo detti proprio questo, è come se la città fosse sospesa, congelata, in stand by. Si ha la percezione che sia tutto in pausa, e io spero solo che non ci sia una forte botta prima della ripresa, un po’ come i vuoti d’aria come quando sei in aereo. Di sicuro racconteremo a chi verrà dopo di noi.

Sulla homepage del tuo sito personale figura un aforisma molto interessante di Oscar Wilde che dice “Nessun grande artista vede mai le cose come sono veramente. Se lo facesse smetterebbe di essere un artista”. Cosa significa questo per te?

Credo che artisti in generale abbiano una rotella in meno delle persone normali! Bisogna essere un po’ pazzi per fare quel tipo di vita, senza questa forma di pazzia non si può esercitare alcuna arte. Non è una vita tutta rose e fiori quella degli artisti, e soprattutto quella dei ballerini.

Anbeta: “Per essere artisti è necessario essere un po’ matti”

E tu questo spirito un po’ folle degli artisti lo hai sempre avuto? È qualcosa con cui si nasce o si sviluppa nel tempo?

Secondo me un po’ ci si nasce, si deve avere un certo tipo di carattere per fare questo tipo di vita, anche se è vero che frequentando il mondo della danza si diventa poi così. Per me la danza, ma anche lo sport o lo studio di uno strumento, sono discipline complesse, richiedono tanto tempo, devozione, dedizione, impegno e disciplina quotidiane. Questa determinazione non è da tutti, non tutti nascono con quel tipo di mentalità e carattere: un po’ la si può sviluppare, anche perché di solito la danza si inizia a fare da bambini, poi si cresce in quel modo e non se ne può più fare a meno. Ma nella situazione assurda che stiamo vivendo, ad esempio, chi non è disciplinato secondo me fa fatica a stare sempre in casa, chi non ha una passione vera e propria soffre più degli altri.

Viva l’Italia, viva la danza. E viva Anbeta!