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Coronavirus, estate 2020 al mare? Sì, con la mascherina…

Per ritornare, lentamente, alla normalità gli italiani dovranno aspettare settimane. Si comincia a parlare di lunedì 4 maggio come prima data utile per una progressiva ripartenza delle attività. Di certo occorrerà – anche “dopo” – osservare misure di sicurezza come la distanza di minimo un metro dagli altri. E abituarsi, fino forse non farci più caso, a portare la mascherina sul viso ogni volta che si uscirà di casa.

Un’estate mai vista

In un contesto come questo la prossima estate come la passeremo? Si potrà andare in vacanza? Sì, probabilmente, ma non come se niente fosse. “L’effetto della mascherina sull’abbronzatura ve lo potete immaginare…” ha detto stamani 7 aprile alla trasmissione Agorà sui RaiTre l’epidemiologo Pierluigi Lopalco. Un modo per dire che quasi certamente ci sarà imposto l’uso della mascherina anche, e soprattutto, in luoghi affollati quali gli stabilimenti balneari di tutta Italia.

“Abituarsi, per buona educazione”

Sull’uso della mascherina, Lopalco ha spiegato che “se non saremo in grado di tenere una distanza di sicurezza, la mascherina da oggi in poi, inutile fare polemiche su obbligatorietà o meno, sarà semplicemente un gesto di buona educazione. Come negli anni ’20 era buona educazione non sputare per terra per evitare la tubercolosi”.

Mascherina: una necessità

“In generale, quando ci si avvicina ad una persona bisogna indossare la mascherina a meno che non sia un convivente – ha proseguito il docente dell’Università di Pisa -. La mascherina dobbiamo imparare ad utilizzarla. Se mi trovo in una strada che può essere affollata, la mascherina va portata. Se io non posso rispettare la distanza di sicurezza, devo indossare la mascherina. Se poi sono in un ambiente confinato, ancora di più. In questo caso un mio vicino di scrivania anche se a più di un metro potrebbe respirare mie droplets (goccioline, ndr.) perché ci troviamo in una stanza chiusa”.

La medicina del futuro

“La medicina del territorio deve rafforzarsi – ha concluso Lopalco -, soprattutto deve imparare a gestire un’epidemia. Una cosa che non si impara da un giorno all’altro”. “Il tema della medicina del territorio è questo: bisogna individuare molto precocemente il caso sospetto, mettere in sicurezza tutti i contatti quindi non farli uscire di casa; il caso sospetto deve essere indirizzato all’ospedale appena la situazione inizia ad aggravarsi”, spiega.

Pierluigi Lopalco, docente di epidemiologia all’Università di Pisa

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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