L’estate 2020 ce la ricorderemo. Non sarà come le altre, a causa del coronavirus. Non sarà come le altre anche perché sì, magari al mare ci andremo, ma contingentati, spiaggia per spiaggia, in stabilimenti balneari dotati di gabbie di plexigas a delimitare gruppi limitati di ombrelloni e sdraio.
Quest’ultima è soltanto un’ipotesi, al momento. Ma la si fa in queste ore nel tentativo di immaginare cosa accadrà con il graduale ritorno, dal mese di maggio, alla cosiddetta “normalità”. Anche in riva al mare o nei luoghi di villeggiatura in montagna e sulle colline. Per la prima volta un via libera alle vacanze, tanto atteso dal settore del turismo (che vale 3,5 milioni di occupati) è arrivato dal governo il 13 aprile.
“Andremo al mare questa estate. Lavoriamo per far sì che possa essere così“, ha assicurato la sottosegretaria al ministero dei Beni culturali e del Turismo, Lorenza Bonaccorsi. “Ci stiamo lavorando – ha aggiunto – dal punto di vista degli atti amministrativi necessari per gli stabilimenti. Immaginiamo una serie di normative prese con il Comitato scientifico, che contemplano l’ipotesi di un distanziamento”.
Ombrelloni e lettini, dunque, a distanza dal contagio, ma in spiaggia si potrà andare. Privilegiando, secondo il governo, che pensa alla “fase 3” per il rilancio di viaggi e vacanze, il turismo di prossimità. Ossia i borghi rispetto alle grandi città e alle aree più affollate. Nel segno della sicurezza.
La scelta della vacanza in Italia dovrebbe portare una boccata d’ossigeno anche al turismo organizzato (che vale 20 miliardi). A oggi non si possono fare previsioni. Ma quel che è certo è che la richiesta di sicurezza sarà garantita. “Tutte le strutture – sottolinea Stefano Dall’Ara, vicepresidente di Fto-Confcommercio – garantiranno le misure di sicurezza che saranno previste a luglio e agosto”.