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#Pandemicdreams: i sogni (e gli incubi) che facciamo in quarantena

La paura del coronavirus fa fare strani sogni. O almeno così sembra, considerato che sui social, e su Twitter in particolare, è frequentato, e non poco l’hashtag #pandemicdreams. Un modo per condividere i ricordi notturni, spesso veri e propri incubi, e così smorzarne gli effetti.

Uno studio in Francia, secondo quanto riporta Il Mattino, ha scoperto che la pandemia di coronavirus ha causato un aumento del 35% dei sogni. Con persone che hanno segnalato il 15% in più di quelli negativi rispetto al solito. Un altro studio in Italia – uno dei paesi più colpiti da Covid-19 – ha scoperto che molti stanno vivendo incubi e paranoie in linea con i sintomi del disturbo post traumatico da stress.

Nel Regno Unito il professor Russell Foster ha affermato che la maggior parte degli inglesi sta vivendo un picco in sogni vividi. Molti di noi, ha detto al Sunday Times “fanno sogni con immagini della crisi attuale”. Il motivo? “Perché stiamo dormendo più a lungo e più profondamente, stiamo facendo sogni più vividi e ricordandoli meglio”.Un nuovo studio condotto da specialisti del sonno online, Bed Sos, che ha intervistato 2.000 persone, ha rivelato i loro 10 sogni più comuni. Eccoli:

Fare sesso (48%)
Essere inseguiti (37%)
Denti che cadono o si sbriciolano (26%)
Essere al lavoro (25%)
Essere in ritardo (23%)
Volare (22%)
Incontrare una celebrità (21%)
Essere tradito (20%)
Demoni o mostri – incubi (18%). Inoltre un uomo su 25 ha anche affermato di aver sognato di essere incinto.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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