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Coronavirus, Portogallo primo della classe nella lotta al Covid-19

Contro il coronavirus il fattore tempo e la rapidità d’azione. Sono le due caratteristiche che oggi, a metà aprile, fanno del Portogallo il Paese modello in Europa. Al quale guardare con un pizzico d’invidia ma anche con ammirazione.

I casi in Portogallo, Italia e Spagna

Mentre è in corso il dibattito sui media per capire se davvero, e in che misura, Lisbona costituisca un’eccezione, basti sottolineare come, a oggi, nel Paese vi siano circa 600 vittime e 18mila contagiati. in Italia abbiamo oltre 22mila vittime e quasi 170mila contagiati. In Spagna i morti sono oltre 19mila e i contagiati 182mila.

Ospedali e posti letto

Il sistema sanitario portoghese è tra i peggiori del Vecchio continente. Come sottolinea ilPost.it, possiede il numero di posti letto in terapia intensiva più basso in rapporto agli abitanti dell’intera Unione Europea (4,2 letti ogni 100mila cittadini). Eppure in Portogallo non si è verificata quella catastrofe che molti si aspettavano. Così adesso in mezza Europa si parla del piccolo Paese iberico come di un lodevole paradosso.

Misure sì, ma subito…

Come ha fatto Lisbona a sbalordire tutti? Il governo, guidato da 5 anni dal primo ministro António Costa (nella foto in alto), a sua volta sostenuto da una maggioranza parlamentare di sinistra, ha emanato importanti restrizioni ai movimenti delle persone. Questo lo ha fatto anche l’Italia, si potrebbe ribattere. Sì, ma il Portogallo ha cominciato a “chiudere” il Paese subito.

Contenuta la diffusione del virus

Quando, cioè, i casi di coronavirus erano pochissimi. Arrivati a contare appena 245 contagiati, i dirigenti portoghesi hanno preso decisioni drastiche. L’Italia e la Spagna hanno aspettato a farlo quando di casi di Covid-19 ne avevano dieci volte di più: sui 2-3000. In questo modo Lisbona ha ridotto in maniera più efficace la diffusione del virus a tutta la popolazione.

Lo studio di altre esperienze

Rapidità, dunque. Ma non basta. Rispetto all’Italia e alla Spagna ad aiutare il Portogallo c’è stato anche un fattore tempo per osservare e studiare le terribili degli altri. “Siamo circa tre settimane indietro rispetto all’Italia e dieci giorni dietro alla Spagna”, ha spiegato a Euronews Filipe Froes, consigliere della direzione generale sanitaria del paese. “Questo ci ha garantito alcuni giorni preziosi per prepararci“. Ma anche un intervallo di tempo molto utile per osservare l’efficacia delle misure prese altrove. E trarne le conseguenze con oculatezza.

Una veduta di Porto, città del Portogallo (foto Twitter @BarryJohnLaven1)

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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