David Sermoneta: «Servono linee di credito a tasso zero» [INTERVISTA ESCLUSIVA]
VelvetMag ha intervistato David Sermoneta, imprenditore romano, già presidente di Confcommercio Centro di Roma, dell’Associazione Piazza di Spagna/Trinità dei Monti e di Federazione Moda Italia Roma. Sermoneta vanta un’esperienza quarantennale nel settore della moda, grazie al suo rinomato negozio di abbigliamento: Alexander Piazza di Spagna, situato nella celebre piazza capitolina. Con il Presidente affrontiamo la drammaticità della situazione degli esercenti romani, la questione della ZTL nel centro storico, la liberalizzazione delle vendite, il sistema degli acquisti tramite l’e–commerce, ma anche lo stato degli eventi moda nella capitale. Un’intervista in cui il Presidente Sermoneta non si risparmia e affronta con profonda coscienza, competenza e lungimiranza temi di interesse pubblico e di forte attualità.
Intervista esclusiva VelvetMag a David Sermoneta
Presidente, la situazione è grave. Abbiamo i negozi chiusi da diverse settimane a causa del coronavirus. Com’è la situazione in particolare a Roma centro storico?
Ormai la differenza tra Roma centro e Roma periferia non esiste più. Siamo tutti sulla stessa barca. A parte il settore del lusso, gestito da potenti multinazionali con incredibili risorse finanziarie, il settore commerciale è in crisi già da tempo. Il coronavirus è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e chi ci governa sembra avere scarsa conoscenza delle più elementari dinamiche aziendali. È di vitale importanza affiancare al credito d’imposta e la cassa integrazione in deroga, un robusto intervento di liquidità con linee di credito, garantite dallo Stato, a tasso zero. I debiti vanno onorati oggi e non si può aspettare il credito d’imposta del 31 maggio, sempre che ci siano tasse e contributi da pagare….
Chi deve usufruirne?
Tutti gli operatori commerciali e gli artigiani, non solo coloro che operano in immobili accatastati C1.
Il problema dell’usura
Uno scenario drammatico.
Assolutamente sì! Oltre a coloro che non avranno la forza di riaprire, ci saranno coloro che in crisi di liquidità e per disperazione si rivolgeranno agli usurai. Lo stato attuale delle cose sta determinando le condizioni ideali per la malavita organizzata e molte aziende passeranno di mano per i succitati problemi di usura. Chi ci governa sembra non conoscere determinate dinamiche. Mancano le competenze. Senza credito si ferma tutto. Draghi avrebbe dovuto fare scuola in tal senso.
Le richieste al Governo
Cosa pensate di chiedere al Governo?
A livello governativo Carlo Sangalli, Presidente di Confcommercio, è tutti i giorni in prima linea per rappresentare le esigenze di tutti gli operatori rappresentati dalla Confederazione. A livello locale chiediamo interventi amministrativi: la liberalizzazione delle vendite promozionali e la sospensione della ZTL diurna.
La ZTL del centro storico
Lei si è sempre battuto per togliere la ZTL dal centro storico romano. A che punto siamo?
Vorrei precisare che non sono contro le ZTL a priori. Contesto la ZTL fine a se stessa e perché non è stata prevista una mobilità alternativa. A Roma la mobilità è disastrosa e l’azienda che cura i trasporti è tecnicamente fallita. Non si può pensare che l’utenza si sposti solo in bicicletta o con i disastrati mezzi pubblici capitolini.
Il centro di Roma non è fatto solo di multinazionali, ma è composto soprattutto da piccole botteghe e dagli artigiani. L’estensione della ZTL fino alle 19,00 limita drammaticamente il flusso dei clienti. Questi provvedimenti amministrativi stanno pericolosamente alterando l’identità del centro storico. Le scelte ecologiste di limitazione del transito automobilistico in centro, di ecologico in realtà hanno ben poco. Si è visto infatti che in questi giorni il livello delle polveri sottili non è sceso nonostante l’immobilità. Spero che in futuro ideologie autoreferenziali non abbiamo più la possibilità di fare danni ed agli ecologisti de noantri accomuno anche i no-vax!
Ora però la ZTL è disattiva per facilitare gli ingressi in centro.
Noi ci siamo battuti affinché avvenisse ciò! Ci stiamo battendo affinché rimanga disattivata per tutto il 2020 per favorire i consumi interni, dato che i primi utenti stranieri si pensa torneranno non prima del 2021.
Le vendite tramite e-commerce
Molti negozi, per sopperire ai danni dovuti alla chiusura, si stanno organizzando tramite l’e-commerce. Per il suo negozio Alexander com’è la situazione?
