A quasi un mese dal lockdown dell’Italia per il coronavirus emerge una nuova verità sul contagio da Sars-CoV-2. Non sarebbe sempre vero che bastano due settimane di assenza di sintomi – come febbre, tosse, crisi respiratorie – per verificare che non si è contratto il virus, o che esso si è esaurito.
Le parole del professor Galli
“Esiste un numero sempre più ampio di casi in cui di settimane ne occorrono di più”. Lo ha sostenuto autorevolmente il professor Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano e ormai volto noto delle trasmissioni televisive dedicate al Covid-19. Nel corso della puntata di Sono le Venti di Peter Gomez in onda sul Nove il 6 aprile, Galli ha fatto importanti affermazioni. Proprio in risposta alla domanda se sia accertato, come da indicazioni dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), che dopo 15 giorni dagli ultimi sintomi, l’infezione da Covid-19 sia esaurita.
“Servono diverse settimane”
“Evidentemente non è così – ha detto Massimo Galli – e non è così in una quantità di casi, ahimè, che stanno emergendo un po’ ovunque. Mi sembra di poter dire che sono tutt’altro che infrequenti i casi in cui la dismissione del virus a livello dei secreti respiratori va avanti per settimane. Cosa dunque occorre fare?
Monitorare i pazienti anche dopo
“È evidente che queste persone continueranno ad essere potenzialmente portatori di contagio fino al giorno in cui finalmente il virus si sarà stancato di replicare. Quindi dovranno essere sottoposti a ulteriori accertamenti finché questa cosa li renderà liberi sia dalla presenza del virus che dalla necessità di rimanere tappati in casa in quarantena”.
Quanto dura l’immunità?
E sulla durata dell’immunità dopo aver avuto il virus, Galli ha precisato: “Sarà soltanto il tempo a dirlo, anche se francamente, ragionando per analogia con altre malattie, non dispererei sul fatto che l’infezione da coronavirus ti dia un’immunità piuttosto stabile nel tempo. Tenderei a dire che dovremmo avere una discreta immunità post infezione”.