La nostra attività mal si sposa con l’e-commerce. Nel nostro negozio si elaborano look su misura per ogni singolo cliente. La tipologia dei nostri prodotti necessitano di essere toccati, odorati, provati, abbinati e valorizzati con il giusto accessorio. Tutto ciò varia da cliente a cliente, perché ognuno ha la propria conformazione fisica, la propria personalità e la propria vita sociale e lavorativa. Tutte variabili che debbono essere considerate con la massima professionalità. Questo è uno dei motivi per il quale siamo in Piazza di Spagna da oltre 54 anni.
Quindi è decisamente contrario alle vendite tramite i canali on line?
Dico solo che certi prodotti possono essere venduti su Internet e altri no.
Sicuramente tramite web andiamo a perdere l’experience della vendita ed il fattore emozionale che ne deriva.
È esattamente questo il punto. C’è chi ama le esperienze virtuali e quelli che amano le esperienze dirette. E poi ci sono coloro che fanno le esperienze dirette, usufruendo in modo improprio delle professionalità degli operatori commerciali, per poi ricercare il best price sul web.
La crisi economica dovuta alla pandemia
Le vendite però hanno avuto una forte inflessione. Ci sono addirittura hotel chiusi in centro. Molti esercizi commerciali sono ricorsi alla cassa integrazione. Cosa le hanno detto gli associati?
Leggevo ieri che i gruppi Chanel ed Hermès non si avvarranno di nessun aiuto economico perché preferiscono lasciare tali risorse a coloro che ne hanno bisogno. Altri brand di lusso hanno avuto decisamente un approccio meno etico. Il sentimento che vedo prevalere tra gli associati è quello dell’abbandono, e la disperazione aumenta giorno per giorno. L’incertezza per il futuro poi è totale. Soprattutto non si sa quando ed in che modo potremo ricominciare a lavorare. Anche la rabbia è tanta quando ripensiamo al fatto che lo stato di emergenza è stato dichiarato il 31 gennaio, ma l’obbligo di chiusura totale è giunto solo il 12 marzo. In situazione di emergenza un capitano deve poter e saper riportare la nave in porto e non agire in base a logiche politiche autoreferenziali.
Gli eventi moda della Capitale
Riguardo al discorso moda lei più volte ha giustamente auspicato che a Roma tornino i brand di Haute Couture a sfilare. Pensa di fare qualcosa, passata l’emergenza?
Si deve fare qualcosa. AltaRoma utilizza capitali pubblici per lo scouting di giovani talenti che poi vengono contrattualizzati dalle più importanti griffe del lusso, che non hanno la loro sede a Roma. Penso che un’adeguata contropartita possa essere quella di ritornare a sfilare a Roma così come avveniva nel passato e “Donna Sotto le Stelle” ne è ancora uno splendido ricordo. Ogni investimento deve avere un ritorno, altrimenti diventa finanziamento a fondo perduto a cui soprattutto le multinazionali del lusso non credo abbiano diritto.
La liberalizzazione delle vendite promozionali
Tornando al centro storico, i romani riescono marginalmente a viverlo. State pensando a delle formule per il dopo epidemia per incentivare lo shopping in centro?
Dovremo prima contare le macerie che questo dramma ci lascerà. Penseremo poi a chiedere delle liberalizzazioni delle vendite promozionali per stimolare nuovamente il mercato interno. Fino al 2021 non avremo un turista. Siamo il Paese che è entrato per primo nell’epidemia, ne usciremo per primi, ma l’estero ne verrà fuori molto dopo. Ognuno di noi deve tornare ad investire nel sistema Italia, un paese che tutti c’invidiano e che in molti stanno cercando di comprare a saldo. Basta con il finto snobismo radical chic alla ricerca di mete e prodotti esotici. Il meglio lo abbiamo noi e sotto ogni profilo. Cominciamo a fare del sano sovranismo e ad apprezzare la realtà italiana così come gli sciovinisti francesi fanno con il loro paese.
Per concludere, anche il settore degli eventi soffre: cosa pensa di questa drammaticità?
Gli eventi devono servire a promuovere il commercio. In questo momento va valorizzata l’eccellenza italiana. Il problema ci sarà alla riapertura degli esercizi commerciali, che dovrà essere fatta con ingressi contingentati nei negozi. Gli assembramenti ad oggi purtroppo sono vietati. Siamo tutti anelli della stessa catena, quando cede un anello purtroppo la catena si spezza.
Elena Parmegiani